Il corvo imperiale è tornato a nidificare nel Parco dei Monti Sibillini. Questo magnifico uccello, presente nelle più antiche mitologie giapponesi, cinesi, nordeuropee e dell’antica Grecia, si era estinto circa un secolo fa nell’appennino marchigiano e torna oggi a nidificarvi grazie alle politiche di conservazione del Parco dei Monti Sibillini, istituito nel 1993.
Il Direttore Franco Perco ha salutato “con gioia il ritorno del Corvo imperiale, quale nuovo testimone del difficile cammino verso la ritrovata naturalità”.
“Il ritorno di questo splendido animale” ha dichiarato Perco a Gaianews.it, “è un passo avanti per la mission del Parco. Molti visitatori,” continua Perco, “vengono nel Parco cercando un luogo in cui fare sport, oppure si comportano come se si trovassero in un parco cittadino. Invece un’area protetta è qualcosa di più: un luogo in cui tornare a contemplare il Mistero della Natura”.
I due corvi sono stati avvistati in un’area rupestre del settore occidentale del Parco da Massimo Dell’Orso, collaboratore dell’ente. Successivamente la sua presenza è stata confermata anche da altri faunisti del Parco.
Il corvo imperiale, originario dell’Eurasia, sfruttò il ponte di terra dello stretto di Bering formatosi durante le ere glaciali del Pleistocene per colonizzare anche il Nord America: si tratta quindi di uno dei pochi animali (fra gli altri vi sono ad esempio l’alce, il lupo e l’orso bruno) ad essere presente in ambedue i continenti senza esservi stato importato dall’uomo.
In Italia il numero di corvi imperiali è assai diminuito nell’ultimo secolo, a causa della perdita dell’habitat e della persecuzione da parte dell’uomo, soprattutto attraverso l’uso dei veleni.
In realtà il corvo non è affatto una specie “nociva”, ma è invece molto utile in quanto, nutrendosi prevalentemente di carogne, svolge nell’ecosistema, al pari degli avvoltoi, il ruolo di “spazzino”, contribuendo anche a prevenire la diffusione di epidemie.
I corvi sono animali molto intelligenti, riproducono con estrema facilità versi di altri animali e anche frasi intere che ascoltano dagli uomini.
Sono animali monogami e una volta scelto il proprio compagno trascorrono insieme l’intera vita. Maschio e femmina hanno un rapporto paritario, ossia non è sempre il maschio ad avere un ruolo dominante.
I corvi comunicano fra di loro con una vasta gamma di suoni: se uno dei due componenti la coppia non riesce a trovare il suo compagno, comincia a riprodurre il richiamo del compagno disperso per farlo tornare.
Il Corvo imperiale si è diffuso nuovamente nell’Appennino Abruzzese a partire dalla metà degli anni ’90, a seguito di un intervento di reintroduzione realizzato dal CFS nel gruppo del M. Velino, mentre nell’Appennino umbro-marchigiano la sua presenza era stata segnalata da Magrini nel 2007, in un sito della media Valnerina.
Per quanto riguarda le Marche, invece, la segnalazione di questi giorni costituisce la prima notizia ufficiale di riproduzione del maestoso corvide.
I corvi imperiali sono caratterizzati da una naturale riservatezza: per questo non è facile avvistarli, anche perché nidificano su pareti rocciose e scoscese. Il nido, a meno che non intervengano cause esterne, resta lo stesso per tutta la vita di una coppia e viene “restaurato” ogni anno con nuovi rametti.
Il loro volo è simile a quello dei rapaci: sono soliti descrivere ampi cerchi nel cielo in cerca della preda e poi scendere in picchiata per risalire repentinamente.
Nella mitologia norrena il corvo aveva un ruolo di spicco: Huginn e Muninn erano due corvi del dio Wotan. Il dio ogni mattina li lasciava liberi di volare nel mondo; alla sera, quando tornavano da Wotan, i due corvi si mettevano sulle sue spalle e sussurravano nelle sue orecchie ciò che avevano visto.
Da oggi, allo stesso modo, i visitatori del Parco dei Monti Sibillini potranno camminare rispettosamente nel Parco in attesa che, forse, questa mitologica presenza si sveli loro, mostrando uno squarcio di quel Mistero a cui tutti, più o meno consapevolemente, aneliamo.
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Bella la leggenda di Odino e dei suoi corvi !