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Donne e lavoro: poche nei settori che contano, e la situazione peggiora

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 05.10.2012

Nel primo studio di questo tipo, condotto dal Global Science & Technology e dall’Organization for Women in Science for the Developing World, e finanziato dalla Fondazione Elsevier, i ricercatori hanno messo in evidenza un dato allarmante. Le donne che lavorano in settori quali la scienza, la tecnologia e l’innovazione nelle economie più importanti del mondo, sono pochissime e il numero è addirittura in declino in certi paesi, tra cui gli Stati Uniti. Lo studio ha preso in esame le opportunità e gli ostacoli incontrati dalle donne nelle diverse aree del mondo (Stati Uniti, Unione Europea, Brasile, Sud Africa, India, Corea e Indonesia).  

Nonostante gli sforzi compiuti per assicurare un maggiore accesso delle donne in tali ambiti, così come alla formazione tecnologica, la ricerca mette in luce risultati negativi, in particolare nei settori dell’ingegneria, della fisica e dell’informatica. Le donne sono fortemente sottorappresentate nei corsi di laurea in questi campi – meno del 30% nella maggior parte dei paesi. E anche laddove il numero di donne che studiano è aumentato, questo non si è tradotto in un altrettanto incremento in termini occupazionali.

Riunione di lavoroSecondo Sophia Huyer, il principale ricercatore nonché direttore esecutivo del Women in Global Science & Technology, esisterebbe una sorta di modello prevalente, adottato dalle diverse economie, per cui offrendo  alle donne un maggiore accesso all’educazione, si finirebbe per concedere loro la parità con gli uomini. “Questo ha guidato il nostro approccio al problema per oltre un decennio e stiamo vedendo solo modifiche incrementali. La relazione indica che l’accesso all’istruzione non è una soluzione in sé e per sé”, ma rappresenta solo una parte di quello che dovrebbe essere un approccio multi-dimensionale alle politiche.

I dati mostrano che la parità delle donne nel campo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione è legata a molteplici fattori di potenziamento: tra i  più influenti vanno citati lo status economico più elevato, i maggiori ruoli nella politica, l’accesso alle risorse economiche produttive e tecnologiche, un’assistenza sanitaria di qualità e le risorse finanziarie. I dati mettono in evidenza un altro aspetto molto interessante:  la maggiore parità si registra nei paesi che applicano politiche governative di supporto all’infanzia, alla parità salariale, e al mainstreaming di genere. Uno dei risultati principali è che solo pochi paesi raccolgono sistematicamente coerenti e affidabili dati disaggregati per sesso in tutti questi settori, e questo inibisce la capacità di attuare politiche e programmi efficaci.

L’assenza di uno di questi elementi crea una situazione di vulnerabilità per le economie che puntano ad un posizionamento competitivo nell’economia della conoscenza. Si tratta di un enorme spreco di risorse, cui si aggiunge la perdita dell’enorme potenziale che le donne rappresentano.

Secondo David Ruth, direttore esecutivo della Fondazione Elsevier, questo studio individua i principali settori di forza e di debolezza a livello nazionale, e potrebbe contribuire a creare politiche orientate, che siano di aiuto per il futuro

Il rapporto è stato finanziato dalla Fondazione Elsevier, che fornisce programmi di sussidi destinati a donne scienziate nelle prime fasi della loro carriera ed altresì da futureInnovate.net, un’organizzazione non-profit che sostiene le iniziative che rafforzano i sistemi di innovazione in Canada e in tutto il mondo. Lo studio completo, Gender Equality and the Knowledge Society Scorecard, i principali risultati, così come i grafici realizzati per ogni paese partecipante, possono essere consultati alla pagina www.wigsat.org.

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  • lUIS scrive:

    Purtroppo per via della nuova immagine della donna, bisogna far passare messaggi “ritoccati” sembra infatti che la disoccupazione maschile è allarmante un uomo dopo i 36 anni è praticamente fuori dal mercato, e le tutele come welfare al maschile è praticamente disastrata.
    Bene il casalingo per rovesciare i ruoli ma attenzione Gli uomini devono lavorare, gli uomini DEVONO LAVORARE le guerre dei sessi che hanno intrapreso le donne non solo distolgono energia a problemi sociali prioritari e necessari da superare ma non creano quel sistema collaborativo che necessita un gruppo di lavoro
    L sfiducia è tale che arrivano disagi anche nelle sale parto attenzione
    Fate lavorare gli uomini altrimenti delinquono
    Poi diremo che siete brave belle e intelligenti non è quello, ma fate lavorare gli uomini e non ostacolate il sociale