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Hesperornis, il grande “pinguino” del tardo Cretaceo

Vissuto circa ottanta milioni di anni fa, alla fine dell'era dei dinosauri, questo antico pennuto, come i pinguini, era del tutto incapace di volare

Scritto da Andrea Maraldi il 02.07.2014

Al giorno d’oggi gli uccelli più specializzati a vivere in un ambiente costiero sono i pinguini: compatti, con una forma idrodinamica, un piumaggio che ha la duplice funzione di ridurre ulteriormente la resistenza dell’acqua durante il nuoto e di tenerli isolati dalle basse temperature, più vari altri adattamenti. Animali simili sono naturalmente il frutto di una lunga evoluzione, ma solo perché sono il miglior esempio di uccelli marini che abitano il mondo ai giorni nostri, non significa certo che siano stati gli unici a tentare una simile strada. L’animale di cui parleremo oggi infatti è un altro uccello marino: l’antichissimo Hesperornis.

Vissuto circa ottanta milioni di anni fa, alla fine dell’era dei dinosauri, questo antico pennuto era perfettamente adattato ad un ambiente marittimo: come i pinguini era del tutto incapace di volare, ma a differenza di questi ultimi, in cui le ali si sono trasformate in “timoni” naturali, l’Hesperornis presentava un’atrofia degli arti superiori quasi totale; solo poche ossa vestigiali, pressoché inutili, e forse nemmeno visibili nell’animale quando era in vita. Il corpo era allungato ed affusolato, dalla forma idrodinamica, testa e collo erano simili a quelli dei cormorani o delle sule, ma il becco di questo uccello primitivo era ancora dotato di denti, ereditati dagli antenati Teropodi, che però erano disposti “a pettine” in modo analogo a quanto accade in molti rettili estinti e non, che si siano specializzati in una dieta ittiofaga: si tratta di una dentatura adatta ad infilzare pesci ed invertebrati, piuttosto che a lacerare la carne o a trattenere grandi prede.

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L’adattamento più notevole ad una vita marina dell’Hesperornis comunque erano le sue zampe posteriori: grandi, lunghe e muscolose rendevano l’animale un nuotatore eccezionale, ma al tempo stesso le articolazioni di queste ultime a livello del bacino rendevano questo uccello preistorico virtualmente incapace di camminare o anche solo di ergersi dritto sulle zampe. Questo significa che molto probabilmente l’Hesperornis viveva tutta la sua vita in mare, tornando a terra solo per nidificare, o per sfuggire ai predatori, e che anche allora poteva spostarsi a terra solo strisciando sul ventre e spingendosi con le zampe, similmente a come fanno le tartarughe marine quando si recano sulle spiagge tropicali per deporre le uova.

L’Hesperornis è stato un animale di grande successo e diffusione: se ne conoscono 8-9 specie ufficialmente riconosciute dai paleontologi, la maggior parte trovate nei territori centrali degli Stati Uniti d’America, che ottanta milioni di anni fa erano il fondale di un grande mare interno ricco di vita. La specie più grande era lunga un metro ed ottanta, e pesava quanto un uomo di media stazza, ma nonostante le dimensioni era molto probabilmente tanto spesso preda quanto predatore, dato che nei mari in cui viveva erano ancora abbondanti grandi rettili marini quali plesiosauri e mosasauri, ed occasionalmente anche grandi coccodrilli arrivavano dai fiumi dell’entroterra ed andavano in cerca di prede al largo. L’estinzione di questa famiglia di uccelli è quasi certamente da imputare all’abbassamento dei livelli del mare, che ha causato la scomparsa dei mari caldi e poco profondi che erano il loro habitat preferenziale.

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