I due marò italiani detenuti in India con l’accusa di omicidio sono stati trasferiti nella Borstal School di Kochi, un ex riformatorio che ospita oggi uffici della polizia indiana. La struttura è gestita dalle stesse autorità del carcere di Trivandrum, dove i due militari erano detenuti.
La prigionia per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre non è dunque ancora finita. Il trasferimento dal carcere alla Borstal School di Kochi migliora le condizioni della detenzione, ma la vicenda è tutt’altro che risolta. Fra l’altro è slittata a lunedì prossimo l’udienza per una nuova richiesta di libertà su cauzione avanzata dalle autorità italiane e già respinta lo scorso 19 maggio.
Ieri, per la prima volta, i due ufficiali della marina militare si sono presentati di fronte al giudice istruttore di Kollam, AK Gokupar che, dopo aver visionato il dossier contenente le pesanti accuse contro i due militari, li ha voluti incontrare di persona. A seguito del colloquio, il giudice ha disposto formalmente altre due settimane di carcerazione giudiziaria.
La situazione, già assai critica, sembra volgere verso un peggioramento, poiché una volta terminata la fase istruttoria potrebbe iniziare il processo vero e proprio. Ricordiamo che le accuse ufficializzate dal tribunale di Kollam vertono su quattro capi di imputazione: omicidio, tentato omicidio, azioni che hanno comportato danni e associazione per delinquere. Naturalmente i legali dei due marò e le autorità italiane si stanno battendo affinché venga riconosciuta la competenza della giurisdizione italiana, ma a questo punto bisogna essere pronti a tutto. I due fucilieri della marina italiana restano, dunque, con il fiato sospeso.
Il sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, ha commentato ai microfoni dei giornalisti italiani il trasferimento, definendolo “uno sviluppo positivo”, ma giudicandolo anche “tardivo” e “insufficiente”, soprattutto considerando “la loro dignità di ufficiali della Repubblica italiana”.
Qualche giorno fa, invece, il ministro degli Esteri Giulio Terzi si era rivolto al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, definendo la situazione “inaccettabile” e priva di senso. Il ministro Terzi ha, inoltre, voluto ribadire la pericolosità che un tale precedente può avere sulle operazioni internazionali contro la pirateria. “Avverto, la grande preoccupazione che questo incidente possa avere delle conseguenze di freno molto forti sulle operazioni antipirateria ma anche su tutto l’impianto delle operazioni di pace della comunità internazionale” ha dichiarato Terzi.
I cittadini italiani sono tutti schierati dalla parte dei propri connazionali e seguono la vicenda con vera apprensione. Su facebook è stata creata una pagina che funge da vera e propria petizione per la loro liberazione. Cliccando su “mi piace” la petizione viene firmata. Fuori dai municipi delle città ci sono striscioni con le foto dei due militari. I giornali e i telegiornali riportano quotidianamente notizie, anche solo sulla loro salute. La vicenda occupa l’agenda italiana e quella internazionale da mesi, ma nonostante tutto un senso di impotenza ci pervade.