Tra pochi giorni i parchi italiani vanno a congresso. Presso il parco regionale della Maremma, infatti, è convocato il congresso di Federparchi.
L’associazione che rappresenta parchi nazionali e regionali, riserve e aree marine protette, ma organizza anche altre amministrazioni o associazioni che gestiscono aree naturali protette, si riunisce a Granaio Lorenese, in località Spergolaia di Alberese (Gr) dal 29 maggio al 2 giugno.
Il leit motiv del congresso è: “tutelare la natura, promuovere la green economy, il contributo delle aree protette per rinnovare il Paese”.
La sfida è grande, il momento è difficile, anche se reso positivo dalla presenza di un ministro attento e competente, quale è Clini, e rafforzato dalla capacità ed efficacia di un direttore generale come Grimaldi.
Il momento resta comunque buio. Negli ultimi anni, infatti, pare essersi un po’ persa la spinta innovativa e propulsiva che 20 anni fa portò all’approvazione della Legge 394/91 ed all’istituzione di un gran numero di aree protette, portando l’Italia dal 3 alll’11% di territorio nazionale tutelato.
Basti pensare che in tutti questi anni ancora non si è riuscito ad equiparare gli amministratori dei parchi a quelli di altre amministrazioni pubbliche (quindi se un presidente deve fare una riunione o si mette in ferie o non può altrimenti parteciparvi) o al fatto che gli stanziamenti sono sempre diminuiti, o al fatto che il
personale dei parchi è fermo a numeri da prefisso telefonico e così
discorrendo…
Nonostante questo quadro sconsolante non sono mancati esempi di attività, iniziative, progetti che han fatto nascere vere e proprie “buone pratiche” nel campo dell’amministrazione pubblica. Alcune di queste sono nel campo della ricerca scientifica e della conservazione della biodiversità, altre nel campo della gestione della cosa pubblica, altre nella valorizzazione di una economia “soft o green”, come da anni ci insegnano Ermete Realacci e Fabio Renzi di Fondazione Symbola.
Credo davvero che per questo facciano bene a Federparchi a porre l’accento sulla green economy e sul contributo delle aree protette al bene dell’Italia.
Certo speriamo che la politica si accorga davvero del gran lavoro fatto e restituisca un po’ di attenzione alle cose da fare, molte ma anche non veramente difficili, per poter dare nuova linfa alle politiche di conservazione della natura e di aiuto all’ecosviluppo.
Molti problemi per i parchi, infatti, derivano da interpretazioni burocratiche e non continuità dei finanziamenti pubblici che, spesso, hanno portato praticamente all’agonia le aree marine protette o hanno prodotto impasse in importanti e gloriosi sistemi di aree protette regionali.
Basti pensare al vero e proprio blocco dell’Agenzia regionale per i parchi del Lazio, autentico gioiello e fiore all’occhiello del mondo dei parchi italiano, divenuta ormai l’ombra di se stessa. O alle complicate e a volte astruse modifiche di leggi regionali o tentativi di modifica di quella nazionale sui parchi.
L’augurio è che l’importante evento della Maremma possa davvero contribuire a dare nuova luce al lavoro dei parchi, degli enti di gestione, di presidenti e direttori, associazioni ambientalisti e “gente dei parchi”.
L’augurio che facciamo a Giampiero Sammuri, presidente uscente di Federparchi, presidente del Parco regionale della Maremma e prossimo presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, è quello di poter continuare l’importante e proficuo lavoro di ancora migliore messa in rete di tutte le migliori esperienze italiane in materia di conservazione ed educazione, di ecosviluppo e governance, cogliendo il contributo di presidenti ed ex presidenti, direttori e tecnici, studiosi ed appassionati di natura, per costruire una Federparchi sempre più forte e capace di visione del futuro. Ne hanno bisogno i parchi, ne ha bisogno il Paese.