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I venti anni dei parchi e la conservazione della fauna selvatica

Scritto da Daniele Valfré il 28.11.2011

Si è svolto giovedì scorso a Roma, presso il parco dell’Appia Antica,  l’incontro “1991-2011 – Conservazione  e gestione della fauna a vent’anni dalla legge quadro 394: risultati e prospettive”, organizzato dall’Associazione 394, in collaborazione con le Associazioni di categoria Aidap (Associazione dei direttori e funzionari delle aree protette), Aigap ( Associazione italiana guardiaparco)  e Aigae ( associazione italiana guide ambientali) che operano nel mondo delle Aree Protette.

Fra pochi giorni si celebreranno i venti anni della Legge Quadro sui parchi. Legge che alla fine degli anni 80 tanti di noi auspicavano per salvare e rilanciare il patrimonio naturale italiano (solo il 3% del territorio era protetto) allora in serio pericolo da speculazioni, cementificazioni, lottizzazioni. Nella sala conferenze del Parco dell’Appia giovedì scorso erano presenti una cinquantina di persone,rappresentanti del personale del parco, sempre gli stessi di quegli anni 80; tra noi qualcuno di quelli che scrissero quella legge.

Fra questi Gianluigi Ceruti, uno dei padri fondatori della legge quadro, non potendo essere presente, ha inviato un messaggio nel quale ha ricordato l’assoluta valenza della legge che pur bisognosa di aggiustamenti, oggi è oggetto di vigorose proposte di modifica che  potrebbero comportarne l’indebolimento.

La Legge Quadro e successivamente gli adempimenti comunitari hanno fatto fare, negli anni, un notevole balzo in avanti al numero di aree protette presenti sul territorio.  Ma la politica e la burocrazia,  alla fine l’hanno fatta da padrone rendendo inapplicate alcune parti di fondamentale importanza della legge come la redazione della Carta della Natura o l’istituzione delle Aree Contigue. Anche il Piano del Parco ed il Regolamento, strumenti fondamentali previsti dalla 394 per il buon funzionamento dei parchi, sono stati inapplicati in moltissime aree protette italiane così come affermato anche  dal vicepresidente del WWF Italia, Raniero Maggini.

I parchi spesso sono fatti da uomini che lavorano nell’ombra, fedeli alla loro mission.  Uomini come Guido Tosi, recentemente scomparso, ricordato con un minuto di silenzio. Tosi è stato, professore associato di zoologia presso l’Università degli Studi dell’Insubria, esperto in biologia e gestione della fauna selvatica, coordinatore di progetti nazionali ed internazionali di conservazione e pianificazione ambientale. Con lui sono stati ricordati tutti quei professionisti che hanno perso la vita lavorando all’interno dei parchi per i parchi, in particolare i guardiaparco.

Tanti passi sono stati fatti in avanti e sicuramente la situazione di parchi, di fauna e flora è in molti casi a buoni livelli di conservazione, ma ad oggi ci ritroviamo ancora con i problemi di sempre, sia a livello  gestionale  che di comunicazione della mission dei parchi alla gente.

Elio Tompetrini, presidente dell’Associazione 394, ha così introdotto numerosi interventi di direttori, tecnici e naturalisti delle aree protette nazionali e regionali di tutta Italia che si sono incentrati sui problemi del controllo della fauna selvatica e degli indennizzi ad allevatori e coltivatori, sulla conservazione dell’orso bruno con il progetto LIFE Arctos, su diversi progetti di reintroduzione tra i quali quello del camoscio appenninico nel Parco Nazionale Monti Sibillini.

Nino Martino, Presidente di AIDAP, Associazione Italiana dei Direttori dei Parchi e delle Aree Protette, ha ricordato come questi 20 anni non siano passati invano, ma al tempo stesso come oramai sia inevitabile la riforma della 394, recentemente approdata in Commissione Ambiente del Senato. L’occasione del ventennale, secondo Martino, può essere sfruttata per creare una rete con lo scopo di scambiare informazioni, esperienze e conoscenze e  bisogna lavorare in maniera coordinata perchè nasca l’orgoglio di appartenere alle aree protette ed evitare di essere ridotti solo ad un pezzo di pubblica amministrazione.

Il presidente dell’AIGAP, Associazione Italiana Guardie dei Parchi e delle Aree Protette, Alberto Dominici, ha illustrato i molteplici aspetti che caratterizzano il profilo professionale dei Guardiaparco italiani: non solo la vigilanza e la repressione dei reati, ma anche il monitoraggio e la gestione delle specie di fauna e flora, fra le attività più importanti finalizzate alla conoscenza e alla conservazione.

Dominici ha ricordato che la figura del guardiaparco è attualmente disciplinata da numerose leggi regionali, non omogenee tra loro, e che in un ottica di riforma della 394 dovrebbe essere invece ben presente all’interno della legge quadro, tra gli operatori della vigilanza previsti all’interno delle aree protette.

Alla luce dei fatti qualcosa non ha funzionato nella comunicazione con le istituzioni, sorde a certi temi e con i nostri amministratori locali intenti a gestire la “cosa pubblica” senza progetti lungimiranti. Ma anche con la gente comune che di certo non ha affollato la sala convegni per sentir parlare dei parchi, un bene comune.

Ancora oggi ci sono sindaci che chiedono l’abrogazione della legge istitutiva di un parco per “poter meglio amministrare” il territorio e le sue risorse prediligendo un tipo di sviluppo che poco ha a che fare con la conservazione dell’ambiente e favorisce gli affari di pochi a scapito della comunità; sindaci, politici e comunità di cittadini che ancora credono alla favola del “circo bianco” sulle montagne investite dallo scirocco e dalla mancanza cronica di neve, politici che tentano di aprire sempre di più al mondo venatorio fintanto che in Lombardia pensano si possa “cacciare nei parchi”ed in Piemonte a riaprire la “lotta ai nocivi”: cacciare il lupo.

Malgrado gli sforzi in questi venti anni è mancato qualcosa.
Oggi però è importante esserci, per confrontarci sul futuro dei parchi, sui prossimi venti anni.
Il prossimo appuntamento è tra pochi giorni a Roma, il 6 dicembre, per l’anniversario del ventennale della legge 394/91 con un convegno organizzato da Federparchi.

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  • Stefano Orlandini scrive:

    …assolutamente d’accordo con l’intervento precedente. Mi rendo conto che e’ piu’ facile “conservare” 1 milione di ettari disabitati in Alaska che 1000 ettari sulle nostre montagne ma il ruolo fondamentale dei Parchi e delle aree protette resta la conservazione…a maggior ragione in un paese sovrappopolato e gia’ sfregiato pesantemente dalla peggior speculazione!

  • francesco mantero scrive:

    Sono contento che si sia parlato di parchi e ambiente in un momento in cui tutto è incentrato sull’ economia e la sua crisi, quasi fosse un tema avulso da strette connessioni con l’ambiente.
    la 394 ha fatto il suo tempo secondo alcuni, ma occorre stare molto attenti in tempi in cui si vuole affermare un pensiero “laico” in tema ( in contrapposizione a quello “dogmatico-ambientalista”), che può voler dire “meno legacci, più ambientalismo del fare”. Le aree protette ( solo alcune di loro, in realtà), data la loro relativa “integrità” costituiscono la nuova frontiera per appetiti di ogni sorta e su questo dobbiamo ribadire il loro ruolo principale che è ( mi dispiace per qualcuno): CONSERVARE. Forse è un concetto vecchio e superato, reazionario, “conservatore” ma, parliamoci chiaro, che cosa resta del “Bel Paese” dopo l’ ultimo quarantennio di “sviluppo” se non questi fragili lacerti di territorio non “valorizzato”, da custodire gelosamente ?