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Lo scaricabarile che uccide l’orso marsicano

Due giorni fa il Parco d'Abruzzo ha fatto sapere con un comunicato che l'orsa ritrovata circa un mese fa agonizzante a Sperone, una frazione di Gioia dei Marsi, ai confini del Parco, è morta a causa di tubercolosi bovina

Scritto da Federica di Leonardo il 20.04.2014

Due giorni fa il Parco d’Abruzzo ha fatto sapere con un comunicato che l’orsa ritrovata circa un mese fa agonizzante a Sperone, una frazione di Gioia dei Marsi, ai confini del Parco, è morta a causa di tubercolosi bovina.

Il referto non è stato ancora reso pubblico e ci aspettiamo che lo sia prima possibile. Ma c’è uno storico riguardo all’orso e alla tubercolosi che vale la pena di raccontare, perchè è la cronaca di una morte annunciata.

L’orso marsicano è a gravissimo rischio di estinzione, e vive solo nell’Appennino centrale: in altre parole estinta questa popolazione non ci sono altri orsi marsicani nel mondo. Sarebbe, hanno detto alcuni, come perdere il Colosseo, un po’ come se la Cappella Sistina stesse per crollare nell’indifferenza generale.

Orso marsicano tubercolosi

Vitello morto fra le vacche a Fonte di Vico

50 Individui all’ultima stima, la popolazione è minacciata dalle attività antropiche: caccia, allevamento non ponderato e regolato, investimenti su strada, bracconaggio feroce. Ma fra i pericoli più grandi, perchè in poco tempo potrebbe estinguere tutta la popolazione, ci sono le malattie. “Il numero di orsi di questa popolazione non consente che mantengano una malattia al loro interno. Quindi necessariamente qualsiasi patologia proviene loro dal bestiame domestico o dai cani vaganti e randagi,” ci aveva detto il dottor Vittorio Guberti dell’Ispra ormai nel 2012.  L’epidemiologo Massimo Fenati, che lavora  che lavora per la Regione Abruzzo in seno al Progetto Life Arctos ha sempre dichiarato che il rischio sanitario per l’orso è alto e la popolazione è seriamente minacciata.

Ci si aspetterebbe che allora i controlli sulle malattie, alcune delle quali indicate come  più pericolose daMassimo Fenati,  siano severi e costanti. Ma non è così nè nella normalità, nè in casi di eccezionale emergenza.

Nel luglio 2012, infatti, fu rilevato un focolaio di tubercolosi fra le vacche degli allevamenti a Gioia dei Marsi.
Le vacche nel Parco d’Abruzzo sono allevate allo stato brado. In moltissimi testimoniano che spesso le vacche sono tenute senza le minime cure necessarie, nessuna guardanìa, vengono abbandonate se morte, e partoriscono i vitelli all’aperto, senza nessuna accortezza sanitaria. Spesso inoltre si spingono dove non sarebbe loro consentito il pascolo.

A questa situazione si aggiunse nel luglio 2012 l’allarme per la tubercolosi. Allora ci informammo sulle sorti delle diverse mandrie di Gioia dei Marsi e appurammo che la mandria in cui furono trovate le vacche infette era stata messa in quarantena. Ma in condizioni a dir poco sconvolgenti che riprendemmo in un video.

Le vacche, che per legge dovevano essere rinchiuse in una stalla, o trasportate su ruote, avevano percorso illegalmente la strada al pascolo, fino a giungere in località Fonte di Vico, dove, secondo le nostre informazioni, dovevano essere tenute in un recinto e sorvegliate.

Prima di salire a Fonte di Vico, abbiamo interrogato alcuni cittadini di Casale d’Aschi, appena sotto il monte, ma nessuno era al corrente che vi fossero animali in quarantena  a poche centinaia di metri e la tubercolosi può trasmettersi anche agli uomini.

Ancora peggiore ciò che trovammo in cima: le vacche erano totalmente libere, nessun recinto, e si abbeveravano ad un fontanile a cui potevano accedere anche gli animali selvatici. Fra di esse a terra un vitello morto. Segnalammo immediatamente il fatto alla Forestale, che presumibilmente doveva esserne già al corrente. Il vitello non fu rimosso, non ci fu nessun intervento nell’immediato con certezza almeno per qualche giorno. 

Qui facciamo un’ipotesi: e se una famigliola inglese in escursione sui monti, che quindi non potesse leggere i peraltro ridicoli cartelli, si fosse fermata ad accarezzare le vacche al pascolo magari facendosi una bella foto ricordo o bevendo al bucolico fontanile?

Orso marsicano tubercolosi

Questo cartello la dice lunga: lì non c’era nessuna recinzione. Forse il divieto di abbeverarsi era rivolto ai selvatici?

Eppure il lavoro portato avanti nell’ambito dell’Azione C del Life Arctos, progetto europeo per la tutela dell’orso, non è stato certo supportato dalla condivisione di una situazione di allarme. Le linee guida prodotte nell’ambito del progetto furono riviste “al ribasso” perchè i soldi per finanziare i controlli non c’erano.

Allora, alla prima riunione di un Tavolo Tecnico Sanitario appositamente creato e morto subito (di riunioni non ce ne sono state altre) Vittorio Guberti fece notare che sarebbe stato necessario trovare soluzioni politiche per fare ciò che era previsto nelle linee guida. In altre parole, secondo le nostre indagini ad oggi,  sarebbe stato necessario riempire un vuoto normativo in modo che qualcuno avesse la responsabilità di effettuare controlli severi anche su malattie che finora non sono state monitorate, o non sono monitorate con la necessaria accuratezza.

In questi due anni, benchè alcune emergenze, come quella del cimurro, siano state temporaneamente tamponate, niente di strutturale è stato realizzato, le soluzioni politiche non sono arrivate e non pare neanche che questa sia una priorità per qualcuno. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti perchè i tempi biblici dei nostri amministratori non sono quelli adeguati a scongiurare l’estinzione dell’orso.
La storia per l’orso marsicano è sempre la stessa, ed ha un sapore di italianità: è quella dello scaricabarile.  E come per tutti i beni comuni l’orso “è nostro ed è di tutti” quando si tratta di trarne dei benefici, ma non è di nessuno se si tratta di impegnarsi nella sua protezione.

Nel tempo si accerteranno le responsabilità, ma in questa triste storia, Ministero dell’Ambiente, Regione Abruzzo, Parco d’Abruzzo, Corpo Forestale dello Stato non possono non essere coinvolti. Basti pensare che la denuncia delle vacche tubercolotiche in libertà l’ha fatta Gaianews.it, peraltro senza che nessun ente si prendesse neanche la briga di rispondere ufficialmente e dare spiegazioni.

Siamo alla resa dei conti e nei prossimi giorni, se non saranno presi seri provvedimenti d’urgenza, tutti sapranno per mano di chi si estinguerà l’orso marsicano.

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