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Le renne riescono a vedere la luce ultravioletta. Importante vantaggio per la sopravvivenza

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 27.05.2011

RenneI ricercatori hanno scoperto che i raggi ultravioletti (UV) riflessi dalla neve, dannosi per gli esseri umani e che possono provocare addirittura una breve ma dolorosa condizione di cecità negli umani, sono non solo ben tollerati dalle renne, ma danno loro uno strumento importante per la sopravvivenza nei climi rigidi in cui vivono, la “vista agli ultravioletti”.

Una squadra finanziata dal Biotechnology and Biological Sciences Research Council (BBSRC) ha pubblicato un documento sul numero di maggio del Journal of Experimental Biology, che dimostra che questa notevole capacità visiva è parte di un adattamento unico delle renne all’ambiente estremo artico in cui vivono. Permette loro di acquisire informazioni vitali che in condizioni di visione normale – come quella di tutti gli altri mammiferi – li renderebbe vulnerabili alla fame, ai predatori e ai conflitti territoriali. Si pone anche la questione di come renne proteggano i loro occhi dai danni  provocati dai raggi UV, che ad esempio sono dannosi per la vista nell’uomo.

Il ricercatore Professor Glen Jeffery ha dichiarato: “Abbiamo scoperto che le renne non solo vedono la luce ultravioletta, ma possono anche dare un senso all’immagine per trovare cibo e aumentare la propria sicurezza.  Gli umani e quasi tutti gli altri mammiferi non potrebbero mai fare questo, in quanto i nostri occhi non lasciano nemmeno entrare i raggi UV.

“Le  condizioni in cui ci sono molti raggi UV – quando per esempio si è circondati dalla neve – possono essere dannose per i nostri occhi.  Quando la luce UV raggiunge la retina, la parte anteriore dell’occhio diventa torbida e si acquista una cecità di breve periodo, chiamata cecità da neve. Anche se questo fenomeno è normalmente reversibile e svolge un ruolo vitale per proteggere le nostre retine da eventuali danni, esso è molto doloroso”.

Gli esseri umani sono in grado di vedere la luce con lunghezze d’onda che vanno da circa 700 nm, che corrisponde al colore rosso, attraversando poi tutti i colori dell’arcobaleno fino a 400nm, che corrisponde al viola. Professor Jeffery e il suo team hanno testato la visione della renna per vedere che  lunghezze d’onda riescono a vedere, e hanno scoperto che possono gestire lunghezze d’onda fino a circa 350-320nm, che sono chiamati ultravioletti, o UV, perché superano l’estremo dello spettro del visibile  della luce – a questo punto visibile per noi.

Le condizioni invernali nell’Artico sono molto rigide; il terreno è coperto di neve e il sole è molto basso all’orizzonte. A volte il sole sorge a malapena a metà del giorno, il che rende il paesaggio buio per la maggior parte del tempo. In queste condizioni la luce viene diffusa in modo che la maggioranza di quella che raggiunge gli oggetti è blu o UV. In aggiunta a questo, la neve può riflettere fino al 90% della luce UV che cade su di essa.

Il professor Jeffery ha detto: “Quando abbiamo utilizzato le telecamere che riescono a osservare i raggi UV, abbiamo notato che ci sono alcune cose molto importanti che assorbono la luce UV e che quindi appaiono nere, il che contrasta fortemente con la neve. Ciò include l’urina – un segno evidente di predatori o di concorrenti,  i licheni – una importante fonte di cibo in inverno, e le pellicce, rendendo predatori come i lupi molto facili da vedere”.

Questa ricerca solleva alcune interessanti domande circa l’effetto dei raggi UV sulla salute degli occhi. Gli scienziati avevano  sempre pensato che occhi umani non lasciano passare i raggi UV a causa del potenziale danno che possono causare, così come avviene per la nostra pelle. Nei nostri occhi, i raggi UV possono danneggiare i fotorecettori sensibili, che non possono essere sostituiti. Ciò porterebbe a danni irreversibili alla nostra visione. Le renne artiche sono in grado di far entrare i raggi UV negli occhi e di utilizzarli per catturare informazioni in modo efficace nel loro ambiente senza subire alcuna conseguenza.

Jeffery ha aggiunto: “Rimane la questione del perché gli occhi di una renna non sembrano essere danneggiati dai raggi UV. Che non fanno poi così male agli occhi come  noi scienziati avevamo sempre pensato? O forse hanno un sistema unico per proteggere gli occhi che potremmo capire, magari per sviluppare nuove strategie atte alla prevenzione o alla cura dai danni provocati dagli UV agli esseri umani. “

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