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Erbe medicinali: non sono integratori alimentari e possono causare allergie

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 08.10.2013

L’uso di erbe medicinali è in aumento in Italia, ma a causa della scarsa conoscenza dei loro effetti e del fatto che spesso vengono vendute e considerate come integratori alimentari, possono causare effetti indesiderati e allergie con conseguenze anche gravi. A lanciare l’allarme sono gli  allergologi della Siac, a conclusione della quarta edizione della SIAIC Interactive School “SIS” che si è tenuta a Cagliari.

Ad usare di più questi prodotti sono le donne e per loro è più alto il rischio di interazioni dannose con altri farmaci.

Zafferano

“Le donne rispetto alla popolazione maschile sono più a rischio di reazioni avverse – spiega Vincenzo Patella, Allergologo e Immunologo Clinico ASL SALERNO e Docente Scuola di Specializzazione Università di Napoli Federico II – I dati ottenuti dagli studi di Medicina di Genere indicano che le donne utilizzano più degli uomini le medicine a base di erbe e prodotti per la cura di sé. Anche l’età elevata e la bassa percezione del benessere aumenta in modo significativo il consumo di prodotti a base di erbe e quindi un maggior rischio di uso inappropriato. I soggetti con molti sintomi (sei o più) sono più esposti ad un uso sconsiderato di questi farmaci e sono più esposti a reazioni gravi, spesso scatenate dall’interazione con farmaci convenzionali come ad esempio le medicine utilizzate per la cura delle malattie cardiovascolari o addirittura contro i tumori.”

Secondo gli esperti inoltre, i pazienti si fidano troppo delle poche e in alcuni casi errate informazioni che si trovano facilmente sul web. Con troppa facilità i pazienti si autogestiscono e sorvolano il consulto dal medico. Ci si affida a prodotti comprati on line di cui non si conosce la composizione e la provenienza che possono contenere anche alte dosi di metalli pesanti.

“Si registra anche nel nostro paese – sottolinea il Prof. Sebastiano Gangemi allergologo e immunologo clinico presso l’Università di Messina e consigliere della Siaic – insieme al largo consumo il fatto che il consumatore abbia una insufficiente percezione dei rischi associati all’uso di questi prodotti. Egli, anche a causa del passaparola favorito anche dalla scarsa qualità delle informazioni a disposizione sul Web, nutre una fiducia quasi assoluta in tali erbe. Inoltre vige la consuetudine di autoprescriversi tali ritrovati, senza alcuna supervisione del medico. Ma soprattutto, per tali prodotti non sono quasi mai garantiti lo stesso controllo degli standard di qualità e sicurezza richiesti ad esempio per i farmaci. In particolare quando si acquistano in rete da industrie misconosciute, ai rischi rappresentati dalle potenziali interazioni farmacologiche si aggiungono la possibilità di acquistare prodotti contaminati da eccessiva presenza di metalli pesanti o prodotti adulterati nei quali sono stati aggiunti veri e propri farmaci per renderli più efficaci”.

Perciò gli esperti consigliano i pazienti di ricorrere al medico ai primi sintomi di allergia perchè potrebbero essere l’effetto dell’assunzione di erbe medicinali fra le quali molte possono avere effetti nocivi, per gli organi interni, soprattutto il fegato.

Gli esperti sottolineano inoltre che i prodotti contrassegnati come “integratori alimentari” sono spesso dei veri e propri medicinali. Ma mentre l’integratore alimentare mantiene uno stato fisiologico, queste sostanze vengono assunte per curare: è questa la differenza. 

Questo accade a causa di un vuoto normativo che non garantisce il cittadino. Spiegano gli esperti nel comunicato: “Tra i fattori che alimentano il permanere delle erbe medicinali in questo “limbo” alimentare vi sono certamente quelli economici che sicuramente penalizzano le industrie più piccole poiché la sola domanda per la registrazione di un prodotto ha un costo di circa 23 mila euro (era ancora più alta fino a pochissimo tempo fa). Tuttavia, oltre ai fattori economici esiste anche una forma di riluttanza a trasferire un prodotto dal mercato degli integratori alimentari al quale si accede con molta più facilità a quello più rigido del mercato dei farmaci. Per un integratore basta una notifica al ministero, con una domanda che costa pochissime centinaia di euro, nella quale ci si deve limitare solo a non elencare tra gli ingredienti della composizione sostanze notoriamente tossiche. La pubblicità ingannevole, i messaggi fuorvianti e le formule dei creativi fanno il resto provocando poi ingenti danni ai singoli e alle comunità, e a noi specialisti chiamati a risolvere situazioni cliniche difficili. “

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  • Alberto Zazza scrive:

    informazioni deficitarie. mafia commerciale? o non attenta comunicazione?.