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Opportunity e Curiosity concordano sulla presenza di acqua su Marte

Scritto da Annalisa Arci il 24.01.2014

Il rover della NASA Opportunity è atterrato su Marte nel gennaio del 2004, ben otto anni prima dell’arrivo di Curiosity. Dopo anni di esplorazioni gli scienziati stanno raccogliendo e confrontato i dati per avere un’idea precisa ed univoca della geologia e della topografia marziana.

Superato ormai l’equivoco di settembre, quando i primi dati inviati a Terra da Curiosity (e poi smentiti dai dati successivi) sembravano escludere la presenza di metano  – e quindi, con buona probabilità quella della vita – oggi le informazioni rilasciate da entrambi i rover raccontano una storia ben diversa. In particolare, la missione in atto sta mostrando che c’è acqua nelle rocce situate sul bordo del Cratere Endeavour sia prima che dopo l’antico impatto che lo formò. 

Immagine del Mars Exploration Rover Opportunity, (Credit: NASA/JPL/Cornell University).

Per buona parte dell’anno sarà inverno su Marte, ed Opportunity cercherà di sopravvivere muovendosi poco, e concentrando le attività su alcune indagini ben mirate nelle vicinanze del suo sito (il Murray Ridge). Per quanto riguarda Curiosity, entro l’estate 2014, dovrebbe raggiungere finalmente le Murray Buttes, una zona racchiusa tra dune di basalti e sabbia per poi salire verso le rocce ricche di argille ai bordi della montagna situata al centro del Cratere Gale.  

Vediamo nel dettaglio cosa sappiamo dell’acqua che travolse questa regione prima della formazione del cratere Endeavour. Si trattava di bacini quasi neutri e leggermente acidi, che sarebbero stati più ospitali per la vita microbica rispetto all’acqua che ha iniziato a scorrervi dopo l’impatto. Questo sostengono  Raymond Arvidson e colleghi nello studio pubblicato su Science questa settimana. La loro scoperta cade proprio nel decimo anniversario dell’atterraggio di Opportunity sul Pianeta Rosso (25/01/2004 – 25/01/2014), e si aggiunge ad un crescente corpo di dati ottenuti dal rover Curiosity, progettato proprio per valutare l’abitabilità di Marte.

Arvidson e colleghi hanno spiegato che i dati del Mars Reconnaissance Orbiter avevano indicato la presenza di ferro – e di minerali argillosi ricchi di alluminio in una zona al bordo del cratere Endeavour. Così Opportunity si è recato in quella zona, formatasi più di 3,7 miliardi di anni fa, per indagare la fonte di questi minerali e, soprattutto, la loro importanza per valutare una possibile presenza, in passato, di forme di vita microbiche. Come è noto, il concetto di abitabilità è infatti connesso con la presenza di acqua (si tratta, naturalmente, di una condizione necessaria ma non sufficiente per innescare quelle complesse reazioni biochimiche che portano alla formazione di organismi viventi).

Opportunity ha raccolto campioni di Matijevic, una formazione geologica o, meglio, un raggruppamento di rocce a grana fine stratificate e arricchite da minerali argillosi. I ricercatori ne hanno analizzato le venature e le fratture riuscendo a datare questa formazione rocciosa: si tratta della  più antica rocce marziana fino ad ora rinvenuta, la prima testimonianza, in ordine temporale, dell’attività dell’acqua che Opportunity non aveva ancora incontrato.

A differenza delle rocce più giovani che si trovano in cima alla formazione Matijevic, e che contengono la firma di acque molto salate, qui l’acqua altamente acida avrebbe reso la vita un fenomeno quasi impossibile, mettendo alla prova anche i più resistenti microrganismi estremo fili. Al contrario, queste rocce più antiche sono associate a condizioni più miti che sarebbero state più favorevoli alla vita o, in generale, alla chimica prebiotica. L’indagine comparativa dei risultati dei due rover suggerisce che l’acqua, con differenti valori di pH, scorreva in questa regione di Marte prima e dopo la formazione del cratere Endeavour.

Paper di riferimento:

R.E. Arvidson, et alii., Ancient Aqueous Environments at Endeavor Crater, Mars, in Science, 343, doi: 10.1126/science.1248097. 

 

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