Gli enti parco nazionali sono travolti dall’ennesimo taglio delle spese del personale, che si traduce in riduzioni di posti in organico e di posti di lavoro.
Si tratta di un taglio di tipo trasversale, che colpisce indiscriminatamente tutte le amministrazioni, quelle che hanno poche unità di personale al pari di quelle che ne contano centinaia ! Si tratta del quarto taglio dal 2005: il primo del 5% delle spese del personale e tutti gli altri del 10%. Siamo giunti al 35% !
Questo ha comportato la perdita di molti posti, tra cui una gran parte di quelli che erano stati appositamente incrementati con la speciale disposizione della legge finanziaria del 2008, proprio per gli Enti parco con organici sottodimensionati.
Ma le conseguenze oggi sono ben più preoccupanti; l’ulteriore riduzione a cui si sta per procedere, infatti, rischia di creare posizioni di sovrannumerarietà. Sovrannumerario, letteralmente significa che eccede il numero predefinito, e ciò appare tanto più assurdo e inverosimile se si pensa che la carenza degli organici degli Enti parco è cronica e ben nota.
Eppure la politica neanche questa volta è riuscita a mostrare quel minimo di attenzione per questi delicatissimi aspetti. Nello scorso mese di febbraio, in sede di conversione del decreto ambiente-rifiuti era stato presentato un emendamento che, se approvato, avrebbe consentito di prendere respiro, ma è stato respinto vanificando anche tale speranza!
Come si pensa di aumentare l’efficacia dell’azione di parchi e le ricadute sul territorio, se sistematicamente vengono approvate norme che depotenziano la struttura degli enti gestori ? Come non vedere il pericolo che una riduzione ulteriore del numero già esiguo di posti previsti, vorrebbe dire non poter più garantire tutte le funzioni fondamentali e insopprimibili, vanificando di fatto gli obiettivi e le finalità per i quali l’area stessa è stata istituita?
Parrebbe quasi che la riduzione sia un fine e non un mezzo di razionalizzazione della gestione e delle spese delle amministrazioni, dato che in questi casi vi è ben poco di razionale e gli effetti non possono essere di certo il miglioramento dell’efficienza e del buon andamento!
Qualcuno, su cui ha fatto breccia la lunga e indiscriminata campagna di denigrazione contro i cosiddetti “fannulloni” delle pubbliche amministrazioni, potrebbe anche gioire di fronte a certi provvedimenti riduttivi, ma sono luoghi comuni ai quali prestiamo poca attenzione, e ci auguriamo che si guardino i fatti concreti e non i rumors.
Se non vi sarà, invece, una riflessione seria e concreta sulla natura giuridica degli Enti parco nazionali e questi continueranno ad essere sottoposti al medesimo sistema normativo dei grandi enti pubblici non economici, il sistema dei parchi non riuscirà a sopravvivere a molte altre finanziarie e manovre correttive. E questa sarebbe una gravissima perdita per il nostro Paese!
Negli scorsi vent’anni i parchi nazionali, e le aree protette in generale, hanno dato prove assolutamente positive di conservazione e gestione di territori unici, con innegabili ricadute anche sull’economia del Paese. Non si chiede altro che rendere possibile perseguire appieno e meglio le finalità della legge quadro n. 394/91. Ogni intervento normativo sul sistema delle aree protette risulterà vano e sulla carta se non verranno, finalmente, riconosciute adeguate dotazioni organiche agli Enti gestori.