Siria, Bashar al-Assad ha detto si al piano di pace redatto in sei punti dalle Nazioni Unite. Adesso si attende la sua attuazione e la cessazione del massacro.
Un passo avanti o solo retorica politica? L’ex segretario dell’Onu, Kofi Annan, ha espresso pubblicamente il suo apprezzamento per la decisione di Damasco di accettare il piano volto alla risoluzione della drammatica vicenda siriana. Annan ha detto di considerare l’assenso del regime “un importante passo iniziale”, che “potrebbe portare alla fine delle violenze e degli spargimenti di sangue e creare un ambiente favorevole ad un dialogo politico che rispecchi le aspirazioni del popolo siriano”. L’attuale segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, è intervenuto invitando il presidente siriano ad applicare immediatamente suddetto piano. Per il segretario generale dell’’Onu “non c’è tempo da perdere””.
Il piano approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite prevede il ritiro delle truppe siriane e delle armi pesanti dai centri abitati e un cessate-il-fuoco quotidiano di due ore in tutti i luoghi dove sono in corso combattimenti tra reparti regolari e disertori, per permettere l’arrivo di aiuti umanitari. Il piano insiste anche sul riconoscimento delle libertà individuali ed sottolinea l’importanza della liberazione delle persone arrestate nell’ultimo anno per aver manifestato contro il regime. Infine il progetto comprende l’accettazione dell’entrata e della libera circolazione dei giornalisti sul territorio siriano.
Il Consiglio dell’Onu ha dunque dovuto rinunciare ad inserire la richiesta delle dimissioni di Assad nel progetto. La Russia e la Cina restano infatti ferme sulle loro posizioni. Il presidente russo Dimitri Medvedev ha espressamente definito “una posizione miope” quella di di chi pensa che “la deposizione di Assad significhi la fine di tutti i problemi”.
Sia Mosca che Pechino hanno, inoltre, già fatto sapere che non parteciperanno alla prossima riunione degli Amici della Siria in programma domenica prossima ad Istanbul. Da parte sua la Russia, tramite il portavoce del ministro degli Esteri russo, Alexander Lukashevich, ha ribadito l’assoluta negatività di un vertice dichiaratamente sbilanciato a favore delle forze opposte al regime di al-Assad. Aggiungendo che la sola esistenza della coalizione potrebbe ostacolare l’applicazione del progetto di pace.
Nel frattempo, come riferisce l’agenzia Asca, l’alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, è intervenuta sulla vicenda siriana parlano ai microfoni della Bbc e condannando i crimini internazionali commessi dal presidente Bashar al-Assad. Pillay ha accusato le autorità siriane di essere all’origine di torture e arresti contro bambini. “Al presidente Bashar al-Assad basterebbe un ordine per porre fine ai massacri dei civili”, asserisce la Pillay, secondo la quale ci sono prove sufficienti per accusare Assad di crimini contro l’umanità e portare la Siria davanti alla Corte penale internazionale. A supporto delle sue accuse l’alto commissario ha spiegato che “l’uso pesante delle armi da pare dell’esercito siriano in aree popolate è una violazione del diritto internazionale”.