Una nuova ricerca suggerisce che negli adulti il consumo di bevande zuccherate, in particolare dietetiche, aumenterebbe rischio di sviluppare depressione; mentre il consumo di caffè sarebbe un fattore protettivo. “Le bevande zuccherate, il caffè e il tè – comunemente consumati in tutto il mondo – hanno importanti conseguenze sulla salute fisica e mentale”, sostiene il primo autore della ricerca, Honglei Chen.
Lo studio, pubblicato l’8 gennaio 2013, sarà presentato nel corso del 65esimo meeting annuale dell’American Academy of Neurology, che si terrà a San Diego dal16 al 23 marzo. L’indagine ha coinvolto 263.925 persone che al momento dell’arruolamento avevano tra i 50 e 71 anni. Dal 1995 al 1996, i ricercatori hanno registrato il consumo di bevande (tra cui soda, tè, succo di frutta e caffè) dei partecipanti e a distanza di circa 10 anni hanno rilevato se a partire dal 2000 era stata loro diagnosticata una qualche forma di depressione. Sul totale del campione, risultavano aver sofferto di depressione 11.311 persone.
Dallo studio è emerso che le persone che bevevano più di quattro tazze o lattine di soda al giorno mostravano una probabilità aumentata del 30 per cento di sviluppare depressione rispetto a quanti non consumavano soda. Chi beveva quotidianamente quattro lattine di succo di frutta, aveva fino al 38 per cento di probabilità in più di sviluppare disturbi dell’umore rispetto a coloro che non consumavano bibite zuccherate. Al contrario, gli amanti del caffè (quattro tazze al giorno) avevano circa il 10 per cento di probabilità in meno di sviluppare depressione rispetto a coloro che non lo consumavano. Il rischio, inoltre, è risultato maggiore per gli individui abituati a bere soda, tè freddo e succhi di frutta in versione dietetica piuttosto che normale.
“La nostra ricerca suggerisce che escludere dalla dieta o diminuire il consumo di bevande dietetiche zuccherate o sostituirle con caffè non zuccherato può contribuire a ridurre il rischio di depressione”, osserva Chen. “Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati, e fino ad allora le persone affette da depressione devono continuare ad assumere i farmaci prescritti dal medico curante”.