Gaianews

Etichette alimentari: Traffic Light, il nuovo ‘sistema a semaforo’ tra critiche e polemiche. Intervista all’esperto.

Scritto da Elisa Corbi il 11.02.2014

I cibi che assumiamo ogni giorno hanno diverse caratteristiche in termini di nutrienti e l’unico modo che il consumatore ha per orientarsi è quello delle etichette alimentari.
Il Regno Unito ha introdotto lo scorso giugno un sistema volontario di etichettatura degli alimenti (front-of-pack labelling) che prevede oltre alle indicazioni nutrizionali, informazioni sulle percentuali di sale, zuccheri, grassi e acidi grassi saturi in rapporto ai consumi giornalieri massimi accettabili 1 (riferiti ad una persona adulta) ricorrendo ai colori verde, giallo, e rosso. Quest’ultimo colore viene utilizzato quando le percentuali dei diversi nutrienti superano i consumi raccomandati.  Il nuovo sistema denominato “Traffic Light” (sistema a semaforo), punta a stimolare nei consumatori una scelta consapevole di alimenti più sani in rapporto alle proprie esigenze nutrizionali. Il provvedimento però, sta suscitando polemiche perché penalizzerebbe i prodotti tipici italiani.

Gaianews.it ha intervistato sull’argomento il dottor Maurizio Ferri, componente del Consiglio Direttivo SIMeVeP (Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva).

Traffic light

Domanda: Dottor Ferri, il sistema a semaforo (verde, giallo e rosso) sulle etichette degli alimenti, proposto dall’UK, produce realmente dei cambiamenti positivi nelle scelte dei consumatori?

Maurizio Ferri: “Bisogna premettere che il sistema a semaforo inglese costituisce una delle varie iniziative promosse dal Governo per la riduzione dell’obesità e miglioramento della dieta nella popolazione. Il Dipartimento della Salute lavora in collaborazione stretta con l’industria alimentare attraverso il cosiddetto Responsibiity deal  (Accordo di responsabilità), il cui obiettivo comune è di ridurre l’apporto di calorie, sale e acidi grassi saturi attraverso la dieta. Infatti si stima che nel Regno Unito il 61.3% degli adulti ed il 30% dei bambini di età compresa tra  2 e 15 anni sono in sovrappeso ed hanno un rischio maggiore di contrarre patologie correlate quali il diabete di tipo 2, le malattie cardiache ed alcuni tipi di tumori, patologie che pesano in termini economici e sociali sul sistema sanitario inglese.

Il “traffic light labelling” è supportato da evidenze scientifiche raccolte nell’ambito di studi e ricerche il cui obiettivo è stato quello di valutare gli effetti prodotti sulle scelte dei consumatori. Un aspetto importante da considerare è che i consumatori possono essere disorientati nella scelta dei prodotti  alimentari ed avere dunque difficoltà a confrontare e scegliere quelli più sani in rapporto alle proprie esigenze nutrizionali a causa della presenza di diverse etichette nutrizionali. In un recente studio americano pubblicato dalla rivista Preventive Medicine, e condotto attraverso un questionario somministrato prima e dopo l’introduzione del sistema a semaforo in una serie di caffetterie, è stato dimostrato come l’utilizzo dei colori sulle etichette nutrizionali aumenta la consapevolezza e l’attenzione del consumatore per la scelta di alimenti con profili nutrizionali più adeguati alle proprie esigenze, dettate a volte da precise condizioni di salute e può costituire un’efficace strumento informativo”.

D: Ma questo ha creato delle polemiche soprattutto in Italia…

 M.F.: “L’Italia attraverso i suoi rappresentanti istituzionali non ha accolto favorevolmente  l’iniziativa Inglese – afferma Ferri. A riguardo Il Presidente della Commissione Agricoltura del PE, l’italiano Paolo De Castro ha chiesto alla Commissione Europea di verificare la compatibilità dell’iniziativa inglese con alcune delle norme previste dal regolamento (UE) n. 1169/2011. La critica principale riguarderebbe il condizionamento negativo sulla scelta del consumatore e per l’Italia, la potenziale penalizzazione commerciale di alcuni prodotti tipici del made in Italy. Si tratta in sostanza di prodotti quali salumi, Parmigiano-Reggiano, mozzarelle, olio di oliva   ecc., i quali normalmente contengono tenori di  grasso e sale  superiori alle percentuali di consumo giornaliere raccomandate, e che farebbero scattare il semaforo rosso sulle etichette e scoraggiarne l’acquisto”.

D: Qual è la sua posizione riguardo questo atteggiamento contrastante preso dal nostro Paese?

M.F.: “Io ritengo che l’iniziativa abbia i seguenti elementi di forza; da una parte è sostenuta da elementi  scientifici fondati, dall’altra viene migliorato il livello informativo delle etichette nutrizionali nel senso di una maggiore comprensione da parte del consumatore del contributo o dell’importanza dell’alimento ai fini dell’apporto energetico e nutritivo di una dieta. Chiaramente la questione contiene elementi che necessitano un’attenta valutazione. Infatti la Commissione Europea nella sua risposta ha tento a precisare che il sistema Inglese di etichettatura a colori non è obbligatorio per le aziende, al contrario ha un carattere volontario e dunque non causerebbe dal punto di vista legale distorsioni o penalizzazioni sul mercato comunitario.  Su questo aspetto comunque la stessa Commissione si è riservata di effettuare valutazioni più approfondite ed eventualmente adottare ulteriori provvedimenti (atti delegati). La posizione Italiana così  come quella di altri paesi, forse  andrebbe ridimensionata alla luce dei rilievi  della Commissione europea”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA