In un articolo pubblicato nel mese di ottobre scorso sulla rivista Nature Ecology, secondo alcuni studiosi britannici, l’illuminazione notturna artificiale comporta una vasta gamma di ricadute negative su tutto il mondo naturale, per cui dovrebbe essere limitata, ove possibile.
Il team di ricercatori, sotto l’égida dell’Università di Exeter, in Cornovaglia, ha raccolto più di 100 studi, scoprendo tracce di questi effetti diffuse un po’ ovunque, in natura, sia sugli animali che sulle piante.
Sono stati rilevati sistematici cambiamenti fisiologici e comportamentali negli animali, in particolare per quanto riguarda i livelli degli ormoni e i modelli di sonno-veglia.
Lo studio mostra che i livelli di melatonina – l’ormone che regola i ritmi del sonno in tutte le specie animali esaminate – subiscono una riduzione significativa durante l’esposizione notturna degli organismi all’illuminazione artificiale.
“Molti studi hanno esaminato l’impatto dell’illuminazione notturna artificiale su particolari specie o comunità di specie”, dice il prof. Kevin Gaston, dell’Istituto per l’Ambiente e la Sostenibilità di Exeter. “La nostra ricerca riunisce questi studi, scoprendo così che gli effetti sono molto diversi, ma comunque molto pervasivi”.
“Risposte particolarmente forti sono state osservate nei livelli ormonali, nella tempistica dell’attività quotidiana delle specie diurne e nella storia individuale, come, ad esempio, la quantità della prole.
“Per lo più, si ritiene, erroneamente, che i danni maggiori derivino dall’uso di luci molto forti; ma nella realtà si registrano reazioni da disturbo anche a livelli piuttosto bassi di luce artificiale”.
“Osserviamo evidenti differenze sia nelle specie notturne che nelle specie diurne”, aggiunge il ricercatore Dirk Sanders. “Per i roditori, animali per lo più notturni, la durata dell’attività tendeva ad essere ridotta dalla illuminazione notturna.
“Al contrario, per gli uccelli – inclusi quelli esclusivamente diurni – la luce artificiale prolunga la durata della loro attività, come il canto e il foraggiamento, che iniziano prima del consueto”.
Anche in precedenza, altri studi avevano dimostrato che l’illluminazione notturna aveva un impatto di ampia portata, dalla riduzione dell’impollinazione da parte degli insetti agli alberi che anticipavano la fioritura in primavera.
Come il cambiamento climatico, l’illuminazione artificiale notturna sembra essere un beneficio per alcune specie in determinate località, ma il prof. Gaston assicura che il chiaro messaggio dello studio è quello di ridurre l’illuminazione, quando possibile.
“Sia il cambiamento climatico che l’illuminazione sono controllati dall’uomo e sono invece dirompenti per la natura”, sostiene lo studioso. Finora, non ci si era mai preoccupati di questi effetti negativi; solo ora li stiamo scoprendo, comprendendo la loro nocività”.
“Il nostro studio dimostra che dovremmo, in linea di principio, usare l’illuminazione notturna solo dove ce ne sia un effettivo bisogno e comunque alla intensità necesssaria; non oltre. In effetti, dobbiamo considerare la luce come qualsiasi altro inquinante.
“Ovviamente, sarebbe ridicolo imporci di spegnere tutte le luci sulla Terra, ma potremmo ridurne l’uso senza ottenere impatti significativi sui nostri bisogni e sulla nostra quotidianeità”.