L’associazione Pro Natura ha denunciato con un comunicato stampa che nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, in piena riserva integrale, nel mezzo di una delle foreste più antica d’Europa i bracconieri agiscono ancora indisturbati, avvelenando la fauna selvatica.
Nel comunicato Pro Natura spiega che è stato il Parco stesso, probabilmente in una comunicazione rivolta solo alle associazioni, a sostenere che nella zona di Val Cervara, in agro del comune di Villavallelonga, su segnalazione di escursionisti, sono state rinvenute le carcasse di due volpi e un lupo moribondo.
Il comunicato spiega che “sulla base dei reperti clinici e anatomopatologici è stato ipotizzato in maniera equivalente il sospetto di cimurro o avvelenamento. Tali dubbi non sono stati in seguito confermati dell’Ente.”
“Risulta invece a questa Federazione”, prosegue il comunicato, “che nei giorni seguenti, nella stessa area sono state rinvenute altre carcasse di animali selvatici tra cui volpi, mustelidi e un altro lupo e che l’area in oggetto sia infestata da esche avvelenate. L’episodio desta allarme e grande preoccupazione in quanto la Val Cervara è un’area di notevole pregio naturalistico, assiduamente frequentata dall’Orso bruno marsicano, una specie a rischio di estinzione.”
Alcune fonti hanno riferito che sono stati più di 10 i bocconi avvelenati trovati nei luoghi indicati nel comunicato rinvenuti in due interventi effettuati con squadre speciali ad una settimana di distanza l’uno dall’altro
Gli attacchi alla fauna selvatica procedono indisturbati ormai dall’inizio di gennaio senza che il Parco dia segno di essere in grado di saper fronteggiare l’assedio. Il Commissario Giuseppe Rossi aveva parlato di protocollo di intervento congiunto con il Corpo Forestale dello Stato, ma fonti riferiscono che questo protocollo non sia stato attuato e che addirittura l’intervento in prima battuta non sia stato effettuato congiuntamente.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo ha convocato per oggi pomeriggio alle 15 una riunione con le associazioni ambientaliste.
Rilevante anche la dinamica della comunicazione: Pro Natura con questo comunicato rompe ancora una volta un silenzio inspiegabile su fatti gravi. Il Parco e le altre ONG ambientaliste non ne hanno dato invece notizia. Il WWF per bocca di Augusto De Sanctis ha spiegato che a volte si preferisce non dare notizia di fatti come questi per evitare il fenomeno dell’emulazione.
Non è stato possibile raggiungere telefonicamente oggi nè il commissario del Parco Giuseppe Rossi, nè il Direttore del Parco Dario Febbo per chiedere le motivazioni del silenzio del Parco. Anche a febbraio il Parco aveva tenuto all’oscuro l’opinione pubblica della morte di 12 lupi a partire da gennaio.
L’autorità speciale per l’Orso bruno marsicano. Il Commissario del Parco aveva rilasciato negli ultimi giorni diversi comunicati in cui illustrava la “situazione dell’Orso bruno marsicano, evidenziando i gravi rischi a cui va incontro a causa di attività invasive, tra cui bracconaggio, avvelenamento criminoso del territorio, difficile situazione sanitaria, pascolo abusivo, abusi di vario genere”. Il Commissario sottolineava “il bisogno di un impegno più deciso e convinto delle istituzioni” e invitava il Ministro a “valutare l’opportunità di istituire una vera e propria Autorità speciale per l’Orso bruno marsicano di nomina governativa […] per superare i limiti esistenti in una complessa realtà territoriale e amministrativa”.
A questa proposta l’associazione Salviamo l’Orso si è detta diverse volte favorevole. Il WWF non ha ad oggi una posizione. La Federazione Nazionale Pro Natura, invece, “esprime sdegno e preoccupazione per quanto accade nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, oggetto negli ultimi anni di gravi minacce alla sopravvivenza della fauna selvatica, in particolare lupi e orsi; tuttavia ritiene che l’ipotesi della nomina di un’Autorità speciale per l’Orso bruno marsicano, proposta dall’Ente, sia un’ipotesi impraticabile sia sotto il profilo giuridico che operativo, considerata la molteplicità delle competenze istituzionali e territoriali che gravano sull’areale della specie selvatica, che si estende su diverse regioni, province e comuni.”
Pro Natura poi lancia dure critiche: “D’altronde che cosa dovrebbe fare questa “Autorità” ? Dare la caccia a criminali che diffondono veleni sul territorio? Regolamentare il pascolo? Limitare o chiudere il transito alle strade di penetrazione di luoghi remoti? Limitare l’accesso e il disturbo turistico in aree wilderness? Ma allora l’Ente Parco che ci sta a fare? La prevenzione e la repressione dei reati è un compito che la legge affida agli organi di polizia e per questo l’Ente Parco ha in dotazione quaranta guardiaparco e trenta forestali.”
Conclude: “Riteniamo importante interessare la competente Direzione del Ministero per l’Ambiente per far fronte al problema della diffusione e dell’utilizzo improprio di veleni, tra questi i pesticidi destinati all’agricoltura, la cui commercializzazione e tracciabilità è scarsamente regolamentata e controllata.”