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Curiosity: primi risultati dalla ChemCam

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 25.08.2012
Prima roccia scelta per il laser di Curiosity - Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS/LANL

Prima roccia scelta per il laser di Curiosity – Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS/LANL

Mentre Curiosity inizia il suo viaggio verso Glenelg lasciando le prime impronte su Marte, arrivano i primi risultati del laser utilizzato per la prima volta sulla roccia N165. Questi primi test servono a rodare e tarare lo strumento che funziona come uno spettrometro. Analizzando lo spettro della materia di cui il pianeta è composto gli scienziati possono dedurre la composizione e anche indizi sulla storia della materia, deducendone quindi elementi sulla possibilità che Marte abbia ospitato un tempo la vita.

“Lo spettro che abbiamo ricevuto da Curiosity è  chiaro quanto uno spettro che avessimo rilevato sulla Terra”, ha detto lo scienziato Roger Wiens, Principal Investigator del Team ChemCam.

La ChemCam funziona in questo modo. Il laser invia un’energia pari ad un milione di lampadine su un’area grande come una capocchia di spillo. Così viene vaporizzata  una piccola quantità dell’obiettivo che si trova fino a  sette metri di distanza. Il flash risultante dall’operazione viene registrato da un telescopio che invia  la luce in fibra ottica ad uno spettrometro che si trova all’interno del rover. Qui i colori vengono registrati e inviati alla Terra dove gli scienziati possono interpretarli, infatti ogni elemento della tavola periodica ha un suo spettro. Attraverso queste analisi non solo gli scienziati possono conoscere la composizione della materia di cui Marte è costituito, ma anche la sua storia, se ha interagito con l’acqua e se ci sono segnali di vita.

Lo strumento è stato testato sulla Terra in una camera che simulava le condizioni di Marte e nei prossimi giorni verrà testato ancora sui diversi paesaggi del pianeta rosso.

La prima roccia colpita dalla ChemCam, N165, sembra avere una composizione basaltica “La cosa più interessante, tuttavia, era se la roccia fosse coperta di polvere  o se avesse qualche altro tipo di rivestimento superficiale”, ha detto. “La ChemCam ha visto picchi di idrogeno e magnesio durante i primi colpi che non sono apparsi successivamente . Ciò potrebbe significare che la superficie della roccia era rivestita con polvere o altro materiale.”

Il prossimo obiettivo degli scienziati, dopo il successo dello strumento su N165 è un gruppo di rocce in una zona denominata Goulbourn. Queste rocce si trovano un po’ più lontane dal rover e quindi testeranno ulteriorimente le capacità della CheCam. Curiosity, secondo i progetti degli scienziati della missione, dovrebbe fare nei due anni di attività previsti, 14.000 osservazioni.

Secondo Wiens, nella missione tutto sta funzionanando alla perfezione e gli scienziati possono ritenersi più che soddisfatti.
Presto Curiosity comincerà a fare movimenti più ampi per testare gli altri strumenti. L’obiettivo è esplorare il Mount Sharp, che potrebbe contenere strati di roccia sedimentaria ricchi di elementi che potrebbero narrarci la storia del pianeta.

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