L’Abruzzo torna di nuovo al centro della discussione nazionale sui parchi. La proposta del consigliere PDL Luca Ricciuti di riduzione dell’area di un parco regionale, il Sirente-Velino, ha messo in agitazione le associazioni ambientaliste WWF, LIPU, ALTURA, LEGAMBIENTE e ha portato il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, a chiedere un incontro con l’Assessore alla pianificazione, tutela e valorizzazione del territorio e Protezione civile, Gianfranco Giuliante.
Il progetto, di cui abbiamo già parlato, deriva da un vecchia proposta partita dal paese di Rocca di Cambio, oggi all’interno del Parco Regionale Sirente Velino che chiede di uscirne. Secondo il progetto anche Rocca di Mezzo dovrebbe uscire dal Parco. Ma il sindaco Emilio Nusca si dice contrario. Sul territorio di Rocca di Mezzo insistono i Piani Pezza, luogo di particolare importanza a livello naturalistico in quanto corridoio ecologico per la fauna con presenza di specie floristiche uniche in Abruzzo e nell’Appennino. Il consigliere Ricciuti ha dichiarato a Gaianews.it, come aveva fatto già a gennaio, che la richiesta di Rocca di Mezzo sarà accolta e i Piani di Pezza resteranno nel parco.
Invece il sindaco di Rocca di Cambio, Gennarino Di Stefano, ha dichiarato a Gaianews.it che le motivazioni di uscita dal Parco sono evidenti: sarà possibile sbloccare le lottizzazioni che sono in progetto nel paese e che serviranno ad accogliere quella domanda turistica che resta inevasa a causa di carenze nelle strutture d’accoglienza. “A Rocca di Cambio il problema più grande è che la gente va via perchè non c’è lavoro”, ha spiegato. In questo modo il sindaco, creando strutture e infrastrutture per l’accoglienza turistica pensa di poter risolvere il problema.
Le motivazioni presentate invece dal consigliere Ricciuti nella relazione, oltre a quelle elencate da Di Stefano, riguardano la caccia: con l’uscita dal Parco sarà possibile cacciare con norme meno rigide. Questo accontenterà le richieste dei cacciatori.
Lo stesso Ricciuti, parzialmente in contraddizione con quanto scritto nella sua proposta, si dice contrario alle lottizzazioni: secondo il consigliere “Ci sono moltissimi alloggi vuoti e non è costruendo case che si risolveranno i problemi di sviluppo in Abruzzo. Tanto più che il paese di Rocca di Cambio insiste su una Zona di Protezione Speciale vincolata da leggi europee e quindi le lottizzazioni, secondo Ricciuti, non saranno in ogni caso realizzabili”.
Augusto De Sanctis, WWF, sostiene invece che concedere l’uscita dal Parco di questo paese aprirà le porte a cementificazioni e lottizzazioni di ogni genere.
Il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, ha chiesto che i provvedimenti, che in realtà per ciò che riguarda la riperimetrazione del Sirente Velino, ad oggi sono solo delle proposte in fase di scrittura (domani saranno sentite ancora le associazioni ambientaliste), siano sospesi. Ricorda inoltre che “a 90 anni dalla fondazione del Parco Nazionale d’Abruzzo, evento che ha permesso al nostro Paese di collocarsi tra le nazioni più avanzate nel campo della salvaguardia e della gestione ambientale, la Regione Abruzzo è di fatto la Regione dei Parchi: ha sancito persino nello Statuto la sua vocazione in tema di aree protette (art.9 : «L’Abruzzo, Regione verde d’Europa, tutela e valorizza il proprio sistema di parchi e riserve»); i due progetti di legge appaiono quindi in netto contrasto con la politica di conservazione della Regione.”
Il terremoto dell’Aquila fa da retroscena a questa vicenda: il cosiddetto Protocollo d’Intesa Letta, che vorrebbe rilanciare lo sviluppo nel cratere aquilano attraverso gli sport invernali sembra essere il motore di simili inziative, anche se sia Ricciuti che Di Stefano hanno dichiarato che questa proposta è slegata dal protocollo. Sta di fatto che sull’area di Rocca di Cambio, nel progetto pubblicato in collaborazione con la prof.ssa Lucina Caravaggi dell’Università La Sapienza di Roma, è prevista la costruzione di un Resort delle Acque.
La tragicità della situazione emerge quando si mettono a confronto queste proposte con l’immagine della città ancora completamente da ricostruire e di quegli aquilani che ancora resistono dislocati negli alloggi alla periferia della città. Quale rilancio? Per chi? E soprattutto come?
Lo sci è uno sport invernale in crisi, molte sono state le inchieste su questo argomento e, soprattutto, sulle Alpi le strutture sotto i 2000 metri si stanno trasformando in modo da poter accogliere inverni con sempre meno neve.
I problemi per questa regione saranno forse altri, come ha dichiarato il prof. Guido Visconti del Cetemps al Tempo il 9 dicembre scorso, quando la neve tardava ad arrivare. «Temperature del genere – asserisce lo studioso – non sono nuove al nostro territorio nè a quello della nostra penisola.(…) Anche se le previsioni a lungo termine non sono mai affidabili completamente, e lo dimostrano le temperature di questo periodo che non erano state calcolate, possiamo dire che più andremo avanti, più questi periodi detti atipici, saranno più frequenti e più duraturi nel tempo». «Quello di cui ci si dovrebbe preoccupare – continua il professore – sono le riserve d’acqua che senza le abbondanti nevicate non riusciranno a rigenerarsi e garantire acqua nei mesi estivi. Mi preoccuperei più di questo aspetto – conclude il professore – che dei turisti che non possono andare a sciare».
Mentre il patrimonio ambientale dell’Abruzzo viene minacciato, continua a latitare una discussione seria e argomentata su quale modello di sviluppo sia opportuno lanciare nella regione verde d’Europa.