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Petrolio, gli USA diventeranno esportatori di petrolio entro il 2035

Gli Stati Uniti diventeranno i primi produttori di petrolio e gas del mondo, superando l'Arabia Saudita entro il 2020, e diventeranno indipendenti 10 anni più tardi

Scritto da Paolo Ferrante il 13.11.2012

Gli Stati Uniti diventeranno i primi produttori di petrolio e gas del mondo, superando l’Arabia Saudita entro il 2020, e diventeranno indipendenti 10 anni più tardi. Lo ha affermato l’Agenzia internazionale per l’energia, basandosi sui nuovi sviluppi tecnologici degli ultimi anni e sull’aumento dei prezzi al barile.

Il recente ritorno in produzione di petrolio e di gas, e gli sforzi per rendere il settore dei trasporti più efficiente, stanno radicalmente rimodellando mercato energetico degli Stati Uniti, ha detto l’AIE nel suo World Energy Outlook.

“Gli Stati Uniti, che attualmente importano circa il 20% del loro fabbisogno energetico totale, diventeranno quasi autosufficienti in termini netti – una drammatica inversione di tendenza vista in molti altri paesi importatori di energia,” ha detto l’AIE.

Gli Stati Uniti stanno vivendo un boom della produzione petrolifera, in gran parte grazie ai prezzi elevati e alle nuove tecnologie, tra cui il fracking idraulico, che permette di estrarre petrolio e gas dalle rocce scistose in modo economico. E’ in atto un forte dibattito negli Stati Uniti e nel resto del mondo sulla pratica dell’iniezione di liquidi nel sottosuolo per liberare il petrolio intrappolato nelle rocce scistose, che secondo alcuni rischia di inquinare le falde acquifere sovrastanti.

Dal 2008 al 2011, la produzione di greggio degli Stati Uniti è salita del 14%, secondo l’americana EIA (eia.gov). La produzione di gas naturale è in crescita di circa il 10% nello stesso periodo.

Il nuovo ruolo del Nord America nei mercati energetici mondiali accelererà un cambiamento strutturale dei flussi commerciali di petrolio, che nei prossimi decenni si dirigeranno verso l’Asia, per venire incontro all’enorme sviluppo economico della regione, e nascerà l’esigenza di garantire un flusso dal Medio Oriente verso la Cina e l’India, importatori netti di petrolio, e anche verso il Giappone, che sta uscendo velocemente dal nucleare senza in realtà un piano che non sia la produzione elettrica da carbone e petrolio.

L’AIE prevede che la domanda globale di energia aumenterà di più di un terzo entro il 2035, con la Cina, l’India che si aggiudicheranno circa il 60% della crescita, che andrà a sua volta a compensare la riduzione della domanda nelle economie sviluppate.

Questo spingerà i prezzi medi del petrolio fino a 125 dollari al barile entro il 2035, dai circa 100 dollari al barile di oggi, ma questa ovviamente è solo una previsione.

L’Iraq – politica interna permettendo – è destinato a diventare il secondo esportatore di petrolio del 2030.

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