Se da un lato si moltiplicano i forum dei pazienti che si confrontano sulle patologie, e hanno una valenza tale da ridurre le visite dallo specialista, se i tweet e facebook aiutano a seguire le epidemie di influenza, internet può essere dannoso nel caso degli ipocondriaci. Infatti, ipocondriaco e internet creano un cocktail esplosivo, il cybercondriaco.
Sarà capitato a tutti di avere dei sintomi e di andare a cercare sul web il loro possibile significato. E a tutti sarà capitato di inorridire e rimanere terrorizzati, visto che uno stesso sintomo può essere legato a disturbi di poca importanza o a malattie mortali. E ad aggravare il tutto, spesso su internet le fonti non sono certo fonti scientifiche.
Chi è particolarmente predisposto ad avere paura di essere malato, gli ipocondriaci, trovano nel web il loro humus perfetto che permette di associare il sintomo alle peggiori malattie, finendo in questo modo spessissimo a far visita al medico di base e allo specialista. Effetto finale, i cybercondriaci sono una spesa sulle spalle dello stato. In Italia si parla del 32,4% della popolazione secondo i dati CENSIS del 2012.
E l’effetto è ridondande, secondo gli esperti, perchè l’abbondare di informazioni su internet, non fa altro che aumentare l’ansia e la preoccupazione, peggiorando di fatto lo stato fisico.
Il professor Thomas Fergus, assistente alla cattedra di psicologia e neuroscienze del College of Arts & Sciences della Baylor University di Waco, in Texas, si è occupato della Cybercondria e ha dichiarato:”Se io sono un tipo che non ama rimanere nell’incertezza quando si tratta della mia salute, la cybercondria non può che aumentare il mio stato di ansia perché mi spinge a fare continue ricerche online, a monitorare il mio corpo per scoprire nuovi sintomi o ad andare dal dottore con maggiore frequenza, incrementando una sorta di circolo vizioso. Per fare un esempio, se avessi un bernoccolo in testa e mi capitasse di navigare su un sito di lesioni cerebrali da trauma, potrei arrivare a convincermi che la causa sia quella”.
Fergus ha pubblicato una ricerca in proposito su Cyberpsychology, Behavior and Social Networking, dimostrando che le informazioni che si trovano su internet possono spaventare di più il paziente che se leggesse un manuale di medicina o se andasse direttamente per una visita dal medico.
La cybercondria e’ senza dubbio una forma di ossessione e concordo pienamente con l’articolo e con la descrizione di questo tipo di patologia. La vita sedentaria porta anche a questo, ad ammalarsi sempre di piu’ per il mero fatto di avere uno strumento formidabile di informazione quale e’ Internet.