Solo un mese fa la NASA aveva annunciato con trepidazione che la sonda Voyager 1, dopo 35 anni di viaggio, aveva raggiunto i confini del Sistema Solare, la cosiddetta eliopausa, dove le particelle di vento solare non sono più rilevabili. Ma un nuovo studio comparso su Nature il 6 settembre 2012 sembra smentire la NASA, affermando che il Voyager 1 è ancora molto lontano dall’eliopausa.
Sembrava che il primo oggetto di fabbricazione umana avesse raggiunto i confini del Sistema solare, ma il nuovo studio, basandosi sui dati raccolti dallo stesso Voyager, hanno smentito l’ipotesi e con questo forniscono nuovo materiale agli studiosi per comprendere cos’è davvero l’eliopausa e per ricalibrare tutte le ipotesi sull’estensione del sistema solare, che avrebbe quindi zone a noi ancora sconosciute.
La sonda Voyager 1 è partita dalla Terra il 5 settembre 1977 per esplorare i pianeti esterni del nostro sistema solare. La sua fotocamera ci ha infatti regalato alcune delle immagini più belle dei pianeti esterni Giove e Saturno. L’ultimo oggetto osservato da vicino dal Voyager 1 fu Titano, la luna gigante di Saturno che possiede una atmosfera densa e potrebbe contenere acqua allo stato liquido.
Dopo quest’ultimo approccio, il Voyager 1 ha lasciato per sempre il piano del sistema solare e si è allontanato per sempre dal Sole. Dopo 32 anni da quella deviazione, dovuta alla forte spinta gravitazionale di Saturno – ma prevista dai ricercatori e intesa come prezzo da pagare per l’incontro ravvicinato con Titano – la sonda continua ad inviare segnali sporadici grazie alle sue batterie al plutonio, e ci informa dell’intensità delle particelle di vento solare che percepisce a miliardi di chilometri dalla Terra.
Un modo per pensare i confini del sistema solare è infatti quello di misurarlo in termini di vento solare, il flusso di particelle energetiche che arrivano dal sole. L’area dominata dal vento solare è nota come eliosfera.
La regione dove il vento solare rallenta e dove invece inizia ad essere percepita la radiazione interstellare è conosciuta come elioguaina (in inglese heliosheath). Ma questo confine non è mai stato misurato dagli strumenti umani, e solo le sonde Voyager sono riuscite ad arrivare ad una distanza così elevata per poterci fornire elementi per comprendere meglio il fenomeno dell’eliopausa, ossia proprio l’interruzione dell’effetto del Sole nel vuoto dello spazio interstellare.
Precedenti ricerche pubblicate appena un mese fa avevano suggerito che le sonde Voyager erano entrate in una sorta di zona chiamata “di transizione”, dove il flusso del vento solare si era apparentemente calmato. Gli scienziati pensavano che ormai il Voyager 1 avesse superato i confini dell’elioguaina. Ma l’autore principale dell’attuale studio, Robert Decker, un fisico che lavora presso la Johns Hopkins University, ha smentito questa interpretazione.
Secondo Decker infatti si è trattato solo di una pausa dovuta all’inversione della direzione delle particelle di vento solare a far registrare una caduta nelle letture del Voyager, e non il superamento dell’eliopausa.
Decker però rimane vago su quanto ancora debba viaggiare il Voyager per entrare nello spazio interstellare. Tuttavia avanza un’ipotesi, in base ai cambiamenti che sono stati osservati nei dati che il Voyager 1 ha inviato durante lo scorso anno, ossia che attraverserà dell’eliopausa entro un anno.
Ogni sonda Voyager ha con sé un disco d’oro (uno dei metalli più stabili che si conosca) su cui è incisa una raccolta di immagini e suoni della Terra, nel caso in cui il veicolo spaziale venga scoperto da esseri intelligenti nello spazio interstellare.
Le registrazioni comprendono 117 immagini della Terra, degli animali e degli esseri umani, così come i saluti in 54 lingue, con una varietà di suoni naturali e artificiali come le tempeste, i vulcani, lanci di razzi, aerei e animali. La collezione è stata scelta da un comitato presieduto dal famoso astronomo e divulgatore Carl Sagan, autore fra gli altri del romanzo di fantascienza Contact, che fu l’ispirazione dell’omonimo film di successo con Jodie Foster.