Stanotte (ancora domenica negli Stati Uniti) il rover della NASA Curiosity ha inaugurato il suo laser su una roccia nelle vicinanze del sito di atterraggio. Il significato scientifico di questo esperimento, fanno sapere i ricercatori, è piccolo, ma è servito a testare il rivelatore montato sul braccio del rover che avrà il compito di capire se il cratere Gale ha un tempo ospitato la vita microbica.
Rispondere ad una simile domanda non è semplice, e infatti Curiosity dispone di una serie di strumenti che dovranno analizzare la composizione delle rocce marziane per capire se un tempo erano presenti acqua e composti che vengono prodotti solo da organismi viventi.
Il laser in particolare serve a scaldare la roccia fino a farla diventare un plasma ionizzato che emette per un istante dei fotoni, catturati dalla telecamera che accompagna il laser. Ebbene, stanotte Curiosity ha acceso il suo laser per la prima volta, puntandolo su una roccia grande quanto il pugno di una mano chiamata dai ricercatori “Coronation” (o N165).
Il laser ha anche inviato le prime 10 foto scattate dalla camera sulla Terra. “La ricezione con successo di queste foto ci permette di iniziare seriamente gli sforzi per analizzare le prime immagini delle rocce di Marte catturate dallo strumento ChemCam dopo essere state bersagliate dal laser”, ha dichiarato lo scienziato planetario Roger Wiens del Los Alamos National Laboratory, il Principal Investigator del team di ChemCam.
La roccia N-165 è una tipica roccia di Marte, grande circa sette centimetri e che si trova a circa 10 metri di distanza dal rover. E’ stata colpita da 14 millijoule di energia per 30 volte in 10 secondi.
Il laser dello strumento ChemCam è in grado di concentrare brevemente l’energia di un milione di lampadine su un’area delle dimensioni di una capocchia di spillo. Questa enorme energia è in grado di vaporizzare una piccola quantità di roccia ad una distanza fino a sette metri.
Il sistema ChemCam è uno dei 10 strumenti montati sul rover MSL (il nome ufficiale di Curiosity), il laboratorio a sei ruote che vagerà su oltre 12 chilometri di superficie del Pianeta Rosso nel corso del prossimo anno marziano (quasi due anni terrestri, per la precisione 98 settimane).
“E’ sorprendente che i dati sono se possibile migliori di quanto abbiamo sperimentato sulla Terra, in termini di rapporto segnale-rumore”, ha detto Sylvestre Maurice dell’Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie (IRAP) di Tolosa, Francia . “Lo spettro di emissione è così ricco che possiamo aspettarci grandi cose dai prossimi esperimenti in due anni di attività del rover”.
La tecnica utilizzata da ChemCam, chiamata spettroscopia indotta da laser a ripartizione, è stata utilizzata per determinare la composizione della roccia. Si usa solitamente in altri ambienti estremi, come ad esempio all’interno dei reattori nucleari e sul fondo del mare, ed ha avuto applicazioni sperimentali di monitoraggio ambientale e per la rilevazione del cancro.