Alcuni ricercatori australiani hanno utilizzato sequenze genomiche del virus dell’epatite B (HBV) per ricostruire i movimenti di antiche popolazioni umane in Australia, avvalorando, nel contempo, l’ipotesi che la popolazione aborigena continentale si sia separata dalle altre almeno 59mila anni fa e abbia probabilmente messo piede sul continente in un’area vicina alle Isole Tiwi, l’arcipelago situato a nord delle coste australiane, tra il mar di Timor e la penisola di Coburg.
La scoperta è stata fatta a seguito della propagazione di un’infezione di epatite B, esaminata in una indagine epidemiologica sugli indigeni australiani, definita anche con l’acronimo CHARM (Characterising Hepatitis B in northern Australia through Molecular epidemiology), iniziata nel 2010 dalla Menzies School of Health Research, di Darwin, Territorio del Nord.
I risultati dello studio sono comparsi sulla rivista Molecular Biology and Evolution.
L’infezione cronica da HBV è endemica negli aborigeni australiani e negli abitanti dello Stretto di Torres ed è una delle principali cause di mortalità a causa delle patologie del fegato che può comportare.
Come inizio della cura dei pazienti con epatite B, il team di ricerca dello studio CHARM ha raccolto campioni di HBV da individui che vivono in oltre 30 comunità nel Territorio del Nord ed ha scoperto che l’HBV isolato dagli aborigeni australiani è un ceppo unico, che non si trova in nessun’altra parte del mondo, noto anche come HBV / C4.
I ricercatori ritengono che, come vengono utilizzate le sequenze del genoma umano per ricostruire le antiche migrazioni, allo stesso modo si potrebbero usare i genomi virali per seguire i percorsi delle popolazioni che hanno diffuso questi virus nel passato.
Partendo da questi presupposti, i ricercatori hanno scoperto che il precursore del moderno virus HBV / C4 è entrato in Australia oltre 51mila anni fa, per poi separarsi in due gruppi, uno concentrato nella regione nord-occidentale e un secondo nella regione centro-orientale.
Sorprendentemente, i due gruppi condividono una distribuzione geografica simile alle due principali divisioni delle lingue australiane aborigene parlate oggi in Australia.
Co-autrice della ricerca, la dott.ssa Margaret Littlejohn, dell’Ospedale del Royal Melbourne, scienziata medica di riferimento presso il Doherty Institute – Malattie infettive, afferma che il punto di ingresso e la tempistica dell’antica migrazione umana nel Sahul continentale – la massa contientale di Australia, Nuova Guinea e Tasmania – sono tuttora oggetto di dibattito.
“Mentre stavamo analizzando le sequenze di HBV isolate come parte di questo studio, abbiamo notato che le sequenze di virus avevano connessioni geografiche molto precise con le comuntà che avevamo visitato”, sostiene la Littlejohn. “Questo ci ha indotto a ipotizzare che potremmo essere in grado di utilizzare questa relazione geografica per scoprire l’origine dell’HBV e stabilire da quanto tempo abbia potuto trovarsi in Australia. Questa è la prima volta che in Australia genomi virali sono stati usati per questi scopi”.
“Ulteriori dettagli sull’HBV trovati negli aborigeni possono solo aiutare a capire meglio e forse ad eliminare l’epatite B in futuro”, sostiene Sarah Bukulatjpi, co-autrice dello studio. “E’ un bene per noi conoscere queste distribuzioni e comprendere che, se il virus è così antico, è anche una prova che gli aborigeni sono entrati in Australia da molto tempo”.