Nadezhda Tolokonnikova, membro ventitreenne del gruppo Punk Pussy Riot, è stata ricoverata in ospedale per accertamenti.

La giovane femminista, condannata con la sua Band il 13 Ottobre scorso per odio religioso, accusava fortissimi mal di testa dovuti alle dure condizioni del carcere cui è sottoposta.
“Non le permettono di avere alcun riposo, lavora quasi tutto il giorno e si sente molto stanca,” ha affermato venerdì in un’intervista su un’emittente Russa, Yekaterina Samutsevich, unico membro della band che ha ottenuto i domiciliari.
Le condizioni carcerarie russe preoccupano molto l’opinione pubblica interazionale: qui il tempo è scandito infatti da turni di lavoro sfiancanti, poco cibo e raro riposo.
Nadezhda Tolokonnikova è costretta a lavorare su una macchina da cucire molte ore, arrivando a confezionare fino a 320 fodere di giacche a giorno.
E’ concesso un bagno caldo alla settimana, per il resto dei giorni è possibile lavarsi solo con acqua fredda.
Condizione di certo non riservata soltanto alla giovane femminista, ma considerata “normale” in qualsiasi prigione russa.
Irina Khrunova, avvocato della giovane, ha dichiarato che a seguito di un’indagine forense del medico legale, la Tolokonnikova dovrà sottoporsi a molti esami chimici e biochimici per accertarsi sulle sue reali condizioni di salute.
Amnesty International, che dal giorno successivo alla sentenza, si è subito espresso in maniera forte contro la condanna del gruppo Punk, ribadisce le proprie preoccupazioni riguardo la libertà d’espressione in Russia.
Risulterebbe evidente infatti che il procedimento coercitivo contro le giovani abbia una motivazione soltanto politica e l’accusa di blasfemia e odio religioso sia soltanto un modo per eliminare un pericoloso focolare di dissenso. Quella delle Pussy Riot è stata infatti una protesta, per quanto potenzialmente offensiva, assolutamente legittima.
Nonostante la richiesta ufficiale di Amnesty International di rilasciare senza condizioni Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova, considerandole prigioniere di coscienza, nulla si è mosso in terra russa da Agosto, mese della prima sentenza.
Il Consiglio d’Europa sostiene che le prigioni russe ospitino attualmente 640 mila persone e ha condannato ufficialmente la gestione delle carceri stesse paragonandole a veri “ Campi di prigionia”. L’opinione pubblica resta poco informata riguardo le reali condizioni carcerarie per la loro impenetrabilità fortemente voluta dallo stato Russo.
Soltanto nel 2008 trapelò un breve video- risalente probabilmente a due anni prima- che testimoniava la tragicità delle condizioni dei prigionieri del carcere di Ekaterinburg costretti a subire violenze e angherie di tutti i generi.
Amnesty Internatinal afferma che oggi la situazione appare in costante migliorament ma che vada comunque monitorata.
In un’intervista pubblicata la scorsa settimana nel quotidiano indipendente Novaya Gazeta, Nadezhda Tolokonnikova ha coraggiosamente descritto le condizioni delcarcere duro, aggiungendo anche di non aspettarsi alcun trattamento di favore da parte della autorità competenti.
La Federal Prison di Mordovia- con un comunicato- oggi ha confermato che le condizioni di salute della Tolokonnikova risultano stabili ma risultava necessario lasciarle compiere tali accertamenti per scongiurare patologie più serie.