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L’alba del pensiero, puntata 59. Benedetto Croce, il visionario italiano

Scritto da Alba Fecchio il 18.11.2011

Alba del pensiero - rubrica settimanale di filosofia e naturaQuesta settimana dobbiamo fare un balzo indietro di pochi anni.

Abbiamo visto le reazioni dei filosofi al Nazismo tedesco: diverse, disgregate e spesse volte dipendenti dal proprio background e dalle proprie origini. Hediegger, Arendt, Jaspers rappresentano ognuno, in modo singolare, una reazione diversa, una percezione individuale di ciò che stava accadendo storicamente.

E in Italia?

In Italia troviamo in epoca fascista due pensatori che possiamo considerare in qualche modo contrapposti: uno è Benedetto Croce e l’altro sarà Giovanni Gentile.

Oggi soffermeremo la nostra attenzione su Croce, lasciando Gentile alla settimana prossima.
La vita di Giovanni Croce è caratterizzata in giovanissima età da una tragedia: entrambi i genitori vengono coinvolti in un terremoto a Casamiccola ( Ischia) dove perdono la vita.
Il piccolo Benedetto ha la fortuna di venire accolto da un suo parente il quale, mettendo da parte i dissapori con la famiglia Croce, decide di occuparsi della sua crescita e della sua educazione.

Benedetto entra quindi in contatto con l’ambiente intellettuale romano, si iscrive a giurisprudenza anche se si ritrova molto attratto dalle lezioni di filosofia di Labriola, professore che approfondiva tematiche legate al marxismo.

La prima opera di Croce è infatti, non a caso caratterizzata da questa influenza, dedicata a Marx. Essa però preannuncia già il nucleo centrale del pensiero maturo di Croce: la comprensione della storia come realtà dello spirito. Croce riconosce a Marx il merito di aver compreso come il processo economico si un punto cardine per la comprensione dell’evoluzione della società e gli avvenimenti umani. Al contempo, però, Croce nega che questa chiave di lettura debba assolutizzarsi. E’ necessario tenere ben distinto il momento economico da quello etico e così pure questi due (considerati come sfera pratica) dalla sfera teoretica. Chiariremo tra poco questa suddivisione.

Per chiarirla è infatti necessario aggiungere un altro particolare: Croce oltre ad essere quasi ossessionato dal pensiero di Marx, riprende in mano la vecchia dialettica hegeliana modificandola profondamente, però.

Da Hegel, Croce riprende l’idea che la realtà sia spirito e lo spirito non sia altro che il divenire della storia. Va aggiunto poi che questo divenire è dialettico, procede cioè secondo categorie fisse e ricorrenti. Quello che non convince Croce della dialettica hegeliana è la sua contrapposizione netta di opposti ( Tesi- Antitesi). Ciò è inadeguato a spiegare la storia. Croce preferisce pensare non ad opposizioni quanto invece a distinzioni. Per Croce si parla infatti di dialettica delle distinzioni.

La prima grande distinzione da fare è quella tra spirito teoretico e spirito pratico.

All’interno poi di queste due macro-sfere va distinta l’estetica- il momento del bello-, la Logica-il vero-, l’economia- l’utile- e la morale- il buono.

La vita dello spirito circola all’interno di questi quattro momenti, procedendo dalla sfera pratica a quella teoretica e, entro ogni sfera, dal momento individuale ( l’economia per lo spirito pratico e l’estetica per quello teoretico) a quello universale (l’etica e la logica).

La dialettica dei distinti consente a Croce l’elaborazione di un’estetica che riconosce all’Arte un ruolo autonomo, quasi di madrina di ogni altra disciplina. Ricordiamo che per Hegel non era affatto così: essa doveva essere sottomessa alla religione e alla filosofia.
Essendo ogni categoria qualcosa di autonomo, l’arte non ha nulla più a che spartire con il vero, il bene o l’utile. L’arte non ha il compito di persuadere, di trasmettere significati profondi ma solo quello di essere contemplazione e al contempo intuizione.

Come intuizione essa è sempre rivolta all’individuale, solo però in vista di contemplarlo. L’arte non si rivolge alla realtà ma alla possibilità, vale a dire che la sua visione è un perenne fantasticare. Questo non significa che ogni fantasticare è un’opera artistica in quanto l’arte nasce da un sentimento che poi si traduce in immagine, vale a dire diviene espressione.

L’arte non è quindi solo un contenuto o una forma, ma è la fusione inscindibile di questi due fusi insieme. In tal senso non può sussistere una storia dell’arte. L’opera d’arte è unica, assoluta, imparagonabile e fuori dal tempo.

La filosofia crociana fu di enorme influenza in ambito italiano. Croce era apertamente contrario al fascismo, ma godeva di una posizione privilegiata essendo un intellettuale di caratura internazionale. il Regime non potè fare nulla per zittirlo. Si sarebbe esposto troppo alle critiche nazionali e internazionali. Mussolini preferì optare per una politica della minimizzazione: l’opinione pubblica doveva considerare Croce come un intellettuale visionario e folle, ma non pericoloso per l’ordine del paese. Così fu.

Il film che vi consiglio questa settimana è This must be the place, di P. Sorrentino.

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