Il telescopio spaziale Spitzer della NASA ha rivelato un sistema solare mai osservato finora, formato da sette pianeti simili alla Terra in orbita attorno ad una sola stella. Tre di questi pianeti sono situati in una fascia abitabile, un’area attorno alla stella madre in cui un pianeta roccioso ha più probabilità di disporre di acqua allo stato liquido; condizione ritenuta indispensabile per l’eventuale esistenza di qualche forma di vita.
Interpretazione di un paesaggio su un pianeta del sistema solare TRAPPIST-1 (credit: NASA / JPL / Caltech)
Alla domanda ‘siamo soli nell’Universo?’, forse potrà finalmente essere data una risposta.
Per Thomas Zurbuchen, amministratore associato della Science Mission Directorate della NASA a Washington, “aver trovato così tanti pianeti per la prima volta nella zona abitabile rappresenta un notevole passo avanti verso questo obbiettivo”.
Questo sistema solare si trova a circa 40 anni luce dalla Terra (235 miliardi di miglia) e può essere considerato quindi relativamente vicino a noi.
Gli è stato dato il nome di TRAPPIST-1 dalle iniziali di ‘Transiting Planets and Planetesimals Small Telescope’ in Cile, il primo che ha identificato tre dei pianeti nel maggio 2016.
La notizia, come era intuibile, ha suscitato vivo interesse tra gli scienziati, ma soprattutto ha scatenato una ridda di domande tra la gente comune.
“Sarà abitato?”, si chiedono in molti.
La presenza di acqua, come già detto, è una condizione favorevole per lo sviluppo di qualche forma vivente. Almeno per come la intendiamo noi terrestri.
Ma se anche uno solo di questi pianeti ospitasse degli esseri viventi, quale aspetto potrebbero avere?
Sono necessarie alcune considerazioni.
Innanzi tutto si deve tener presente che la stella attorno a cui orbitano questi mondi è una nana rossa, ragion per cui eventuali esseri dovrebbero aver sviluppato una visione dell’infrarosso, potere che noi non abbiamo.
Ma questo non sarebbe un grosso problema.
La caratteristica particolare e più ostica della stella è l’emissione di luce fredda, che oscilla in frequenti brillamenti, tali da far variare spesso luminosità e temperatura.
E questo sarebbe un grosso problema. In queste condizioni, gli eventuali alieni non potrebbero abitare in superficie, a meno di possedere corpi estremamente resistenti alle variazioni termiche e luminose.
Altro problema è costituito dalla rotazione dei pianeti, che avviene attorno ad un asse perpendicolare al piano di rotazione. Si tratta di un movimento sincrono, come il movimento della Luna attorno alla Terra. La conseguenza è che questi pianeti non hanno stagioni e mostrano alla stella sempre la stessa faccia, proprio come la Luna fa con la Terra.
E’ difficile immaginare esseri che vivano costretti in condizioni così ‘rigide’.
L’altra domanda che viene fatto di porsi è “Potremo mai mettervi piede?”.
La risposta questa volta è più facile: assolutamente no, almeno per ora. 40 anni luce è un tempo proibitivo per i mezzi di trasporto di cui disponiamo oggi. Perfino un segnale radio, tra l’andata e il ritorno, impiega 80 anni.
Chissà che in un futuro più o meno lontano qualche nostro discendente possa avere qualche contatto ravvicinato con TRAPPIST-1.
Per il momento dobbiamo accontentarci di questa scoperta che, comunque, resta un evento che gli scienziati aspettavano da decenni.