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Orso marsicano e sanità, Boitani: “Situazione fuori controllo”

Secondo il professor Boitani, "al momento ci stiamo avviando verso una scenario in cui l'orso sarà presto estinto", a meno che alcune cose non cambino in fretta.

Scritto da Federica di Leonardo il 17.03.2014

La morte di un altro orso marsicano, una femmina, per la quale si ipotizza il decesso per malattie trasmesse da fauna o bestiame domestico, ha riportato in evidenza i problemi sanitari di cui più volte ci siamo occupati, intervistando i tecnici e gli esperti che si stanno occupando dell’orso marsicano e rilevando a volte da noi stessi situazioni di grave incuria. Abbiamo raggiunto il professor Luigi Boitani dell’Università La Sapienza di Roma  che dal 2004 studia gli orsi marsicani. Secondo il professore, “al momento ci stiamo avviando verso una scenario in cui l’orso sarà presto estinto”, a meno che alcune cose non cambino in fretta.

Orso marsicano minacciato da malattie

Domanda: Professor Boitani ritiene allarmante o preoccupante la situazione sanitaria nel Parco D’Abruzzo e nelle aree contigue? Ha mai lanciato allarmi o dato indicazioni specifiche al Parco per attivare delle azioni che potessero arginare dei pericoli per l’orso marsicano?

Luigi Boitani: La situazione non è allarmante, è devastante, e non da adesso, da sempre. E nell’ambito del Progetto Life Arctos è stata redatta una relazione a proposito di questo. La situazione è del tutto fuori controllo. Ci sono controlli sugli animali selvatici che nessuno fa, cani liberi di vagare o abbandonati non vaccinati, cani padronali i cui padroni si rifiutano di vaccinare, pecore, mucche e cavalli bradi non adeguatamente o per nulla controllati sotto il profilo sanitario. Basti ricordare che nel 2012 quando ci fu l’esplosione dei casi di tubercolosi bovina, la ASL avviò le procedure  dopo mesi che il Parco aveva dato l’allarme (e poi le vacche in quarantena furono solo spostate da un luogo ad un altro senza sorveglianza, ndr.).

Ma il Parco non è colpevole di questi ritardi, non ha autorità nelle questioni sanitarie: tutto dipende dai servizi sanitari regionali che fanno pochissimo o niente e per i quali la fauna selvatica è l’ultimo dei problemi. Invece sarebbe necessario che almeno nel Parco d’Abruzzo le ASL dessero priorità alle questioni di conservazione della natura e questo ad oggi non viene fatto.

D.:Quali sono le malattie più pericolose?

L.B.: Sicuramente il cimurro dei cani che l’anno scorso ha ucciso tantissimi lupi. E’ possibile che questa orsa sia morta di cimurro. Poi ci sono i problemi legati al parvovirus, alla pseudorabbia dei maiali e dei cinghiali e inoltre le malattie collegate a pecore mucche e cavalli, come la brucellosi confermata in molte località del Parco e a causa della quale si dovrebbero chiudere e bonificare i pascoli, ma non lo stanno facendo. Nel progetto Arctos, come le dicevo,  è stata redatta una relazione che è in mano alla Regione Abruzzo (che si dovrebbe occupare di questo, perchè le ASL dipendono dalla regione), con l’elenco di tutte le potenziali malattie degli animali domestici che possono danneggiare l’orso. Questa relazione è stata consegnata, ma non si è mosso nulla.

Località Fonte di Vico, 22 luglio 2012. Vitello morto fra le vacche in quarantena dopo gli episodi di tubercolosi

Località Fonte di Vico, 22 luglio 2012. Vitello morto fra le vacche in quarantena dopo gli episodi di tubercolosi

D.:Come giudica il fatto che pochissimi orsi hanno una diagnosi certa di morte?

L.B.: Per anni il Parco ha mandato le carcasse all’Istituto Zooprofilattico di Teramo che ha fornito referti spesso tardivi o inconcludenti sotto il profilo tecnico. Sembra evidente che finora sono mancate le competenze essenziali per poter fare delle necroscopie come si deve su un animale selvatico, perchè per la maggior parte degli orsi morti non abbiamo avuto referti convincenti.

Da anni noi abbiamo chiesto al Parco di fare un elenco dei laboratori di eccellenza in Europa ai quali inviare campioni di diverso tipo a seconda delle caratteristiche della morte dell’animale. L’unico risultato è che ora le carcasse vengono mandate a Grosseto invece che a Teramo. Mi sembra un risultato positivo ma piccolo e minimale rispetto a quello che si potrebbe ottenere, perchè i laboratori di eccellenza, in Italia e all’estero, ci sono.

D.:Potrebbe delineare uno scenario in cui la popolazione di orso marsicano cominci ad aumentare di numero?

L.B.: Perchè l’orso si salvi dall’estinzione devono avvenire due fatti: riduzione di mortalità originata dall’uomo all’interno del Parco e aumento dell’area di distribuzione al di fuori del Parco. Dentro al Parco un numero di orsi molto maggiore di quello attuale non può vivere, questo deve essere chiaro: il Parco è piccolo e la densità di orsi è già abbastanza alta. Quindi bisogna aumentare il numero di orsi all’interno del Parco, riducendone la mortalità, in modo che spingano al di fuori. E’ necessario che l’orso possa allargare l’areale in maniera stabile alla Majella, al Genzana, al Sirente Velino, ai Simbruini e poi a nord fino a colonizzare nuovamente l’Appennino.  Ma una volta usciti dal territorio del Parco d’Abruzzo però, non devono morire, soprattutto per bracconaggio e bocconi avvelenati che sono fra le azioni più criminali e vili che l’uomo possa compiere verso la natura.

D.:Quale invece lo scenario per l’estinzione dell’orso?

L.B.:Possiamo dire che al momento, se non si inverte la tendenza all’incuria da parte delle tante amministrazioni che proteggono l’orso a parole, ma non con i fatti, ci stiamo avviando verso una scenario in cui l’orso sarà presto estinto. Ma non è condannato, possiamo ancora salvarlo.

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  • stefano scrive:

    L’orso marsicano si salva in natura o non si salva…Se non si e’ capaci di implementare semplici ma efficaci misure di conservazione che spesso non richiedono nemmeno esborso di fondi ingenti come si puo’ solo pensare a investimenti sostanziosi e di lungo arco temporale ? Chi deve faccia il suo dovere (gli Enti locali, la Regione , il Parco) chiudendo le strade forestali in ambienti delicati , controllando lo stato sanitario del bestiame, rimuovendo il bestiame ed i cavalli bradi dal territorio del Parco, vengano istituite le aree contigue ai parchi si approvi il Piano del Parco…….sono tutti interventi politici ma sempre rimandati. Dove sono i sindaci del Parco ora…qual’e’ la loro opinione….?? Sembravano cosi appassionati e preoccupati per il destino del Parco 1mese fa quando si discuteva del nuovo presidente….ormai nominato (oggi) Carara non sono piu’ interessati poiche’ non hanno piu’ l’occasione di sponsorizzare un loro amico ?

  • Orlando Della Fonte scrive:

    per salvare l’orso non resta che la riproduzione coatta cosa che nessuno fa perchè non hanno soldi e ci sarà qualche buontempone che non è d’accordo e non ci guadagna ma io preferisco un orso semi domestico vivo che ad altro impagliato in un museo. I cinesi e americani hanno salvato l’impossibile gli italiani come in parlameno litigano e non fanno nulla.

  • adp scrive:

    ma il dr Fico di Grosseto non è lo stesso veterinario che fino a pochi anni fa lavorava all’izs di teramo occupandosi delle necroscopie dei selvatici orsi compresi? il passaggio a Grosseto l’ha reso competente o lo è sempre stato. Forse una carenza diagnostica andrebbe cercata anche analizzando altre concause come il pessimo stato di conservazione delle carogne conferite per gli esami autoptici o l’assenza quasi totale di informazioni anamnestiche e/o investigative nelle aree di ritrovamento, compiti non spettanti certo ai responsabili delle necroscopie.E’ come se in un caso di omicidio il compito di ritrovare l’assassino o l’arma del delitto spettasse solo al medico legale che si deve assumere tutte le colpe di un delinquente in libertà. basta con le strumentalizzazioni e pensiamo tutti a fare il nostro dovere possibilmente facendo gioco di squadra e non le prime donne.