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Parco dei Monti Simbruini: l’orso marsicano c’è

Ad oggi, secondo gli esperti, è molto probabile che nell'estate 2012 due individui abbiano frequentato il comprensorio Simbruini – Ernici in quanto due osservazioni sono avvenute in posti distanti in un lasso di tempo molto vicino

Scritto da Federica di Leonardo il 21.12.2012

L’orso marsicano vive solo nell’Appennino centrale, con una popolazione di circa 40 individui concentrata principalmente nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.  La popolazione è ad altissimo rischio di estinzione a causa soprattutto del bassissimo numero di individui, del fatto che sono concentrati in un’area piccola per le esigenze della specie (un’alta densità corrisponde a un altissimo rischio di epidemie, per esempio) e della mortalità indotta dall’uomo. Perchè l’orso marsicano continui ad abitare le montagne del nostro Appennino è necessario che torni a colonizzare anche altri territori, il cosiddetto areale periferico, che va dal Matese,* nel nord del Molise, fino ai Sibillini, nel sud delle Marche e dell’Umbria. Una buona notizia  in questo senso arriva in queste settimane dal Parco dei Monti Simbruini e dai limitrofi Monti Ernici, dove da quest’estate gli avvistamenti di orso si sono fatti sempre più frequenti e da luglio non si sono mai arrestati fino a pochi giorni fa.

Orso Ernico  Foto: Francesco Culicelli

 La storia dell’orso Ernico, così ribattezzato da coloro che l’hanno avvistato più volte prendendo il nome dai Monti Ernici, ha fatto mobilitare il personale del Parco dei Monti Simbruini e la Regione Lazio. Infatti per salvare l’orso marsicano, nel 2007 il Ministero dell’Ambiente, con la consulenza scientifica dell’ISPRA, dell’Università La Sapienza e del CFS, ha redatto uno speciale piano d’azione, il PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), proprio per indicare alle diverse istituzioni territoriali (regioni, province, aree protette e altre) le linee d’intervento per la tutela dell’orso e coordinarle.

Inoltre la Regione Lazio nel 2008 ha istituito un’apposita rete regionale di monitoraggio dell’orso marsicano con l’obiettivo di standardizzare la raccolta di dati sul campo e creare un efficience sistema di allerta in caso di presenza insieme al CFS e a gruppi di volontari appositamente formati.  Ora che la presenza dell’orso sui Monti Simbruini ed Ernici sembra essere più frequente, la sorveglianza da parte del personale del Parco e del CFS si è fatta più intensa e la Regione ha già attivato un tavolo per collaborare con i cacciatori ad un migliore monitoraggio del territorio.

Ad oggi, secondo gli esperti,  è molto probabile che nell’estate 2012  due individui abbiano frequentato il comprensorio Simbruini – Ernici in quanto due osservazioni sono avvvenute in posti distanti in un lasso di tempo molto vicino.

L’attenzione delle istituzioni è stata ottenuta anche grazie ad una relazione redatta da un appassionato naturalista, il signor Gaetano De Persiis, che ha dimostrato attraverso fotografie di orsi, come siano almeno 3 gli orsi che dal 2005 hanno frequentato il comprensorio Simbruini – Ernici. 

 Il Direttore del Parco Regionale Monti Simbruini, dott. Alberto Foppoli, in considerazione dell’importanza attribuita alla presenza della specie, ha dato mandato al personale tecnico e di vigilanza di impegnarsi al massimo per la verifica dei segni di presenza e per scongiurare qualsiasi episodio di bracconaggio all’interno dell’area di propria competenza.

Il Direttore, insieme  al Commissario Dott. Maurizio Lucidi, evidenziano come la presenza dell’orso rappresenti il fiore all’occhiello per un Parco appenninico non solo da un punto di vista naturalistico sottolineando come gli sforzi di tutela e conservazione vengono alla fine premiati, ma anche da un punto di vista turistico e di visibilità, creando un ritorno economico anche per le popolazioni locali.

 Ilaria Guj, biologa e guardiaparco del Parco dei Monti Simbruini che da anni studia l’orso marsicano, ci ha spiegato che la Regione Lazio, nella fase di definizione dei protocolli di monitoraggio su scala regionale, ha creato uno speciale database che raccoglie tutti i segni di presenza di orso dagli anni ottanta a oggi; sulla base di questi dati l’area interessata dalla presenza dell’orso è stata divisa in zone a minore e maggiore frequentazione nelle quali si attuano diversi tipi di monitoraggio. Il protocollo regionale permette anche il coordinamento fra il Parco dei Simbruini e la vicina Riserva della Duchessa, anche questa interessata dalla presenza dell’orso.

 Ma perchè si segue la presenza dell’orso con tanta attenzione? Ciò che ci si augura è che la presenza diventi stabile fuori dall’area centrale, cioè, come ci ha spiegato Luca Tarquini, che una femmina arrivi a riprodursi in questi nuovi territori. Fino ad oggi secondo Tarquini questo non è mai successo perchè le femmine d’orso, per loro natura, tendono ad essere molto stanziali (non a caso il termine scientifico che indica questo comportamento è “filopatria”, letteralmente “amore per la propria terra”), a differenza dei maschi, e la pressione della popolazione sorgente, cioè quella  all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, non è stata sufficiente a spingere delle femmine a emigrare. E’ per questo che mentre l’areale periferico si prepara all’arrivo di nuovi orsi è importante che le azioni di conservazione nel Parco Nazionale d’Abruzzo non diminuiscano di intensità.

Se si dovesse registrare un evento riproduttivo fuori dall’area centrale, per esempio proprio nella zona Ernici – Simbruini, dovrebbero scattare delle misure di conservazione temporanee straordinarie atte a minimizzare qualsiasi possibile disturbo (per esempio chiusura di alcune strade ai mezzi motorizzati oppure sospensione temporanea di alcune attività selvicolturali o ricreative e altro). La sorveglianza da parte di guardiaparco e CFS, già adesso molto alta, dovrebbe essere intensificata ancor di più.

Un altro tipo di sorveglianza riguarda gli aspetti sanitari, soprattutto in relazione alle interazioni con il bestiame domestico. Il progetto europeo LIFE ARCTOS sta già lavorando in questa direzione, con azioni rivolte ad un monitoraggio sanitario più efficiente del bestiame domestico e ad una maggiore mitigazione del conflitto con gli agricoltori e gli allevatori.

 

Ultima correzione 28/12/12 ore 10,43.  Nella definizione di areale periferico sostituite le Mainarde con il Matese. 

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  • massimo scrive:

    un coordinamento interregionale sarebbe la cosa migliore per non rischiare la consanguineità o portare un esemplare femmina narcotizzato in questi luoghi per elevare il tasso di biodiversità ed evitare rapporti consanguinei .

  • Ettore Di Masso scrive:

    Perchè non sviluppare un programma di conservazione ex-situ, ad esempio portando una o due femmine di orso marsicano dal PNALM ai monti Simbruini?

  • stefano scrive:

    sarebbe un sogno…una coppia riprodruttrice nei nostri monti…ma soprattutto è vitale,fondamentale,importantissimo….che la specie riesca a colonizzare stabilmente nuovi territori