Il consumo di cannabis è associato a disturbi della concentrazione e della memoria. Una nuova ricerca di neuroscienziati dell’Università di Bristol, pubblicata sul Journal of Neuroscience il 25 ottobre scorso, ha scoperto che l’attività del cervello diventa scoordinata e imprecisa nel corso di questi stati di alterazione della mente, portando a disturbi neurofisiologici e comportamentali che ricordano quelli osservati nella schizofrenia.
Lo studio collaborativo, guidato dal dottor Matt Jones presso la Scuola dell’Università di Fisiologia e Farmacologia, ha verificato se gli effetti negativi della cannabis sulla memoria e sulla cognizione potrebbero essere il risultato di una non coordinazione delle reti del cervello.
L’attività cerebrale può essere confrontata con la performance di un’orchestra filarmonica nella quale si trovano diverse sezioni: archi, ottoni, legni e percussioni che eseguono ritmi diversi dettati dal direttore. Allo stesso modo, le strutture specifiche del cervello sono in sintonia l’una con l’altra secondo frequenze definite: la loro attività ritmica dà origine a onde cerebrali, e la messa a punto di queste onde cerebrali normalmente permette l’elaborazione delle informazioni utilizzate per guidare il nostro comportamento.
Utilizzando una particolare tecnologia, i ricercatori hanno misurato l’attività elettrica di centinaia di neuroni nei topi che hanno ricevuto un farmaco che “mima” l’ingrediente psicoattivo della marijuana. Mentre gli effetti del farmaco su singole regioni del cervello sono stati sottili, il farmaco ha disgregato completamente la coordinazione delle onde cerebrali attraverso l’ippocampo e la corteccia prefrontale, come se due sezioni dell’orchestra stessero giocando fuori sincronia.
Entrambe queste strutture cerebrali sono essenziali per la memoria e per il processo decisionale e sono pesantemente implicate nella patologia della schizofrenia.
I risultati dello studio mostrano che, come conseguenza di questo disaccoppiamento tra ippocampo e corteccia prefrontale, i ratti sono diventati incapaci di prendere decisioni accurate quando si trovano in un labirinto.
Il dottor Jones, autore principale dello studio, ha detto: “l’abuso della marijuana è comune tra chi soffre di schizofrenia e recenti studi hanno dimostrato che l’ingrediente psicoattivo della marijuana può indurre alcuni sintomi della schizofrenia in volontari sani. Questi risultati sono quindi importanti per la nostra comprensione di malattie psichiatriche, che possono insorgere in conseguenza della mancanta coordinazione fra parti del cervello e potrebbero essere trattati attraverso la risintonizzazione dell’ attività cerebrale. ”
Michal Kucewicz, primo autore dello studio, ha aggiunto: “Questi risultati sono un importante passo avanti nella nostra comprensione di come l’attività ritmica del cervello sia alla base di processi di pensiero nella salute e nella malattia”.