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L’ultima collana dei Neanderthal

Scritto da Leonardo Debbia il 15.12.2019

Gli artigli d’aquila sono considerati i primi materiali utilizzati dai Neanderthal per fabbricare gioielli; pratica diffusa nell’Europa meridionale (Sud della Spagna e della Francia) tra i 120mila e i 40mila anni fa. Ora, per la prima volta, nella Penisola Iberica gli antropologi si sono imbattuti in manufatti preistorici ricavati da questo uso.

Un articolo, pubblicato sulla rivista Science Advances, racconta la scoperta, avvenuta nella Cava Foradada, una grotta a Calafell, sulla costa iberica, a poche decine di chilometri a sud di

Barcellona.

Artigli dell'aquila imperiale (fonte: Antonio Rodriguez-Hidalgo)

Artigli dell’aquila imperiale (fonte: Antonio Rodriguez-Hidalgo)

La ricerca è stata condotta da Antonio Rodriguez-Hidalgo, antropologo dell’Institute of Evolution in Africa (IDEA), nell’ambito di un progetto patrocinato dal Seminario di studi preistorici e di ricerca (SERP) dell’ Università di Barcellona (UB).

L’interesse prevalente di questa scoperta risiede principalmente nel fatto che si tratta di un pezzo considerato il più moderno del genere del periodo Neanderthal; forse uno degli ultimi prodotti, databili a poco tempo prima della loro scomparsa; il primo in assoluto rinvenuto finora nella Penisola Iberica. Ma soprattutto potrebbe costituire la testimonianza di una spiritualità presente in quella specie umana fino ad oggi alquanto bistrattata.

Secondo Rodriguez-Hidalgo si potrebbe trattare forse dell’ ultima collana realizzata dai Neanderthal.

“Era dall’inizio del Paleolitico medio che i Neanderthal usavano gli artigli d’aquila come elementi simbolici, probabilmente per farne pendenti di collane”, sostiene lo studioso.

Ciò che il team di Rodriguez-Hidalgo ha scoperto a Cova Foradada sono resti di ossa dell’aquila imperiale spagnola (Aquila Adalberti), databili intorno ai 39mila anni fa, con incisi alcuni segni che evidenziano la particolare destinazione ornamentale degli artigli, lavorati per l’utilizzo come pendenti.

I resti trovati corrispondono alla zampa sinistra di un grande esemplare. Dall’aspetto dei segni e dall’analogia con altri resti provenienti da diversi siti preistorici, i ricercatori hanno ritenuto che l’animale non sia stato usato come preda per l’ alimentazione, ma esclusivamente per ragioni simboliche.

Gli artigli d’aquila sono i più antichi elementi ornamentali conosciuti in Europa, anche più antichi delle conchiglie perforate di Homo sapiens rinvenute in Africa settentrionale.

D’altronde, avere al collo una parte così importante (il mezzo con cui il rapace afferra una preda) di un uccello potente e maestoso, non certo facile alla cattura, poteva ben essere considerato dal suo possessore come un’evidente espressione di forza e di coraggio.

Questa deduzione pone i Neanderthal sotto una nuova luce, un aspetto che lascia trapelare una nuova complessità di pensiero finora non compresa.

Secondo gli studiosi, i resti sarebbero da attribuire alla cultura castelperroniana (dal sito ‘La Frotte des Fees’ a Chatelperron, in Francia), la prima industria del Paleolitico superiore che gli antropologi collegano con gli ultimi Neanderthal vissuti in Europa e coinciderebbe con l’epoca in cui questa specie entrò in contatto con i gruppi di Sapiens che dall’Africa, attraverso il Medio Oriente, andavano espandendosi in Europa.

Juan Ignacio Morales, ricercatore del programma Juan de la Cierva e autore dell’articolo che è emerso in proposito, ritiene questo uso degli artigli d’aquila come ornamenti sia rappresentativo di un importante passaggio culturale dai Neanderthal agli esseri umani moderni, che avrebbero adottato questa pratica dopo il loro insediamento in Europa.

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