* Nonostante l’investimento di quasi mezzo milione di euro in 4 anni l’orsa Gemma continua a fare incursioni nei paesi del Parco d’Abruzzo.
* 600 cittadini esacerbati hanno chiesto la rimozione dell’orsa, femmina prolifica di una popolazione in via di estinzione
* I tecnici del Parco e del Corpo Forestale dello Stato sostengono che la messa in sicurezza delle fonti di cibo che attirano l’orso richiederà molto tempo e al momento non sanno quantificare quanto
* Gli esperti che studiano l’orso sostengono che per salvare questa popolazione di orso e l’orsa Gemma c’è bisogno di azioni immediate
Quest’estate l’orsa Gemma è stata ancora una volta oggetto dell’attenzione dei media quando il video che la ritraeva dopo la sua “scomparsa”, è apparso su molti dei maggiori giornali on line nazionali, quasi che l’orsa fosse una diva acchiappa-click da rotocalco. Ma al di là del tono faceto con il quale spesso la notizia è stata narrata, lo scenario in cui la questione dell’orsa Gemma si inserisce andrebbe approfondito e compreso, non foss’altro perchè l’orso marsicano è sull’orlo dell’estinzione, è protetto da normative europee e per la sua salvaguardia si investono centinaia di migliaia di euro. E nonostante tutto questo l’orsa Gemma rischia di essere rinchiusa in cattività.
Gli orsi confidenti e le fonti trofiche. L’orsa Gemma ha l’abitudine di andare in cerca di cibo nei paesi: come gli esperti hanno più volte spiegato, una volta che l’orso impara a trovare cibo facile in un luogo, lo memorizza e ritorna lì, caparbiamente.
Le fonti di cibo, che gli esperti chiamano “trofiche”, sono orti, stalle, pollai, conigliere, che pullulano in alcuni paesi nel Parco d’Abruzzo e che per una percentuale sono abusivi e dovrebbero quindi essere eliminati per legge. L’orso inoltre, avvicinandosi, perde la diffidenza verso gli esseri umani. L’orsa Gemma è un esempio: si inoltra nei paesi ed è stata fotografata e filmata addirittura sui balconi delle case con i suoi cuccioli.
Gi esperti concordano sul fatto che sia impossibile dissuadere un orso a tornare a cercare cibo nei paesi senza eliminare completamente le fonti trofiche.
La petizione contro Gemma. Non è mai successo che un orso marsicano attaccasse un uomo: il grande pericolo è che l’orso possa essere investito o diventare vittima di bracconaggio a causa delle perdite che arreca o dello spavento che provoca. Quest’anno ben 600 cittadini di Scanno hanno firmato una petizione “per la libertà”: la libertà di tenere il proprio orto e di poter camminare per strada senza timore di incontrare l’orsa Gemma. Ed ora il malcontento dei cittadini e la frequenza delle incursioni dell’orsa potrebbero portare le istituzioni a rimuovere l’animale per metterlo in cattività. Ma è stato davvero fatto tutto ciò che si poteva finora per limitare i danni dell’orsa e le sue visite nei paesi?
Il protocollo orsi confidenti del Progetto Life Arctos. Il progetto ha come capofila il Parco Nazionale d’Abruzzo e come partner principali l’Università La Sapienza di Roma, il WWF e il Corpo Forestale dello Stato. Finanziato con fondi europei per un periodo di 4 anni, si concluderà nel giro di poche settimane, e contemplava, fra altre azioni, la definizione di strategie risolutive del problema degli orsi confidenti. L’azione era di responsabilità del Corpo Forestale dello Stato pur restando il Parco responsabile e capofila del progetto nella sua globalità oltre che, naturalmente, della conservazione dell’orso. Solo questa azione ha avuto un costo totale di quasi mezzo milione di euro. Per definire le strategie è stato redatto un protocollo specifico per la gestione di questi orsi, scritto nell’ambito del progetto, che prevede il censimento di tutte le fonti trofiche e la messa in sicurezza del 75% di esse. Insieme con l’eliminazione delle fonti trofiche, nel protocollo sono indicate le modalità di dissuasione dell’orso con fari, uso di petardi, eventualmente colpi di fucile con speciali proiettili di gomma e le indicazioni per una corretta comunicazione con i cittadini.
Il protocollo pur essendo stato votato a maggioranza dal Tavolo di Coordinamento del progetto Life Arctos, non ha ricevuto l’approvazione dell’Università La Sapienza di Roma e del WWF, già nel 2011.
Il dottor Paolo Ciucci, ricercatore presso La Sapienza ha spiegato a Gaianews.it di avere “espresso parere contrario all’approvazione originaria del protocollo A5 così come formulato.
“Troppa enfasi”, ha spiegato Ciucci, “è stata data a nostro avviso alle fasi di intervento dissuasivo, mentre scarsa rilevanza e dettaglio operativi sono stati dati al cosiddetto processo di ‘sanitarizzazione’, dove oltre a considerazioni tecniche ci sono elementi sociali e culturali da affrontare e la cui rilevanza è gigantesca per la posta in palio. Il Tavolo di Coordinamento, tuttavia, ha valore essenzialmente consultivo (la decisione resta al partner responsabile per l’azione ndr.), e il nostro parere non è stato evidentemente ritenuto sufficiente per rivedere e riformulare il protocollo che, come tale, è stato poi implementato nei due anni successivi (2012 e 2013).” Gaianews.it ha chiesto di visionare i verbali di avanzamento per le modifiche al protocollo negli anni, ma non ha ricevuto l’autorizzazione dal Tavolo di Coordinamento.
Come si evince dai dati che seguono in questi quattro anni non è emersa una strategia che consenta nei tempi brevi necessari alla salvaguardia dell’orso di mettere in sicurezza le fonti trofiche. Così da un lato i cittadini continuano a lamentarsi per le incursioni dell’orso, dall’altro l’orso non può che tornare a cercare cibo nei paesi a meno che pollai, orti e stallette non vengano messi in sicurezza. Ma il Parco e le amministrazioni comunali ad oggi non hanno reso noto nessun progetto comune per risolvere il problema, anche se il Parco riconosce ed è convinto dell’ importanza di ostacolare l’accesso dell’orso alle fonti di cibo.
Obiettivo sanitarizzazione. Gaianews.it ha chiesto alla dott.ssa Cinzia Sulli, responsabile scientifico del Parco d’Abruzzo, i dati relativi a censimento e sanitarizzazione. Nell’ambito del Progetto Life Arctos, in 4 anni sono state censite 525 strutture pari circa all’80% delle strutture presenti. Sono stati invece distribuiti e montati 220 recinti e 40 tra cancelli e inferriate. L’obiettivo inserito nel protocollo era definito in 100% di strutture censite e 75% di strutture sanitarizzate.
Anche il WWF, impegnato tra l’altro nelle azioni di prevenzione di questo progetto sarebbe dovuto intervenire. Spiega infatti Massimiliano Rocco responsabile per l’azione: “La prevenzione era anche una delle attività funzionali allo sviluppo della azione C4, in particolare si era definito di dovere intervenire prioritariamente in quei comuni dell’Appennino (come Scanno e Villalago) dove il problema degli orsi confidenti si presentava urgente ad inizio progetto.
Ma non tutto è andato come ci si aspettava:”Era prevista la messa a sistema di una Banca Dati contenente la geolocalizzazione e comunque tutte le informazioni utili a mappare i potenziali siti a rischio (pollai, conigliere, stalle etc) nei centri urbani e nella loro stretta prossimità dei centri urbani. Questa Banca Dati non è ancora stata definita e pertanto non avendola avuta a disposizione il WWF ha operato in quei contesti con una analisi delle informazioni sui danni occorsi negli anni precedenti al LIFE e una costante analisi e verifica dell’eventuale danno in corso.”
Dai dati si evince che si è lontani dalla messa in sicurezza totale necessaria, a detta degli esperti, perchè si possa sperare che un orso perda l’abitudine ad entrare nei paesi.
La dottoressa Tiziana Altea Capo dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro del Corpo Forestale dello Stato, nonchè membro del Tavolo di Coordinamento del Progetto Life Arctos,che l’anno scorso considerava la sanitarizzazione delle fonti trofiche una missione quasi impossibile, ha dichiarato in proposito a Gaianews.it: “Saltuariamente si fa ancora fronte a richieste per mettere in sicurezza strutture ma, nei fatti, onestamente c’è ancora da lavorare se pur con le difficoltà del particolare contesto operativo.”
Il conflitto e la comunicazione. Quest’anno 600 abitanti di Scanno hanno firmato una petizione contro l’orsa Gemma, per chiedere di essere finalmente liberi di coltivare i propri orti, allevare gli animali e non rischiare incontri con l’orsa nel paese.
Il conflitto con gli orsi confidenti non si è quindi certo appianato negli ultimi anni. Daniela D’Amico, del Parco Nazionale d’Abruzzo, responsabile per la parte del protocollo relativa alla comunicazione, ha spiegato a Gaianews.it che per lavorare sul conflitto si è ricorso alla figura del “mediatore culturale”, grazie al quale “è stato possibile individuare delle criticità che possono essere risolte mettendo in campo una serie di azioni e altre che non è possibile risolvere nell’immediato, perché afferiscono alla sfera culturale che, come è noto a tutti, non è né facile né immediato cambiare. Il vero valore aggiunto di queste attività è stato lavorare insieme ascoltandoci reciprocamente.
“Grazie ad ARCTOS è stata aperta una nuova strada che intendiamo percorrere fino in fondo per il bene dell’orso e del territorio, pur sapendo che è in salita, è sdrucciolevole e non mancheranno le strumentalizzazioni di chi vuole sempre vedere il bicchiere mezzo vuoto per convenienza”, ha spiegato D’Amico che ha sottolineato come, sebbene 600 persone abbiano firmato la petizione le restanti 1500 che abitano in paese non l’hanno fatto.
Quale strategia per il futuro? – Secondo il Presidente del Parco Antonio Carrara, entrato in carica a fine progetto, pensare di censire il 100% delle fonti trofiche e metterne in sicurezza il 75% era forse un obiettivo troppo ambizioso per le risorse stanziate (costo complessivo 479.379 euro). Carrara si è detto inoltre preoccupato per il fatto che il fenomeno degli orsi confidenti potrebbe essere esportato anche nell’areale periferico, dove alcuni orsi si sono già resi protagonisti di incursioni.
Ad oggi però, non è ancora chiara una strategia gestionale che possa portare ad eliminare l’accesso per l’orso al cibo nelle vicinanze e all’interno dei paesi.
L’orsa Gemma finirà in gabbia? Ma quali sarebbero le implicazioni se questa situazione andasse avanti senza trovare soluzione, o se la soluzione arrivasse troppo tardi? Infatti gli esperti hanno dichiarato chiaramente che il tempo per salvare questa popolazione è strettissimo e sarebbero urgenti azioni immediate. Se la situazione non si risolvesse, non solo l’orsa Gemma, femmina finora prolifica e quindi importante per la popolazione ridotta a soli 50 individui, dovrebbe essere rimossa, finendo la propria vita in un recinto, ma senza eliminare le fonti trofiche altri orsi potrebbero diventare confidenti aumentando il loro rischio di mortalità e diventando comunque orsi ingestibili sul lungo periodo.
Paolo Ciucci ha così commentato riguardo all’ipotetica rimozione dell’orsa Gemma: “Come ho già avuto il modo di dire a Gaianews.it, un simile intervento sarebbe disastroso per le ricadute simboliche e operative che avrebbe per tutto ciò che concerne la gestione e la prevenzione degli orsi confidenti nell’Appennino centrale. Ma è ovvio che un orso, specialmente se accompagnato dai piccoli dell’anno, non può comportarsi come fosse un cane di quartiere o, peggio, un fenomeno da baraccone che attira orde di curiosi maleducati e disinformati. Del resto, l’alternativa alla cattura di Gemma non è lo status quo attuale, ma la definitiva messa in sicurezza di ciò che la attrae nei paesi. Qualsiasi sia il problema che impedisce di fare ciò, specialmente dopo un progetto comunitario durato 4 anni, è un chiaro segnale della nostra incapacità di andare incontro alle reali esigenze dell’orso bruno marsicano, perlomeno con la tempistica che lo stato precario di questa popolazione ci impone. E la cattura di Gemma sarebbe la celebrazione ufficiale di questa triste presa di coscienza.”
Nel frattempo, come riporta il Centro, l’orsa Gemma è tornata a cercare cibo nei paesi e i cittadini hanno chiesto nuovamente la sua rimozione. Quale il valore di un progetto di lungo periodo se l’orso rischia di estinguersi prima?