GAINESVILLE, Florida – Uno studio dell’Università della Florida dimostra l’effetto a catena nell’estinzione nel regno animale, mostrando come la scomparsa dei grandi mammiferi 20.000 anni fa ha portato alla scomparsa di una specie di molotro fossile.
Lo studio mostra l’effetto che la perdita dei grandi mammiferi ha avuto su altre specie, ed i ricercatori dicono che è una lezione dal passato che va ricordata nell’ambito della conservazione oggi.
“Non c’è stato niente di peggio per un ecosistema terrestre della perdita dei grandi mammiferi alla fine dell’era glaciale – e non c’è nulla di peggio della perdita di predatori all’apice della catena alimentare come gli squali, i tonni e altri pesci di grandi dimensioni che stiamo causando noi oggi negli oceani”, ha detto il coautore dello studio David Steadman, studioso di ornitologia presso il Florida Museum of Natural History. “Lo stiamo vedendo con la perdita di leoni ed elefanti in alcune parti dell’Africa, così come in Florida con il declino delle pantere. Non c’è alcun dubbio che queste perdite avranno un effetto domino negativo sul nostro ecosistema”.
Lo studio di fossili di otto specie di uccello canoro dal nord del Messico alla Florida è attualmente disponibile online e apparirà in versione stampata martedì nella rivista Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeocology.
Una specie di molotro estinto, il Pandanaris convexa, è stato trovato nel sito fossile chiamato Térapa, a Sonora, in Messico, a circa 240 km a sud dell’Arizona. Questa è la prima volta che i fossili di questo uccello, un membro della famiglia del merlo, sono stati rinvenuti in Messico.
Trovare questo molotro estinto nel sito fossile era imprevedibile e inaspettato, secondo Jim Mead, presidente del dipartimento di scienze geologiche alla East Tennessee State University, che ha raccolto una serie di fossili presso il sito, tra cui gli uccelli utilizzati nello studio. Mead descritto i ritrovamenti a Térapa come “bizzarri ed eccitanti.”
“L’ambiente tropicale è insolito in quanto il luogo è molto lontano dalla costa”, ha detto Mead. “I reperti fossili forniscono anche la prova di migrazioni da nord a sud e, inaspettatamente, da sud a nord”.
Il molotro era stato trovato finora solo nel sito di Rancho La Brea, un sito in California, e a Reddick, in Florida. Lo studio amplia l’area in cui l’uccello viveva e crea una nuova ipotesi, ossia che in realtà l’uccello viveva in tutto il sud degli Stati Uniti.
“L’estinto molotro aveva bisogno delle praterie e dei grandi mammiferi per sopravvivere”, ha detto l’autore di Jessica Oswald, della National Science Foundation. “Queste due cose sono correlate perché i grandi mammiferi mantenevano in ‘vita’ le praterie. Impedivano, infatti, a grandi alberi di colonizzare le aree perché pascolando travolgevano gli alberelli e impedivano alle foreste di attecchire.”
Come il molotro moderno, questa specie probabilmente si alimentava con semi e insetti parassiti che vivevano sulla pelle dei grandi mammiferi, ha detto Oswald. I mammiferi compresi nelle specie estinte erano il bradipo di terra, il mammut, i cavalli, il tapiro, il cammello e i bisonti.
Circa 20.000 anni fa, la maggior parte di questi grandi mammiferi si estinsero, portando all’estinzione spazzini come condor e avvoltoi, così come i molotri, ha detto Steadman. Estinzioni, specialmente estinzioni di massa, possono causare la perdita di specie e radicali cambiamenti nella distribuzione delle specie.
“Le grandi specie non possono esistere senza altri animali, né possono farlo le specie più piccole”, ha detto Steadman. “Quando un pezzo del puzzle va perso, non esiste un buon modo di prevedere che tipo di effetto a cascata si avrà.”
Lo studio conferma inoltre che l’area era un tempo una prateria paludosa, probabilmente circondata da una savana vicino ad un fiume. I fossili di piante, rettili e mammiferi di tutte le dimensioni, e 31 specie di volatili diversi sono stati recuperati dal sito Térapa negli ultimi 10 anni. La maggior parte di queste specie si trovano ancora oggi nelle praterie o nelle zone umide, ha detto Steadman.
Steadman e Oswald hanno utilizzato più di 24.000 esemplari scheletrici di uccelli presenti nel Museo della Florida per identificare i fossili messicani.
Questo studio mette in allerta anche sulle conseguenze che potrebbe causare l’estinzione di grandi pesci e animali marini, come i grandi squali, i tonni, le balene.