Gli Stati Uniti stanno per diventare (di nuovo) il più grande produttore al mondo di petrolio e gas naturale, superando la Russia, grazie all’aumento della produzione di gas di scisto che ha rivoluzionato il mercato dell’estrazione di gas. Lo ha detto il Wall Street Journal in un articolo comparso il 2 ottobre scorso.
La produzione di energia degli Stati Uniti è ormai in aumento da diversi anni, una rimonta alimentata dall’estrazione di petrolio e gas naturale dal fracking, la controversa tecnica che grazie alla frattura idraulica delle rocce scistose permette la liberazione di grandi quantità di idrocarburi intrappolati al loro interno, oltre che incrementare i rischi e le paure di inquinamento delle falde acquifere. Per non parlare dei terremoti provocati in alcune aree degli USA dall’iniezione ad alta pressione di liquidi di scarto.
L’analisi del Wall Street Journal mostra che gli Stati Uniti potrebbero superare la Russia diventando di nuovo il più grande produttore al mondo di petrolio e gas, ma non solo, altri studi indicano che presto gli Stati Uniti potrebbero tornare esportatori netti di idrocarburi, qualcosa che non avveniva dai tempi della corsa al petrolio texano degli anni ’70.
L’ascesa degli Stati Uniti è dovuta secondo il WSJ al fatto che la Russia non ha ancora sviluppato tecnologie come la fratturazione idraulica, che hanno permesso l’incremento le riserve americane.
Gli Stati Uniti hanno prodotto l’equivalente di circa 22 milioni di barili al giorno di petrolio e gas naturale a luglio, secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia. La previsione di Mosca per il 2013 è di circa 21,8 milioni di barili al giorno.
Le importazioni statunitensi di gas naturale e petrolio sono scese del 32% e del 15%, rispettivamente, negli ultimi cinque anni, riducendo il deficit commerciale degli Stati Uniti. “E dal momento che gli Stati Uniti sono un grande consumatore di energia, produrre petrolio e gas ha lasciato consistenti forniture di carburante a disposizione di altri compratori”, si legge sul WSJ.
Nonostante questo, il prezzo del petrolio rimane molto elevato, al di sopra dei 100 dollari al barile. Questo se da una parte è giustificabile con il fatto che la domanda dei paesi emergenti è sempre maggiore, da un altro è un bene per la produzione di energie rinnovabili, in quanto un costo troppo basso del petrolio non giustificherebbe gli ancora alti costi di produzione da fonti come solare ed eolico.