Il governo Indiano è infuriato con la controparte italiana per il mancato rispetto dell’accordo che prevedeva il rientro dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, dopo il permesso accordato per partecipare alle elezioni nazionali. Uno scacco matto del governo italiano che potrebbe avere delle conseguenze assai negative nei rapporti già compromessi tra i due stati, come ha affermato lo stesso premier indiano Manmohan Singh. Di fronte al parlamento il primo ministro indiano ha lanciato un avvertimento: “se le autorità italiane non manterranno la parola ci saranno gravi ripercussioni nelle nostre relazioni”.
Ambasciator non porta pena, o forse si?! Il nostro ambasciatore New Delhi, Daniele Mancini è il primo a pagare le conseguenze della decisione arbitraria del nostro governo. Mancini sarebbe stato “invitato” a non lasciare il Paese senza autorizzazione. L’invito della Corte Suprema Indiana suona più come un vero e proprio obbligo. Gli aeroporti indiani sono infatti in stato di allerta e hanno l’onere di bloccare l’ambasciatore italiano qualora decidesse di abbandonare il paese. Mancini, che lunedì ha consegnato personalmente alle autorità indiane la nota verbale con la quale il governo italiano informava della propria decisione arbitraria di trattenere i due marò in patria, è adesso “ostaggio” della giustizia indiana. Dalle prime indiscrezioni emerge che l’ambasciatore dovrà restare in India almeno fino alla prossima udienza sul caso dei due militari italiani, fissata martedì 19. Prima delle elezioni, lo stesso Mancini aveva fornito alla Corte Indiana una garanzia scritta sul rientro in India dei due fucilieri di marina.
E adesso cosa pensa di fare il governo italiano? Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha rivolto un appello a India e Italia affinché risolvano pacificamente i contrasti legati alla vicenda dei due militari, auspicando il pieno rispetto del diritto internazionale. Ma di quale diritto internazionale parlerà mai? Facendo riferimento allo ius gentium l’Italia afferma che spetta al nostro governo l’onere di processare i due militari; dal canto loro adesso gli indiani ricordano che il principio di base nel diritto internazionale è quello di rispettare gli impegni presi. Giovedì davanti all’ambasciata italiana a New Delhi gli indiani hanno sfilato chiedendo al governo di Roma di essere responsabile e di “conservare la propria dignità”.