Gaianews

Tracce genetiche ‘africane’ nel genoma dei Papua

Scritto da Leonardo Debbia il 09.10.2016

Un nuovo studio della diversità genomica umana ipotizza che in un lontano passato ci possano essere state due migrazioni di Sapiens – o esseri umani moderni – dal continente africano e che una ‘traccia’ del primo di questi due eventi migratori sia rimasta nel patrimonio genetico dei Papua moderni.

Tre studi genetici sono stati pubblicati nello stesso numero della rivista Nature e tutti e tre concordano su un punto: per la maggior parte, il genoma delle popolazioni non africane contemporanee mostra segni di una sola uscita ‘out of Africa’ di esseri umani moderni, un evento che si è verificato intorno ai 75mila anni fa.

indigeno-papua

Tipico esempio di indigeno di Papua Nuova Guinea (da Wikipedia)

Due di questi studi concludono che, anche se ci fossero state realmente precedenti migrazioni di esseri umani moderni fuori dall’Africa, queste avrebbero comunque lasciato pochissime tracce, se non addirittura nessuna traccia genetica.

Il terzo dei tre studi, invece, sostiene di aver individuato questa ‘traccia’.

Quest’ultimo studio, condotto dai ricercatori Luca Pagani e Toomas Kivisild, del Dipartimento di Archeologia e Antropologia dell’Università di Cambridge, ha individuato una ‘firma genetica’ nelle attuali popolazioni Papua. Il 2 per cento del loro genoma avrebbe origine da una ancestrale, poi estinta, ondata migratoria di esseri umani moderni dall’Africa, intorno ai 120mila anni fa.

Papua e Negritos filippini costituiscono le popolazioni che vivono in Papua Nuova Guinea, nelle circostanti isole del Sud-Est asiatico e in Oceania.

Nel genoma di queste popolazioni i ricercatori hanno scoperto più ‘aplotipi’ africani – gruppi di geni legati abbastanza strettamente tra loro per essere ritenuti ereditati da un’unica fonte – rispetto a qualsiasi altra popolazione attuale.

Un’analisi approfondita sulla maggioranza del 2 per cento degli aplotipi africani ha evidenziato la divergenza tra lignaggi africani e Papua, datandola intorno a 120mila anni fa, 45mila anni prima che si verificasse la principale successiva ondata migratoria dei Sapiens, accettata ormai da tutti gli studiosi.

Lo studio ha analizzato la diversità genomica in 125 popolazioni umane ad un livello di dettaglio senza precedenti, sulla base di 379 sequenze genomiche provenienti da tutto il mondo, frutto di una collaborazione internazionale guidata dal team di Cambridge e da colleghi del Biocentro Estone di Tartu.

“I Papua condividono per la maggior parte la stessa storia evolutiva di tutti gli altri non- africani”, afferma Luca Pagani. “Ma il nostro studio dimostra che possono racchiudere anche alcuni resti di un capitolo che deve ancora essere scritto”.

“Mentre siamo in accordo quasi completo con tutti gli altri gruppi di studio sull’avvenuto principale evento migratorio ‘out of Africa’ intorno ai 75mila anni fa, questo scenario non tiene minimamente conto delle peculiarità genetiche del genoma Papua che abbiamo analizzato”.

Secondo Pagani, il tratto di oceano che separa le ecozone di Asia e Oceania può aver giocato un suo ruolo.

“La linea di Wallace – quella linea biologica immaginaria che separa le regioni di Asia e Oceania – è in realtà un canale di mare profondo che non è mai rimasto completamente asciutto durante le ere glaciali. Questa barriera persistente può aver contribuito all’isolamento e quindi alla conservazione, nel lignaggio delle popolazioni Papua, delle tracce ‘africane’, che altrimenti si sarebbero estinte”.

Toomas Kivisild ha aggiunto: “Siamo convinti che almeno un’altra migrazione umana fuori dall’Africa sia avvenuta prima della più grande e importante di cui anche noi abbiamo tenuto conto nella nostra ricerca. Questi lontani migranti si sono differenziati dal resto degli africani circa 120mila anni fa, colonizzando territori al di fuori dell’Africa. Il 2 per cento del genoma dei Papua conserva tracce di questa stirpe, ormai estinta”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA