Trovate al largo di Cala Tramontana, a Pantelleria, un vero e proprio tappeto di monete in bronzo – gli archeologi sono arrivati fino allo strabiliante numero di 3418 monete rinvenute – risalenti al periodo punico, III secolo a.C.; si tratta di un piccolo tesoro sommerso in fondo al mare a circa 22 metri, probabilmente disperso a causa di un evento bellico.
Il ritrovamento, cominciato nel mese di giugno, è avvenuto grazie ad un progetto finanziato da ARCUS S.p.A., società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, nata nel 2004 e di proprietà del Ministero dell’Economia, il cui scopo era la valorizzazione di siti sommersi ed è stato realizzato dalla società Mediterranea Engineering, Ares e Cala Levate Diving, dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani e dal Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari.
Ricercatori e volontari si sono riuniti dando vita al consorzio “Pantelleria Ricerche” che già da tempo opera per la creazione di itinerari archeologici subacquei al fine di valorizzare e permettere la fruizione dei reperti presenti in fondo al mare, abbondanti nella cala.
Le monete sono state ritrovate dal ricercatore Francesco Spaggiari, coniate probabilmente tra il 264 e il 241 a.C., realizzati in bronzo, presentano incrostazioni ma sono in ottimo stato di conservazione, recano tutte la stessa iconografia: da un lato è rappresentata la dea Tanit con la testa rivolta verso sinistra e con i capelli acconciati e sostenuti da una corona fatta di spighe di grano; questa dea deteneva il posto più importante a Cartagine e godeva di un’enorme venerazione, era protettrice della città, dea della fertilità, dell’amore e del piacere, associata alla buona fortuna e alle messi, la si potrebbe paragonare ad Afrodite; mentre l’altro lato mostra un busto di testa equina rivolta verso destra, simbolo di regalità e autorità sui popoli, racchiude l’essenza della giovinezza e della forza virile, inoltre sono rappresentati accanto dei simboli: una stella e un bastone, il primo lascerebbe intendere la luce divina, la saggezza e il secondo potrebbe essere interpretato come lo scettro che permettere di regnare sui popoli.
“Il primo ritrovamento, avvenuto a fine giugno,contava quasi 600 monete, ma di giorno in giorno aumentavano fino a divenire 3418”, ci racconta con entusiasmo e orgoglio il direttore dei lavori, Giovanni Di Fisco.
Gli stessi ricercatori hanno cercato di dare una spiegazione alla presenza di uno dei maggiori ritrovamenti subacquei di età punica. Il direttore scientifico del progetto, Leonardo Abelli, ci spiega: “Il fatto che si tratti di monete uguali ci fa pensare a un pagamento istituzionale, forse uno scontro di una nave cartaginese stanziata a Pantelleria che andava a finanziare una missione antiromana presso i partiti punici della Sicilia, che si scontrò con la flotta romana. Di sicuro non poteva trattarsi di un pagamento frutto di un commercio, perché i tagli delle monete sarebbero stati differenti. Il periodo invece coincide con il completamento della conquista della Sicilia da parte dei Romani e Pantelleria rimaneva l’ultimo baluardo cartaginese”.
Adesso i cittadini di Pantelleria si aspettano l’apertura imminente di un Parco Archeologico al fine di valorizzare non solo i magnifici reperti riconsegnati dal mare ma anche storia e cultura e allo stesso tempo cercare di bloccare il piano che vede la stessa isola inserita nell’orbita delle piattaforme off-shore per le trivellazioni petrolifere.
L’Assessore siciliano all’Economia Gaetano Armao ha già predisposto, dopo il restauro, la consegna delle monete all’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, il quale si dovrà occupare dell’assegnazione espositiva e della stessa fruizione nell’isola stessa. A tal proposito il 13 agosto è stato allestito un convegno dal titolo “I tesori archeologici di Cala Tramontana a Pantelleria” nei locali del castello dell’isola. Per l’occasione anche il ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan si è congratulato per lo straordinario ritrovamento.