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Italiani: i più poveri e meno istruiti a rischio patologie

Gli Italiani più poveri e meno istruiti hanno un più alto rischio di sviluppare diverse patologie

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 07.07.2014

La crisi economica ha colpito la salute degli Italiani. Come più volte documentato da varie ricerche gli Italiani sono costretti a risparmiare su cure, medicinali e visite a causa delle ristrettezze economiche. Una ricerca presentata al XII Congresso nazionale della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec) e condotta dai ricercatori del CNR, ha dimostrato come sono le classi meno abbienti e meno istruite ad avere un più alto rischio di sviluppare diverse patologie.

Soldi

Lo studio ‘Impatto della crisi economica sulla prevenzione cardiovascolare’ scritto grazie alla collaborazione del Consiglio nazionale delle ricerche e della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare ha studiato l’incremento di alcune patologie in due periodi di riferimento e cioè tra  il 1998 e il 2002 e il 2008 e il 2012. I ricercatori hanno studiato l’incidenza di diabete, obesità e colesterolemia tra le persone meno abbienti: il confronto fra i due periodi ha dimostrato che l’incidenza delle malattie è stata più grande nel secondo periodo.

Dalla ricerca emerge anche che reddito e grado di istruzione sono in relazione con le condizioni di salute così come già dimostrato da dati ISTAT.

“Tra le persone con minor scolarizzazione a soffrire di diabete nel primo periodo era il 16,3% degli uomini e l’11,6% delle donne, che nel periodo di crisi passano rispettivamente a 17,7% e 13,2%. L’obesità colpiva tra 1998 e 2002 il 21% degli uomini e il 28 delle donne, che nel secondo periodo sono diventati rispettivamente il 29,1 e il 35,5%. L’ipercolesterolemia è cresciuta dal 21,3% dei maschi e 28 delle femmine, rispettivamente al 40 e al 45,6%”, sottolinea il ricercatore dell’In-Cnr. “Solo nell’abitudine al fumo di sigaretta si registra un calo: negli uomini si passa dal 32,6% al 25,2% e nelle donne dal 19,4% al 18%”.

Con la popolazione a più alta scolarizzazione la  situazione è più variegata. “La percentuale dei maschi affetti da diabete si riduce dal 9,9% all’8,6% e delle donne dal 4 al 3,7%; l’obesità è invece in crescita sia tra gli uomini, dal 13,4 al 21,8%, che tra le donne dall’11,7 al 17,2%; l’ipercolesterolemia è in calo tra i primi (dal 43,7 il 31,7%) ma in aumento tra le le seconde (dal 22,1% al 32,4%). In calo anche l’abitudine al fumo, che passa negli uomini dal 29,3% al 20,6% e nelle donne dal 26,7% al 21,3%, quest’ultimo è anche l’unico dato in controtendenza nel confronto con le meno scolarizzate, dove fuma il 18%”, aggiunge Maria Grazia Modena.

“Gli stili di vita meno salutari, quali scarso esercizio fisico e un’alimentazione poco sana, spesso appaiono legati a minore reddito e scolarità”, continua Modena. “I dati relativi al 2013 indicano che, tra i più informati a livello nutrizionale, il 35,3% segue la Dieta mediterranea e l’obesità colpisce il 25%, contro il 31% di seguaci di questo tipo di alimentazione e il 41,5% di obesi riscontrati tra i meno informati”, conferma Crepaldi. “La Dieta mediterranea aiuta a prevenire malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di tumore, permette una maggiore disponibilità e utilizzo di micronutrienti e antiossidanti e si dimostra utile al mantenimento di un buono stato di salute”.

Le condizioni economiche hanno effetto anche su latri aspetti della salute: infatti i  consumatori di quantità elevate di alcol sono il 4,5% della popolazione più abbiente e il 5,2% di chi ha difficoltà economiche; l’attività fisica nel tempo libero è praticata rispettivamente fra il 28,3% e il 25,9%. Le persone più abbienti consumano in percentuale più grande  5 porzioni di frutta e verdura.

 

 

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