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Clonazione umana più vicina dopo 18 anni dalla pecora Dolly

Dopo diciotto anni dalla clonazione del primo mammifero da parte di ricercatori scozzesi gli scienziati sono riusciti a mettere a punto una tecnica di clonazione su cellule umane adulte

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 20.04.2014

Dopo ben diciotto anni dalla clonazione del primo mammifero da parte di ricercatori scozzesi – il noto caso della pecora Dolly – degli scienziati sono riusciti a mettere a punto una tecnica di clonazione che ha permesso, a partire da cellule della pelle di due adulti, la creazione di cellule staminali e la loro replicazione spontanea.

Pecora Dolly

Naturalmente, la notizia ha fatto il giro del mondo e diversi scienziati si sono affrettati a dichiarare che c’è ancora molto da fare per poter riprodurre un intero organismo a partire da cellule adulte – un clone.

Tuttavia, alcuni scienziati come il genetista Paul Knoepfler dell’Università della California – Davis che è comunque entusiasta di questo progresso dal punto di vista medico, hanno avvertito che la legislazione, negli Stati Uniti come altrove, è ancora debole sull’argomento.

“Non penso che si possa arrivare ad un clone vero e proprio molto presto, ma di certo questo tipo di tecnologia potrebbe essere sfruttata da un qualche scienziato canaglia”, ha detto Knoepfler alla National Public Radio americana.

Già dalla nascita di Dolly partì una grande ondata di preoccupazione etica – ma anche molta speranza che la tecnologia possa portare alla cura di una miriade di malattie tuttora impossibili da curare. Infatti, lo sviluppo di linee cellulari staminali a partire da cellule di un adulto, potrebbero essere usate per generare tessuto o addirittura organi di ricambio, senza alcun pericolo di rigetto.

I ricercatori hanno ottenuto il risultato rimuovendo il nucleo da un ovulo umano e sostituendolo con il DNA di cellule della pelle.

Ci sono molte malattie, come il diabete, il morbo di Alzheimer o il morbo di Parkinson, che in genere aumentano con l’età e che potrebbero invece essere curate grazie a riserve di cellule staminali tratte dal paziente stesso.

Il giovane ricercatore Gie Chung alla CHA Stem Cell Institute di Seoul, scrivendo sulla rivista Cell Stem Cell ha detto che il successo è arrivato quanto lui e i suoi colleghi hanno estratto il DNA nucleare dalle cellule della pelle di un uomo di mezza età e l’hanno iniettato in ovuli umani donati da quattro donne. Come nel caso di Dolly, il DNA nucleare delle donne era stato rimosso dagli ovuli prima che il DNA dell’uomo venisse iniettato.

Ci sono voluti ben 77 tentativi in 77 diversi ovociti umani prima che due di questi iniziassero a replicarsi.

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