Il ministero degli Esteri dell’Unione Europea ha deciso, lunedì 18 febbraio, di prorogare per altri tre mesi la sanzione d’Embargo, in vigore dal 2011, contro la Siria.
Saranno previste però alcune modifiche “al fine di poter dare assistenza e protezione maggiore ai civili” sostiene il verbale di riunione Ue. Questi tre mesi sembra saranno decisivi per comprendere se e come l’embargo siriano possa essere modificato.
Il provvedimento più duro è stato applicato sull’importazione di petrolio e di armi. Nonostante ciò, tale sanzione non ha impedito l’enorme massacro di civili avvenuto in Siria, avviato con la Primavera araba.
L’osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH) ha dichiarato, infatti, che i morti registrati a Luglio 2012 si aggiravano intorno ai 17.012.
Nella realtà, l’embargo non è stato un provvedimento rispettato globalmente e molti paesi continuano tutt’oggi a vendere armi alla Siria. La Russia è il primo esportatore mondiale di armi per il regime, mentre il Quatar e l’Arabia Saudita sostengono militarmente gli insorti.
La decisione di ieri di mantenere l’embargo non è stata facile.
Alcuni Stati, guidati dal Regno Unito, sostenevano la necessità di mitigare di molto la sanzione alla Siria, al fine di aiutare l’opposizione al regime in modo diretto, con l’invio di “attrezzature non letali”- quali radar, tecnologie per intercettare le comunicazioni del regime, visori notturno o caschi.
L’Inghilterra ha sostenuto infatti la tesi per cui l’Unione europea dovrebbe avere il mandato di sostenere l’opposizione al regime di Assad.
Gli altri Stati membri si sono però mantenuti scettici, ribattendo che l’Unione europea dovrebbe anche, al contempo, lavorare per contrastare la diffusione delle armi all’interno di gruppi Jihadisti, presenti tra i combattenti.
Soluzione non facile da trovare, quindi.
Terza opzione, emersa dalla riunione Ue, è stata quella di limitare o mitigare l’embargo. Oggi, infatti, tale provvedimento non colpisce solo il mercato delle armi, ed è quindi vietato esportare armi offensive o difensive, ma colpisce anche scambi innocui come pezzi di ricambio di macchine e utensili.
La Francia si è subito opposta, in modo drastico, contro il termine dell’embargo siriano, ritenendo necessario guidare la Siria ad una risoluzione pacifica del conflitto, evitando il supporto armato all’opposizione, non eliminando così una possibilità di dialogo con il regime.
Un’apertura verso questa via pacifica sembra esserci stata alla fine di Gennaio, quando il capo dell’opposizione siriana, Ahmed Moaz al-Khatib, ha dichiarato di “ essere pronto a dialogare con i membri del regime, che non si siano macchiati le mani con il sangue”.
Questa affermazione è stata accolta ed incoraggiata anche dal ministero degli affari esteri dell’Unione europea nella riunione svoltasi lunedì, in vista di un “Futuro senza Assad”.
Va compreso meglio se questa mitigazione del provvedimento d’embargo possa favorire o meno una risoluzione pacifica.
In questi tre mesi che passeranno l’unione Europea cercherà di capire la cosa migliore da fare, e con quali condizioni revocare, seppur parzialmente, l’embargo alla Siria.