Differenti pratiche selvicolturali producono impatti e conseguenze diversificate sulle comunità dei piccoli mammiferi che abitano il bosco. E’ quanto emerge da uno studio condotto dalla Fondazione Ethoikos in collaborazione con le università di Firenze e Siena e presentato al Congresso Italiano di Teriologia che si conclude oggi dopo 4 intense giornate che hanno previsto quasi 200 interventi. Il congresso si svolge a Civitella Alfedena, nel Parco d’Abruzzo.
Sebbene fosse già nota l’esistenza di un qualche tipo di legame tra gestione forestale e piccoli mammiferi, mancava a livello scientifico una più profonda comprensione dei meccanismi demografici che si instaurano in boschi interessati dall’azione dell’uomo. Lo studio condotto da Ethoikos ambisce esattamente a svelare queste dinamiche.
L’analisi si è concentrata su tre piccoli mammiferi terrestri, di cui due muridi (Apodemus flavicollis, Apodemus sylvaticus) ed un cricetide (Myodes glareolus). Come spiegano due dei principali autori, i naturalisti Emiliano Manzo e Stefania Gasperini, “la ricerca si colloca all’interno di un progetto più ampio riguardante lo studio sulla biodiversità nel Complesso Forestale “La Selva” nel Comune di Radicondoli in Provincia di Siena, e nasce con l’obiettivo di investigare le dinamiche source-sink (source-sink dynamics), ovvero le modalità con cui variazioni nella qualità dell’habitat possono influenzare la crescita o il declino di una popolazione”. Teorizzate da Ronald Pulliam nel 1988, queste dinamiche sono influenzate da diverse variabili, non ancora del tutto chiare. La disponibilità di risorse trofiche assume un ruolo fondamentale, ma a questa si sovrappongono spesso dinamiche sociali. “I micromammiferi roditori”, spiegano Manzo e Gasperini, “sono ottime specie modello e vengono spesso utilizzati per lo studio delle dinamiche di popolazione. Nel caso del topo selvatico (Apodemus sylvaticus) giovani e subadulti sono spesso costretti in habitat sub-ottimali come prati e pascoli, mentre gli habitat maggiormente idonei sono occupati da individui più anziani e socialmente dominanti”.
Delle tre specie in esame si è monitorata nel tempo la presenza all’interno di un bosco di cerro (Quercus cerris) della provincia di Siena, caratterizzato dall’essere soggetto a differenti regimi selvicolturali. In particolare, lo studio si è concentrato su 4 categorie di habitat, tre delle quali individuate in aree governate a ceduo (rispettivamente di 5, 15 e 30 anni) ed una caratterizzata dalla presenza mista di conifere e latifoglie.
Il monitoraggio degli animali è stato effettuato all’interno delle quattro aree lungo un periodo di tre anni ed è stato condotto utilizzando tecniche di cattura-marcatura-ricattura affiancate da tecniche di radio-tracking e fototrappolamento come supporto per la raccolta d’informazioni sul comportamento delle tre specie prese in esame. La raccolta dati ha consentito di estrapolare densità di popolazione, dinamiche interstagionali e tasso di crescita.
Inoltre sono stati raccolti dati sulla quantità e sulla qualità delle risorse alimentari disponibili.
L’analisi comparativa dei dati ha evidenziato una notevole variabilità della presenza degli animali studiati a seconda degli habitat considerati. In particolare, i risultati mostrano come in maniera sorprendentemente contraria alle aspettative, i cedui di età superiore ai 30 anni risultino scoraggiare fortemente la presenza delle tre specie, al punto che dell’arvicola rossastra Myodes glareolus non è stato possibile catturare neanche un esemplare.
I risultati offrono tuttavia ampio spazio per ulteriori studi: molteplici sono infatti gli elementi che variano nelle diverse gestioni forestali, come la copertura arborea e la disponibilità di cibo. Questi, o altri fattori potrebbero essere alla base delle diverse preferenze accordate dalle specie ed è senz’altro in questa direzione che si concentreranno le prossime ricerche della Fondazione Ethoikos che, come anticipa Manzo, saranno dedicate ad analizzare il ruolo delle risorse nelle dinamiche di popolazione, l’uso e la segregazione dei microhabitat da parte dei micromammiferi terragnoli.