Gaianews

Perchè i Vichinghi abbandonarono la Groenlandia?

Scritto da Leonardo Debbia il 15.06.2022

Uno degli enigmi rimasti insoluti nella storia del tardo Medio Evo riguarda la ragione che agli inizi del XV secolo spinse i Vichinghi – dal 985 stabilitisi in numerosi insediamenti nella parte più meridionale della Groenlandia – ad abbandonare, anche piuttosto rapidamente, l’isola.

L’opinione più diffusa tra gli storici era che il raffreddamento del clima, conosciuto come Piccola Era Glaciale, avesse contribuito, a causa del notevole calo delle temperature medie, a rendere insostenibile la permanenza dei gruppi umani in quelle regioni.

vichinghi-groenlandia

Oggi, una nuova ricerca condotta dall’Università del Massachussets Amherst, ribalta questa vecchia teoria, ipotizzando che a provocare l’esodo dei Vichinghi dalla Groenlandia sia stata invece l’eccessiva aridità dei suoli provocata dal cambiamento climatico.

Quando, nel 985, i Vichinghi si erano stabiliti in Groenlandia, avevano ripulito dalla vegetazione selvatica quei suoli resi duri dalla severa rigidità del clima e avevano piantato erba per il pascolo del loro bestiame, ottenendo quindi una terra più fertile e una folta copertura erbacea.

La popolazione dell’ Eastern settlement o insediamento orientale – come era stata chiamata quella porzione di isola – raggiunse in breve tempo un picco di 2000 abitanti, che ebbe però vita breve, perchè circa 400 anni dopo crollò abbastanza rapidamente e apparentemente senza alcuna spiegazione.

Per decenni, antropologi, storici e scienziati di varie discipline ritennero che la fuga da questa isola fosse stata causata dall’inizio della Piccola Era Glaciale, un periodo di clima eccezionalmente freddo, manifestatosi in particolare nel Nord Atlantico, che, secondo gli studiosi, aveva reso insostenibile la vita e l’agricoltura in Groenlandia.

Tuttavia, come sottolinea Raymond Bradley, docente di Geoscienze presso l’Università del Massachussets Amherst e autore della ricerca, “prima di questo studio non avevamo dati concreti forniti dal sito degli insediamenti vichinghi. E questo costituiva quindi un problema e una fonte di varie ipotesi, tutte da dimostrare”.

Il team di Bradley prese allora a ricostruire le temperature storiche succedutesi in Groenlandia per collegarle all’evoluzione climatica di quella regione in quel lontano periodo e lo fece attraverso l’ esame delle carote di ghiaccio prelevate a 2000 metri di altitudine e a 1000 chilometri a nord dell’antico insediamento vichingo.

Da un lago chiamato Lake 578, adiacente ad un’ex-fattoria vichinga e vicino ad uno dei più grandi gruppi di fattorie dell’ Eastern Settlement furono estratti, in tre anni di prelievi, diversi campioni di sedimenti con cui furono ricostruite le variazioni climatiche degli ultimi 2000 anni.

“Nessuno aveva mai studiato questo luogo prima di noi”, afferma Boyang Zhao, ricercatore associato presso la Brown University del Rhode Island, USA e autore leader dello studio.

Tramite le analisi di quei campioni di 2000 anni sono stati identificati due rilevanti marcatori: uno è un lipide noto come BrGDGT, che può essere utilizzato per le variazioni della temperatura.

“Essendo in possesso di una documentazione sufficientemente completa, è possibile collegare direttamente le strutture mutevoli dei lipidi al cambiamento della temperatura”, afferma Isla Castaneda, docente di Geoscienze all’Università del Massachussets, Amherst.

Il secondo marcatore, derivato dal rivestimento ceroso sulle foglie delle piante, con cui si può determinare la velocità della perdita d’acqua per evaporazione nelle erbe e in altre piante impiegate per allevare il bestiame, è un indicatore preziosissimo per stabilire quanto fossero asciutte le condizioni climatiche.

“Abbiamo così scoperto che, mentre la temperatura non era cambiata di molto nel corso dell’insediamentto vichingo nel Sud della Groenlandia, il clima era divenuto notevolmente più secco”, sostiene Zhao.

Per poter continuare a vivere secondo le consuete condizioni, gli agricoltori avevano evidenti necessità di poter nutrire il bestiame e l’aridità del clima, aggiunta ad una più frequente copertura di neve, non glielo consentiva in maniera adeguata.

Una prolungata situazione di questo genere, forse unita anche a pressioni sociali, avrebbe potuto sicuramente rompere l’equilibrio di quegli insediamenti quel tanto che bastava per rendere insostenibile la permanenza sull’isola.

Si tratta, come si può facilmente intuire, dell’ennesima dimostrazione, ove ce ne fosse il bisogno, di quanto le situazioni ambientali possano influenzare l’esistenza di una società umana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA