Solo il 5 per cento dei casi dei casi di Parkinson può essere spiegato da una mutazione genetica, mentre il resto non ha una causa nota. Ma una nuova scoperta dei ricercatori della University of Texas Health Science Center a San Antonio può cominciare a far luce sul perché la stragrande maggioranza dei pazienti con Parkinson sviluppa questa malattia neurodegenerativa progressiva.
Questa settimana sul Journal of Neuroscience, i ricercatori hanno deattivato un processo che porta alla morte delle cellule cerebrali – i neuroni – nei pazienti con Parkinson. Quando i ricercatori hanno bloccato il processo, i neuroni sono sopravvissuti.
La scoperta potrebbe portare ad un trattamento efficace per rallentare la progressione della malattia del Parkinson, piuttosto che semplicemente curare i sintomi che includono tremori, rallentamento del movimento, rigidità muscolare e disturbi dell’equilibrio. Ulteriori studi potrebbero portare a un test diagnostico che potrebbe fermare per anni il Parkinson prima della manifestazione dei sintomi, ha detto Syed Z. Imam, Ph.D., Professore assistente presso l’UT Health Science Center.
Il morbo di Parkinson di solito non viene diagnosticato fino all’età di 60 anni o più tardi. Attualmente in Italia ci sono più di 200.000 malati di Parkinson, con circa 8.000 – 12.000 nuovi casi l’anno.
Il dott. Imam ha sottomesso il proprio studio alla Food and Drug Administration (FDA) americana, a conclusione dello stesso. Se verrà approvato, presto si potrà passare alla sperimentazione sull’uomo.
Il meccanismo
Dopo aver analizzato le cellule e i tessuti cerebrali post-mortem da animali e esseri umani, i ricercatori hanno osservato che lo stress ossidativo – un noto colpevole della morte dei neuroni – attiva una proteina, la tirosina chinasi c-Abl nella zona striato-nigra del cervello. I neuroni in questa parte del cervello sono particolarmente vulnerabili al danno da Parkinson.
L’attivazione di questa proteina ha portato a cambiamenti in un’altra proteina chiamata parkin (un enzima per la precisione), che è nota per mutare in maniera ereditaria nel Parkinson. La proteina parkin alterata priva della capacità di abbattere altre proteine, portando a grumi nocivi di proteine non trasformate nel neurone. Gli scienziati ritengono che questo accumulo porti alla morte progressiva dei neuroni, causando i sintomi del Parkinson che peggiorano nel tempo.
Implicazioni
“Quando abbiamo bloccato l’attivazione della tirosin chinasi c-Abl, la funzione della proteina parkin è stata conservata e i neuroni sono stati risparmiati da una morte certa,” ha detto il dott. Imam. “Riteniamo che questi studi forniscano una solida giustificazione per andare avanti con una sperimentazione preclinica degli inibitori della tirosin-chinasi c-Abl, con l’obiettivo di sviluppare un potente farmaco terapeutico per rallentare la progressione del Parkinson.”
Se gli studi preclinici in modelli animali della malattia di Parkinson risultano positivi, il passo successivo sarà di avviare gli studi clinici su pazienti umani, ha affermato il dottor Imam.
Gli inibitori della tirosin chinasi c-Abl sono stati approvati dalla FDA per il trattamento delle leucemie mieloidi e dei tumori gastrointestinali. Ciò potrebbe accelerare l’approvazione del farmaco per il Parkinson e la sua traduzione dalla ricerca alla pratica clinica.
“La sfida è capire il meccanismo del 95 per cento dei casi di Parkinson ancora senza una causa conosciuta, e la nostra conclusione è certamente un elemento in più,” ha aggiunto il dott. Imam. “Abbiamo trovato uno specifico meccanismo di segnalazione che è attivato solo dallo stress ossidativo ed è selettivo solo per i neuroni colpiti da Parkinson dello striato-nigra, che è l’area che invia i segnali per l’equilibrio nel cervelletto”.
spero che il farmaco con la proteina c-rel sia prodotto al piu’ presto.
Ho il parkinson da sette anni ed ancora non è visibile tranne il tremore solo sul lato destro…..vorrei solo fare in tempo ed eliminarlo dalla mia vita.fatemi sapere le novita’
Grazie