Roma non fu costruita in un giorno. E’ un vecchio detto. Pure, è vero che ci vollero molti secoli per costruirne la grandezza e renderla ‘caput mundi’; almeno, del mondo antico.
Documenti, testimonianze di storiografi, testi letterari, resti di edifici pubblici e privati, mosaici, la lingua stessa. Tante sono le fonti cui attingere. Ma cosa sappiamo realmente degli antichi residenti? Da dove venivano e com’erano i loro rapporti interpersonali?
Per conoscere più da vicino questi nostri antenati, oggi ci viene in aiuto una nuova branca della Scienza, la Genetica.
E’ stato analizzato il patrimonio genetico di un certo numero di individui, membri di gruppi etnici installatisi su quel lembo di terra laziale, su quei colli e sulle rive di quel fiume che avrebbero reso celebre Roma nei secoli.
Roma era la capitale di un impero di circa 70 milioni di abitanti; una massa di popolo enorme, per quel tempo .
Gli storici studiano Roma da centinaia di anni, ma le origini ancestrali dei primi Romani sono ancora avvolte nella nebbia delle leggende.
Ora, un team internazionale, composto da ricercatori delle Università di Stanford, Vienna e La Sapienza di Roma, tenta di colmare le inevitabili lacune, utilizzando una storia genetica che mostra quanto la popolazione della Città Eterna segua la sua storia, spesso tumultuosa.
Lo studio, pubblicato i primi di novembre su Science, si é focalizzato sull’antico DNA degli antichi abitanti di Roma e delle regioni italiche adiacenti.
“I dati genetici emersi rivelano l’esistenza di almeno due importanti flussi migratori verso Roma, oltre a diversi spostamenti di gruppi etnici più piccoli ma significativi, nel corso delle ultime migliaia di anni”, sostiene Jonathan Prithchard, professore di Genetica e Biologia alla Stanford, uno degli autori senior dello studio.
In particolare, dall’analisi del DNA, si apprende che, mentre l’impero romano si espandeva attorno al Mediterraneo, altri gruppi umani immigravano, provenienti dal Vicino Oriente, dall’Europa e dal Nord Africa verso Roma per stabilirvisi definitivamente.
“Possiamo ben dire che a Roma c’erano genti venute da ogni parte, coerentemente con gli eventi politici e storici che andavano susseguendosi”, afferma Hannah Moots, un’antropologa che ha partecipato allo studio.
Una parentesi e una puntualizzazione.
Nell’ultimo decennio si sono moltiplicati gli studi che utilizzano il DNA campionato da antichi scheletri per riempire importanti ‘vuoti’ della storia umana.
Ebbene, Roma è apparsa subito come una ghiotta occasione per colmare le inevitabili lacune della documentazione storica.
Per scoprire quanto più possibile, ci si è così avvalsi dell’aiuto fondamentale di ricercatori come il professore di antropologia Alfredo Coppa dell’Università La Sapienza di Roma e di Ron Pinhasi, antropologo dell’ Università di Vienna.
In questo studio sono stati raccolti 127 campioni di DNA umano da 29 siti archeologici diversi di Roma e dintorni, risalenti all’età della pietra e al Medio Evo.
I campioni più antichi testimoniano, come avveniva in altre aree europee, il costante flusso di agricoltori provenienti dalla penisola anatolica e dall’Iran, circa 8000 anni fa, che fu seguito da una corrente secondaria di migranti dalle steppe dell’Ucraina, tra i 5000 e i 3000 anni fa.
Con la fondazione di Roma, nel 753 a.C., la popolazione della città era ormai cresciuta nella diversità e somigliava alle popolazioni moderne dell’Europa e del Mediterraneo.
Sebbene Roma avesse iniziato sommessamente la sua ascesa come città-stato, nel giro di 800 anni acquisì il controllo di un impero che si estendeva dalla Gran Bretagna ad ovest, al Nord Africa a sud e alla Siria, alla Giordania e all’Iraq ad est.
Le prove archeologiche indicano che con l’espansione dell’impero si instaurarono stretti collegamenti tra Roma e le popolazioni sottomesse, perfino le più lontane; relazioni favorite dal commercio, dalle campagne militari e dalla schiavitù.
La storia genetica viene così a completare la storia degli eventi.
Nei geni si legge un enorme cambiamento rispetto agli antenati dei residenti romani, da individuarsi principalmente nell’afflusso di popolazioni provenienti dal Mediterraneo orientale e dal Vicino Oriente, probabilmente favorito da una maggiore densità abitativa di quelle regioni rispetto alla parte occidentale dell’Impero.
Gli eventi successivi, specie con la divisione dell’impero, furono caratterizzati da ondate di svariate etnie, che affluivano anche da occidente, ma molto più di frequente dal Nord Europa, meglio conosciute come ‘invasioni barbariche’.
Il team sottolinea come il mondo antico sia stato una continua trasformazione, un movimento e uno scambio complesso di geni; e come a Roma le popolazioni si siano gradualmente fuse, a partire da oltre 2000 anni fa, in un crogiolo di culture diverse, un esempio di mescolanza multietnica e multiculturale che, in buona sostanza, stravolse e soppiantò gli antichi genomi dei ‘fondatori’.