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Siccità causò declino di Cantona, città messicana di 1000 anni fa

Scritto da Leonardo Debbia il 09.02.2015

Gli archeologi continuano a discutere sulle cause della scomparsa di molte città e paesi dell’America centrale, dalla Teotihuacan in Messico alla Yucatan dei Maya, considerando i cambiamenti climatici come fattori principali.

Uno studio dell’Università della California, Berkeley (UC) apre uno spiraglio sulla questione, fornendo la prova che un prolungato periodo di scarse precipitazioni fu, almeno parzialmente, responsabile dell’abbandono di una di queste città, Cantona, tra il 900 e il 1050 d.C.

All’àpice della sua storia, Cantona, situata in una località dal clima asciutto, il bacino vulcanico di La Cuenca Oriental, ad est dell’attuale Città del Messico, con i suoi 90mila abitanti era una delle più grandi e popolose città del Nuovo Mondo.

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Il lago Aljojuca, 20 miglia a sud di Cantona, di cui sono stati esaminati i sedimenti, rivelatori di eventi siccitosi che causarono probabilmente lo spopolamento della città. (crediti: Tripti Bhattacharya)

La zona era una delle principali fonti di ossidiana e la città deve aver giocato pertanto anche un ruolo militare, posta com’era lungo l’importante via commerciale che andava da Veracruz, sulla costa, verso gli altipiani dell’interno.

“Il declino di Cantona si verificò durante un periodo asciutto e noi riteniamo che probabilmente il cambiamento climatico debba aver giocato un ruolo essenziale, almeno nella parte finale dell’esistenza di questa città”, afferma Tripti Bhattacharya, uno dei ricercatori, nonchè leader della ricerca.

Sorprendentemente, infatti, la popolazione di Cantona era aumentata nella prima parte di questo periodo di siccità, forse anche a causa di sconvolgimenti politici di zone vicine, che avevano aumentato l’importanza della città fortificata, secondo lo studioso.

Teotihuacan, a meno di 100 miglia ad ovest, in quel periodo era già in declino, forse a causa dell’intensificarsi dell’aridità climatica.

Per ricostruire il clima in quell’area prima e dopo il declino di Cantona, i geografi della UC Berkeley hanno analizzato i sedimenti del lago Aljojuca, situato 20 miglia a Sud della città, trovando le prove di un arco di tempo di ben 650 anni, dal 500 al 1160 d.C., caratterizzato da frequenti periodi siccitosi.

Questo lago è particolare, trattandosi di un maar lake, un cratere vulcanico poco profondo, con pareti ripide, circondato da depositi di tefrite, originato da una esplosione vulcanica allorché il magma giunse a contatto con la falda acquifera. Le ceneri e i lapilli lanciati in aria erano ricaduti sui bordi, dando luogo a depositi di tefrite, l’insieme dei materiali piroclastici consolidatisi tutt’attorno al cratere, che costituiscono ottimi indicatori di orizzonti stratigrafici e sono quindi ideali, in Archeologia, per datare una successione di eventi.

Quasi vent’anni fa, Roger Byrne, docente di Geografia della UC, iniziò a studiare Cantona e visitò l’area archeologica con i suoi studenti per tre volte, alla raccolta di sedimenti del lago.

Anche alcuni ricercatori tedeschi avevano sondato il lago nel 2007 e Bhattacharya si era recato a Potsdam, in Germania, per esaminare i campioni raccolti.

Ora, i ricercatori hanno analizzato sia i campioni di sedimenti lacustri forniti dall’Università Nazionale Autonoma del Messico che dal Centro di Ricerca tedesco per le Geoscienze di Potsdam, trovando che i rapporti isotopici dell’ossigeno nei sedimenti carbonatici del lago sono in stretta correlazione con il rapporto tra precipitazioni ed evaporazione e possono quindi indicare l’esistenza di periodi aridi.

Il materiale organico nei sedimenti è stato sottoposto inoltre alla spettroscopia di massa con acceleratore per la datazione al carbonio –14.

E’ stato acclarato che il lungo lasso di tempo indicato fece parte di una tendenza alla siccità sul lungo periodo che interessò l’intero altopiano del Messico a partire da 2200 anni fa, intorno al 200 a.C.

Il clima tornò ad essere nuovamente più umido soltanto verso il 1300 d.C., poco prima dell’ascesa dell’Impero Azteco.

Byrne sottolinea che il tipico clima monsonico della zona, con estati umide e inverni secchi, non cambiò radicalmente, ma fu intervallato da frequenti brevi periodi di siccità che andarono a colpire, senza dubbio, le colture e gli approvvigionamenti d’acqua.

“La zona fu caratterizzata da una maggior frequenza di eventi siccitosi”, afferma Byrne. “Ma quando questa frequenza andò avanti troppo a lungo, vennero a cambiare le basi di sussistenza per l’intera regione e gli abitanti, per non rischiare di soccombere, furono costretti a lasciare la città”.

“Possiamo dimostrare che sia la crescita che il declino del sito sono avvenuti nel corso di un lungo periodo di tempo, con frequenti eventi di clima asciutto”, sostiene Bhattacharya. “Questo ci induce a riflettere su come i fattori sociali e politici possano interagire con i fattori ambientali per produrre un cambiamento sociale e culturale”.

Lo studioso sottolinea la necessità di ulteriori studi per ricostruire al meglio il clima preistorico dell’altopiano del Messico, confrontandolo con i fattori che regolano il clima della regioni oggi, come, ad esempio, El Nino-Oscillazione del Sud.

I risultati dello studio di Bhattacharya, Byrne e colleghi sono apparsi sugli Atti della National Academy of Sciences della scorsa settimana.

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