ILVA ancora sul filo del rasoio, fra chiusura e non chiusura. E’ di oggi la notizia del provvedimento dei tecnici custodi che bloccano le navi che dovrebbero approvigionare i parchi minerari.
Il procuratore Franco Sebastio qualche giorno fa era stato chiaro: il riesame conferma che la priorità è la riduzione delle emissioni nocive, il mantenimento delle attività dell’impianto è secondario.
Se si fermasse l’approvvigonamento dei parchi minerari l’ILVA avrebbe ancora 17 giorni di autonomia e poi gli altioforni dovrebbero spegnersi. Il Ministro Passera ha ribadito che la chiusura dell’impianto sarebbe una grossa perdita, pari a 8 miliardi di euro l’anno per il Paese.
Il presidente Bruno Ferrante ha riunito oggi i vertici dirigenziali per capire se c’è una possibilità che i custodi ammettano una deroga al provvedimento.
Proprio oggi l’ILVA aveva annunciato una serie di interventi per ridurre le emissioni della lavorazione del materiale prevedendo diverse azioni a seconda delle condizioni climatiche. Ma tutto il lavoro fatto per predisporre le azioni necessarie risulterà inutile se gli altoforni saranno chiusi.
I tecnici custodi hanno anche chiesto un inventario del materiale presente ora nello stabilimento.
I lavoratori sono seriamente preoccupati per il loro futuro: se lo stabilimento si fermasse lo spettro della cassa integrazione si farebbe inesorabilmente più vicino.