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Marte non è poi così arido come sembra

Scritto da Leonardo Debbia il 31.12.2017

Nella ricerca di vita extraterrestre su altri mondi, gli scienziati cercano innanzitutto l’elemento chiave per la presenza della vita: l’acqua.
Sebbene la superficie di Marte sia attualmente asciutta,sterile e del tutto inospitale, una serie di prove indicano che in un’epoca lontana il pianeta doveva essere sicuramente più caldo e umido; e l’acqua fosse presente in varie forme.
Ma dov’è finita, allora, quest’acqua?

Marte-acqua

Ricostruzione dell’aspetto di Marte (a sinistra), arido e inospitale, a confronto con il modello ricoperto dall’acqua, 3,5 miliardi di anni fa (a destra) (crediti: Jon Wade)

L’interrogativo legato alla sua scomparsa, pur non mancando tuttavia alcune ipotesi, rimane da lungo tempo senza una risposta.
Ora, un nuovo studio, pubblicato su Nature, ipotizza che parte di quest’acqua possa essere ancora presente, bloccata nel mantello marziano.

Scienziati del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Oxford ritengono che la superficie marziana abbia reagito con l’acqua, assorbendola e aumentando l’ossidazione delle rocce, processo che avrebbe reso il pianeta arido e inospitale come si presenta ai nostri occhi.

Ricerche precedenti avevano suggerito che la maggior parte dell’acqua avesse potuto disperdersi nello spazio a causa del collasso del campo magnetico del pianeta, spazzata via dai venti solari o bloccata sotto la superficie, in forma di ghiaccio.

Un team di ricercatori, guidato da Jon Wade, del NERC (Natural Environment Research Council) a Oxford, ha puntato sull’indagine mineralogica ed ha applicato metodi di modellazione per la valutazione della quantità d’acqua presente nelle rocce terrestri, mettendole poi a confronto con le rocce marziane.
Ebbene, dai risultati si è appreso che le rocce basaltiche di Marte possono contenere circa il 25 per cento in più di acqua delle rocce terrestri.

“L’attuale sistema della tettonica a placche della Terra impedisce drastici cambiamenti nei livelli delle acque di superficie”, chiarisce il dr Wade. “La Terra primordiale e Marte, mancando di placche, non avevano possibilità di un ciclo dell’acqua.
Ma con il passare del tempo, mentre sulla Terra le rocce perdevano facilmente acqua ed entravano in profondità praticamente asciutte, su Marte l’acqua reagiva con le lave basaltiche eruttate che l’assorbivano come spugne, dando luogo a minerali molto idrati. La mineralogia delle rocce ha così prosciugato la superficie del pianeta”.
Ma perchè sulla Terra è andata diversamente?

“Marte è più piccolo della Terra, con una temperatura diversa e un maggior contenuto in ferro nel mantello”, continua Wade. “Queste, che appaiono differenze di poco conto, sommandosi nel tempo, causano effetti significativi: su Marte, le dimensioni del pianeta favorivano la forza di gravità, che trascinava le rocce in profondità, e le superfici erano più inclini a formare minerali idrati. A causa di questi fattori la chimica e la fisica del pianeta hanno portato più acqua nel mantello, mentre sulla Terra le prime rocce idratate, continuando a disidratarsi, tendevano a galleggiare sulla superficie”.

Come evidenziato dallo studio di Wade, la chimica delle rocce si è rivelata essenziale per le conseguenze sulle macrocaratteristiche del pianeta.
Rocce a composizione diversa, in condizioni fisiche diverse, conducono a differenze strutturali enormi.

“Se la Terra avesse avuto più ferro nel mantello, come sarebbe ora l’ambiente in superficie?”, si chiede Wade. “E ugualmente, come sarebbe andata, se fosse stata più grande o più piccola?”.
Le risposte a queste domande potrebbero chiarire, secondo Wade, la chimica e l’evoluzione dei pianeti interni del Sistema solare; come Venere, ad esempio, di cui si sa ancora troppo poco.

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