I genitori possono avere buone ragioni per essere preoccupati per il tempo che i loro figli trascorrono al nuovo videogioco durante le vacanze. Un nuovo studio condotto da un team internazionale di ricerca – tra cui uno psicologo della Iowa State University – ha trovato ulteriori prove che la “dipendenza” da videogioco esiste a livello mondiale e che un’elevata quantità di gioco, minori capacità sociali e una maggiore impulsività sono fattori di rischio per diventare giocatori patologici.
Uno studio longitudinale di due anni su 3.034 studenti dal terzo all’ottavo anno scolastico a Singapore (da 5 a 13 anni di età) ha trovato che circa il 9% dei giocatori erano giocatori patologici in base a norme simili a quelle stabilite dalla American Psychiatric Association per la diagnosi di dipendenza da gioco d’azzardo. E alcuni gravi problemi – tra cui depressione, ansia, fobie sociali e rendimento scolastico più basso – sembravano essere gli esiti del loro gioco patologico.
Douglas Gentile, professore associato di psicologia dello Stato dello Iowa (USA) e cinque ricercatori di Singapore e Hong Kong, hanno collaborato allo studio, che sarà pubblicato nel numero di febbraio 2011 di Pediatrics – la rivista della American Academy of Pediatrics.
I ricercatori riferiscono che la percentuale di giocatori patologici tra i ragazzi di Singapore è simile ad altri studi recenti sulla dipendenza da videogame in altri paesi, compresi Stati Uniti (8,5 per cento), Cina (10,3 per cento), Australia (8,0 per cento), Germania (11,9 per cento ) e Taiwan (7,5 per cento).
“Stiamo iniziando a vedere una serie di studi in culture diverse – in Europa, Stati Uniti e Asia – e tutti stanno dimostrando che una percentuale variabile intorno al 7-11% dei giocatori sembra avere problemi reali, al punto che queste persone sono considerate giocatori patologici”, ha detto Gentile, che ha pubblicato il primo studio nazionale americano sulla dipendenza patologica da videogiochi nei giovani sulla rivista Psychological Science nel maggio del 2009. “E noi definiamo questo come danno alla persona quando viene pregiudicato un buon funzionamento in qualche ambito, scolastico, sociale, familiare, professionale, delle funzioni psicologiche, ecc. Per essere considerati patologici, i giocatori devono essere danneggiati in più aree della loro vita”.
“Questo studio è importante perché non sapevamo fino ad oggi se alcuni tipi di bambini sono più a rischio, per quanto tempo dura il problema, o se il gioco patologico è un problema a sé o semplicemente è un sintomo di qualche altro problema – come la depressione”, ha affermato Angeline Khoo, professore associato di studi di psicologia presso l’Istituto Nazionale di Istruzione di Singapore e principale ricercatore del progetto.
I ricercatori hanno raccolto dati da studenti che frequentavano 12 scuole di Singapore, a partire dai 5 anni di età. I soggetti sono stati intervistati annualmente sulle loro attività ludiche svolte ai videogiochi e sui loro comportamenti tra il 2007 e il 2009. Le indagini sono state condotte in aula da insegnanti che erano stati istruiti dal gruppo di ricerca. Lo studio ha avuto un tasso di risposta del 99%.
Utilizzando la bibbia degli psichiatri americani, il “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” dell’American Psychiatric Association, come una guida per definire la condizione di dipendenza, i ricercatori hanno trovato che tra il 7,6 e 9,9 per cento del campione degli studenti potevano essere definiti giocatori patologici nel corso del periodo dei due anni. L’80 per cento dei soggetti che sono stati classificati come giocatori patologici sono risultati ancora in questa categoria due anni dopo. Eppure, in quella stessa finestra di due anni, solo l’uno per cento dei bambini sono diventati nuovi giocatori patologici.
Attraverso la loro analisi, i ricercatori hanno concluso che la dipendenza da videogame è un grave problema di comportamento che è separato da altre patologie.
“Una volta diventati dipendenti, – ha detto Gentile riferendosi sempre allo studio – i giocatori patologici avevano più probabilità di diventare depressi, hanno registrato un aumento delle fobie sociali ed erano più ansiosi. E hanno anche avuto voti più bassi a scuola. Quindi, sembra che il gioco patologico non sia semplicemente un sintomo di depressione, fobia sociale o di ansia. In realtà, tali problemi sembrano aumentare quanto più i bambini diventano dipendenti. Inoltre, quando i bambini hanno smesso di essere dipendenti, la depressione, l’ansia e le fobie sociali sono diminuite.”
Nel campione studiato, i giocatori patologici partivano da una media di 31 ore di gioco a settimana, rispetto a 19 ore settimanali di chi non è mai diventato giocatore patologico. Ma queste soglie, avverte Gentile, non sono uguali per tutte le culture. Mentre i bambini americani ed europei giocano in media meno dei bambini di Singapore, occorre comunque tenere d’occhio l’orologio e non sottovalutare la quantità di tempo che passano al loro videogame preferito.