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Cala la natalità dell’orso bruno marsicano nel 2011

Scritto da Federica di Leonardo il 22.02.2012

Foto Carlo Romano Per gentile concessione www.carloromanoart.com

Sono stati recentemente pubblicati sul sito del progetto LIFE ARCTOS i risultati della conta delle femmine coi piccoli di orso bruno marsicano.   Il nucleo principale della popolazione di questa sottospecie di orso vive solo nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM) e all’ultima stima, nel 2008,  constava di 40 individui. Per questo è considerata a grave rischio di estinzione.

Durante la conta sono state avvistate una femmina con tre piccoli nati quest’anno, una femmina con un piccolo dell’anno scorso e una femmina con tre piccoli sempre dell’anno scorso. Quest’ultima però è l’orsa investita mortalmente il 3 maggio scorso sulla statale che collega Pescasseroli a Gioia dei Marsi.

La conta si effettua dal 2006; il numero di nuclei familiari è il più basso registrato da allora. Questo risultato è probabilmente da attribuire all’altissima mortalità di femmine degli ultimi cinque anni (1 femmina all’anno).

La conta si è svolta a maggio e a settembre 2011 in corrispondenza del periodo di massima maturazione del ramno, pianta di cui l’orso si nutre nel periodo tardo estivo e autunnale.

L’operazione era inserita all’interno del monitoraggio della popolazione di orso e mette in estrema evidenza l’urgente necessità di eliminare le cause di morte degli orsi.

Il risultato

Il dato emerso è il più basso dal 2006. Il dottor Paolo Ciucci dell’Università “La Sapienza” di Roma, autore della relazione, ha così commentato: “Dal 2006 al 2009 avevamo stimato da 3 a 7 femmine ogni anno, con una produzione annuale fino a 10 piccoli dell’anno, una produttività di tutto rispetto considerate le esigue dimensioni della popolazione. Quello del 2011 è quindi il minimo storico da quanto stiamo conteggiando in maniera standardizzata le femmine riproduttive, e il risultato si commenta da solo se si pensa che questa è l’unica popolazione esistente di orso marsicano. Una situazione annunciata perché, mentre nel 2008 avevamo stimato circa 10-12 femmine in età riproduttiva nell’intera popolazione (ricordiamo che nell’orso bruno ciascuna femmina adulta si riproduce ad intervalli di 3-4 anni circa), purtroppo negli ultimi 5 anni sono morte almeno 5 femmine in età riproduttiva, tra eventi accidentali e illegali. Sebbene sia impresa ardua, l’unica vera, prioritaria chiave di svolta è quindi prevenire con ogni mezzo questa mortalità, chiaramente eccessiva per le dimensioni ridottissime di questa popolazione.”

Le esperienze dei volontari

L’operazione ha messo in campo un notevole dispiegamento di forze. La conta è stata coordinata dal Dipartimento di Biologia e Biotecnologie della Università di Roma “La Sapienza”. Alla conta hanno partecipato anche il personale del PNALM e del CFS (CTA del PNALM e UTB di Castel di Sangro), volontari provenienti da altri enti e volontari anche alla loro prima esperienza di avvistamenti. In tutto sono state coinvolte ben 135 persone.

Tutti coloro che hanno partecipato hanno seguito un incontro in cui è stato loro spiegato come effettuare gli avvistamenti, inoltre è stato distribuito un opuscolo con le idicazioni che potessero rendere omogenei i criteri di riconoscimento visivo. Spiega infatti il dottor Luciano Sammarone, responsabile per il CFS che “Le osservazioni sono un’attività per “addetti ai lavori” che presenta dei margini di incertezza tali da richiedere occhi quanto più possibili esperti ed attenti. E’ un’occasione per conoscere la specie e le richieste sono sempre molto maggiori delle disponibilità.

“Il territorio – spiega Sammarone – viene suddiviso in aree geografiche, di solito area Nord e area Sud del PNALM – al cui interno sono individuati i siti in cui svolgere le osservazioni e le postazioni in cui dislocare gli osservatori. Tutte le osservazioni, serali e mattutine, vengono svolte in contemporanea, in un arco temporale compreso tra le 17,00 (ora di avvio in postazione) e le 20,00/20,30 (cioé buio) alla sera mentre al mattino tra le 06,00 e le 08,00”. Altre osservazioni, chiamate “mirate” sono state svolte laddove un avvistamento necessitava di conferma o se esistevano probabilità di ulteriori o nuovi avvistamenti.

Una postazione di avvistamento Foto: Stefano Orlandini

Un volontario non esperto osservatore, ma amante dell’orso, Stefano Orlandini, racconta:”I posti che mi avevano assegnati erano magici.Siamo stati destinati a due postazioni. Una in zona esterna Parco ed un’altra in pieno Parco. Abbiamo passato una notte in rifugio per poter effettuare l’osservazione all’alba del secondo giorno.”

Paolo Forconi, del Centro Faunistico Chiros, impegnato anch’egli come volontario nelle osservazioni ha raccontato:”Nella prima sessione abbiamo dormito in tenda dopo circa mezz’ora di cammino dalla macchina, in mezzo al bosco.Ogni pomeriggio e alba salivamo alla postazione di osservazione in circa 1-2 ore di cammino. Nella prima sessione abbiamo sempre visto un orso da molto lontano, nella seconda sessione abbiamo visto due orsi da vicino solo l’ultimo giorno, all’alba. In quest’ultimo caso c’eravamo svegliati alle 3 di mattina, e dopo un’ora di macchina siamo saliti con due ore a piedi alla postazione. Siamo arrivati all’alba e poco dopo abbiamo avvistato un orso, dopo un po’anche l’altro. Entrambi mangiavano i frutti del ramno e li abbiamo osservati per quasi tre ore. C’era una luce fantastica”.

Il monitoraggio della popolazione

Come ha spiegato Paolo Ciucci, l’Università si occupa essenzialmente di due azioni all’interno del progetto LIFE tra cui la più rilevante è il monitoraggio della popolazione di orso nel suo areale centrale di presenza (PNALM e Zona di Protezione Esterna).

“Non si tratta di un semplice censimento: semplice non lo è affatto e tecnicamente non si tratta di un vero e proprio ‘censimento’; attraverso ‘stime’ della popolazione le più accurate possibili, sia ad inizio (2011) che a fine progetto (2014), intendiamo valutare l’efficacia reale delle azioni messe in campo da Arctos sulla popolazione di orso; è un approccio innovativo anche a livello dei progetti LIFE, ed era ora che si iniziasse a fare. In conservazione sono i risultati che contano, e se questi non coincidono con quanto atteso, vuole dire che vanno integralmente riviste azioni e progetti nonché le strategie e politiche di conservazione in essere.

Foto: Franco Cera

“Le operazioni di conta delle femmine non sono banali come possono sembrare a prima vista, e si avvalgono di una serie di criteri interpretativi spazio-temporali piuttosto complessi ed atti a minimizzare il rischio di contare due o più volte la stessa unità famigliare, insomma a restituire risultati affidabili. Inoltre, in base al trattamento statistico della frequenza di osservazione delle singole unità famigliari conteggiate si riesce a produrre una stima finale che può includere eventuali unità familiari presenti nella popolazione ma che non sono state conteggiate: è un’eventualità che deve essere sempre contemplata nella stima delle popolazioni di fauna selvatica, i cui individui, siano essi fagiani, lepri, orsi o camosci non si fanno certo contare uno per uno come le pecore che rientrano all’ovile.Protocolli e relazioni tecniche di Arctos sono pubbliche e disponibili a chiunque le richieda.

Il Progetto LIFE ARCTOS e il PATOM

La conta delle femmine coi cuccioli è un’azione del progetto LIFE ARCTOS. Questo progetto nasce anche per dare vita ad azioni previste dal PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano) che ha funzione di coordinamento fra diversi soggetti, ma non prevede finanziamenti.

Foto: Franco Cera

“Nel LIFE sono state inserite una serie di azioni che derivano direttamente dal PATOM” ha spiegato la dott.ssa Cinzia Sulli, responsabile scientifica del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) e autrice della relazione. “In questo modo si cercherà di realizzare in parte ciò che è previsto dal Piano utilizzando risorse economiche comunitarie. Ovviamente il LIFE non contiene tutte le azioni previste dal PATOM, ma solo alcune: la scelta è caduta su quelle azioni che più rispondevano ai criteri di un LIFE e che dunque potevano essere considerate come spese ammissibili in questo genere di progetti. Nel LIFE è prevista una azione per la Valutazione, abbondanza e distribuzione della popolazione di orso nell’area appenninica ad inizio e fine progetto. Nell’ambito di tale azione è prevista appunto la conta delle unità familiari.

“Questa attività,” continua Cinzia Sulli, “ci dà utili indicazioni sulla produttività della popolazione ovvero sul numero di cuccioli nati ogni anno, su quelli che sopravvivono da un anno all’altro, sulla sopravvivenza degli individui adulti (attraverso l’avvistamento di anno in anno degli individui marcati, radiocollarati o individuabili per particolari caratteristiche fisiche). In questo modo possiamo inoltre fornire una misura del potenziale riproduttivo della popolazione, dato questo di particolare rilevanza per stimare realisticamente le probabilità che la popolazione ha di persistere a lungo termine”.

 

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  • Monica Ventura scrive:

    Caro Simone Gatto,

    biologi, ecologi e naturalisti laureati e professionisti sono generalmente sottopagati. Spesso e volentieri le azioni di monitoraggio sono svolte da volontari e studenti, anch’essi ovviamente non retribuiti.

    Senza studiare non è possibile sapere, lei come fa a sapere che l’orso
    marsicano è moribondo e chiaramente sull’orlo dell’estinzione?

  • orlando della fonte scrive:

    Mi paiono le solite iniziative campate in aria e credo sia ora di finirla con queste conteggi inutili . l’orso è al limite dell’estinzione perciò vanno prese almeno 2 coppie ed inseminate le f. se non sono in grado di farlo chiamino gli americani loro risolvono il problema o meglio ancora i cinesi ma se si continua ad affidare a gente inutile il conto degli orsi tra 2 anni non ci sarà più speranza. studiosi anomali e senza fantasia

  • Carlo Iacovella scrive:

    Non bisogna perdere altro tempo, ci vogliono azioni concrete come quelle di ricoltivare i terreni abbandonati (granoturco, frutteti gia produttivi, ecc…)per far rimanere l’orso dentro i confini del Parco.

  • Simone Gatto scrive:

    Finché verranno finanziati e rifinanziati progetti fittizi utili solo ad arricchire i mondi accademici e scagnozzi che girano attorno a questi, per inutili o quasi inutili studi, di questa sottospecie chiaramente sull’orlo dell’estinzione l’orso marsicano non potrà fare altro che estinguersi! l’orso marsicano forse è già sul punto di non ritorno! basta studiarlo! c’è poco da studiare, non servono prove scientifiche per capire che l’orso marsicano è un “moribondo”! iniziate a fare delle azioni concrete!