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Evoluzione umana: cresce il cervello, più piccoli i denti

Ricercatori andalusi dell’Università di Granada hanno scoperto una curiosa caratteristica evolutiva degli appartenenti al genere Homo

Scritto da Leonardo Debbia il 05.04.2014

Secondo un loro recente studio, gli esseri umani sono gli unici primati, nel corso della loro storia, da 2,5 milioni di anni a questa parte, in cui le dimensioni dei denti è diminuita di pari passo con la crescita di dimensioni del cervello.

La chiave di questo fenomeno, di questo strano rapporto inverso di proporzioni, che gli scienziati chiamano ‘paradosso evolutivo’, potrebbe essere cercata e individuata nel modo in cui si è evoluta la dieta del genere Homo.

Evoluzione di Homo

A sinistra: Cranio OH5 di Paranthropus boisei in vista superiore e inferiore.
A destra: Cranio di Homo sapiens
(crediti: Università di Granada)

Prima digestio fit in ore – come già ben sapevano gli antichi romani – la prima digestione avviene in bocca; e così i denti diventano essenziali per la triturazione del cibo in piccoli pezzi.

La logica conseguenza sarebbe, pertanto che, se il cervello cresce in dimensioni, aumentando anche le esigenze metaboliche del corpo, analogamente dovrebbe crescere la dentatura.

Tuttavia, nell’evoluzione di Homo, questo non è stato il logico andamento che ci si sarebbe aspettati, secondo gli scienziati che, in proposito, hanno pubblicato recentemente un articolo sulla rivista BioMed Research International. Quindi, pienamente giustificato il giudizio espresso sopra di ‘paradosso evolutivo’.

“Questo impone che si debbano riconoscere i cambiamenti di rilievo che risultano utili al mantenimento di questa tendenza”, sottolinea l’autore principale dello studio, il ricercatore Juan Manuel Jimenez Arenas, del Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell’Università di Granada.

E un cambiamento di rilievo fu sicuramente quello della dieta che, con l’assunzione di una maggiore quantità di cibo animale, deve essere stata una delle chiavi di questo fenomeno. Il salto di qualità nella dieta di Homo, attraverso un maggior apporto di proteine animali, grassi e determinati oligo-elementi fu essenziale per il corretto funzionamento e lo sviluppo del cervello.

Un cervello più grande permetteva un maggior sviluppo sociale e culturale che, con il passare del tempo, portò al raggiungimento di importanti innovazioni tecnologiche. Per convalidare questa teoria i ricercatori hanno valutato la relazione tra la dimensione dei denti premolari ed il volume dell’endocranio in una vasta serie di primati, tra i quali sono stati individuati i principali rappresentanti fossili di Homo.

“Prima che iniziassimo lo studio, era ormai ben noto che, riguardo tutta l’evoluzione umana, le dimensioni dei denti diminuivano mentre le dimensioni del cervello aumentavano. Decidemmo che si trattava di due tendenze evolutive opposte, che erano rimaste collegate per 2,5 milioni di anni, da quando i nostri primi antenati, appartenenti al genere Homo, fecero la loro comparsa sulla scena evolutiva”, dichiara Jimenez Arenas.

Gli autori dello studio tengono conto anche delle modifiche alla inattivazione del gene MYH16, il gene legato alla muscolatura temporale, che cominciò a diminuire di dimensioni circa 2,4 milioni di anni fa. Questo cambiamento genetico avrebbe eliminato un grosso ostacolo per l’accrescimento del cervello, dato che una muscolatura ipertrofica avrebbe impedito lo sviluppo della scatola cranica.

Al tempo stesso, è stato analizzato il rapporto con l’inattivazione del gene SRGAP2, il gene che aiuta l’evoluzione della neocorteccia e che gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello umano.

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