In Abruzzo una proposta del PDL prevede il restringimento dei confini del Parco regionale Sirente Velino, in un’area che dovrebbe rilanciare lo sviluppo nel territorio aquilano colpito dal terremoto
Il consigliere Luca Ricciuti, ha infatti presentato una proposta di legge, ancora in via di definizione, che prevede di riperimetrare il Parco escludendo una parte del territorio del paese di Rocca di Cambio e il corrispondente versante del Monte Rotondo. I Piani di Pezza che in prima battuta dovevano essere esclusi anch’essi dal Parco, in realtà rimarranno all’interno dei confini, così ha dichiarato Ricciuti a Gaianews.it.
Ricciuti ha detto che questa legge è necessaria in quanto il Parco Sirente Velino, dal 1992, non ha approvato un Piano di assetto naturalistico e questo limita lo sviluppo dei paesi che si trovano nel territorio del Parco: i residenti vorrebbero invece, con più facilità e meno vincoli, praticare le attività tradizionali del territorio, come l’allevamento.
“Se il Parco non si dà un Piano è una grande bufala”, così ha affermato Ricciuti, e questa legge può essere intesa come una provocazione nei confronti di questa inerzia.
La riperimetrazione del Parco, secondo Ricciuti, consentirà ai residenti di avere meno vincoli su piccoli interventi, come ad esempio, i lavori di ristrutturazioni nelle stalle. Per l’allevamento, invece, uscire dal Parco potrebbe significare non dover richiedere certificazioni, autorizzazioni e subire controlli da parte del Corpo Forestale dello Stato. “La gente non ne può più di un Parco che rappresenta solo dei vincoli” ha concluso Ricciuti.
Inoltre, con l’uscita dal Parco, sarà consentita solo ai residenti l’attività venatoria, al momento completamente vietata.
Contrario alla variazione dei confini è il direttore del Parco Oremo Di Nino: “Una riperimetrazione è stata appena definita il 7 dicembre scorso con un ampliamento” ha affermato, “e questa operazione sarebbe completamente in controtendenza”. Contrario all’operazione anche il sindaco di Rocca di Mezzo Emilio Nusca, firmatario e capofila del protocollo Letta, un progetto di sviluppo all’interno del Parco di cui Gaianews.it si è occupata lo scorso maggio. Secondo Nusca lo sviluppo è possibile anche senza uscire dal Parco e rispettando l’ambiente.
Il consigliere di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, riservandosi di vedere il testo con la proposta definitiva, si chiede perchè, invece di riperimetrare il Parco per consentire uno sviluppo a breve termine basato su lottizzazioni, non si punti piuttosto a cercare di capire come far funzionare meglio il Parco, in modo da consentire uno sviluppo a lungo termine e sostenibile.
Nel comune di Rocca di Cambio è in attesa di essere approvata una variante al Piano Regolatore Generale che prevede lottizzazioni, costruzioni di zone commerciali ed alberghi. Tutta la zona dell’Altopiano delle Rocche, compresa l’area presa in considerazione dalla proposta di legge è inserita nel piano dell’Area omogenea della neve, individuata per rilanciare lo sviluppo dopo il terremoto, e che prevede anch’essa interventi già definiti dalle associazioni ambientaliste come altamente impattanti.
Se le zone interessate venissero eliminate dal Parco gli amministratori locali troverebbero certamente maggiore facilità ad ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per la realizzazione degli interventi previsti.
Ma cosa ne sa il politico Ricciuti del territorio, di quali vincoli si parla, la zootecnia è praticamente quasi scomparsa a causa del prezzo del latte non più remunerativo mentre almeno a Rocca Di Mezzo (sede del parco) a dispetto dei vincoli il taglio abusivo delle piante del bosco e la commercializzazione in nero della legna da ardere sono di dominio pubblico, tanto è vero che sia
le forze dell’ordine(carabinieri, forestale, guardiaparco, polizia provinciale e municipale) quanto gli enti locali non hanno mai contrastato certe consuetudini perchè questo significherebbe perdere troppi consensi.
“Se il Parco non si dà un Piano è una grande bufala”, così ha affermato Ricciuti, e questa legge può essere intesa come una provocazione nei confronti di questa inerzia.”
E di chi e’ la colpa se il Parco non ha un piano se non dei politici abruzzesi (colleghi di Ricciuti…)??
La riperimetrazione e’ solo lo strumento per poter lottizzare selvaggiamente e favorire qualche costruttore ….magari le lottizzazioni potessero portare lavoro sviluppo e benessere….se cosi fosse l’intera Penisola sarebbe a tasso zero di disoccupazione ed un ‘isola felice in Europa con tutte le devastazioni e le cementificazioni che abbiamo prodotto dal dopoguerra ad oggi…:):):)
Penso che il ricorso a questi espedienti dipenda solo dalla incapacità di gestione del parco e dallo scarso interesse generale all’ambiente.
La chiave del problema credo che sia nella variante al piano regolatore. Gli sviluppi sono sempre possibili basta curare i modi prestando più attenzione a tanti particolari, come impatto ambientale,progettazione, materiali, architetture ecc.
La scelta che stanno facendo è quella tipica di sempre delle zone depresse. Lo sviluppo selvaggio e sciagurato che comporta inevitabilmente la distruzione del patrimonio ambientale pezzo dopo pezzo inesorabilmente. Rossano Soldati Lucoli Aq
“La riperimetrazione del Parco, secondo Ricciuti, consentirà ai residenti di avere meno vincoli su piccoli interventi, come ad esempio, i lavori di ristrutturazioni nelle stalle. Per l’allevamento, invece, uscire dal Parco potrebbe significare non dover richiedere certificazioni, autorizzazioni e subire controlli da parte del Corpo Forestale dello Stato…
Inoltre, con l’uscita dal Parco, sarà consentita solo ai residenti l’attività venatoria, al momento completamente vietata.”
E questo sarebbe il rilancio dello svuluppo? Mah…
Fossero i confini il problema…